Il drago è una creatura affascinante. Immaginatelo, se vi è rimasta ancora un po' di magia negli occhi, spiegare le ali e alzarsi in volo distendendo il corpo maestoso
La costellazione del Dragone è tra le più grandi del firmamento. La stella Thuban, che era la stella polare circa 2700 anni fa, e che tornerà ad esserlo, tra 26000 anni, come conseguenza della precessione degli equinozi, definisce la coda del drago, mentre la stella Rastaban è la "testa del drago".
I draghi nella mitologia sono moltissimi, a volte buoni, a volte malefici, a volte solo creature dalla natura straordinaria che subiscono i voleri del destino, non certo per timidezza o mancanza di carattere, ma per la grande saggezza alla quale spesso sono associati. Il drago è una creatura affascinante. Immaginatelo, se vi è rimasta ancora un po' di magia negli occhi, spiegare le ali e alzarsi in volo distendendo il corpo maestoso e gigantesco, incredibilmente leggero. Provate ad immaginare il drago mentre rimane sospeso lassù per un attimo, prima di andarsene. Guardatelo.
È possibile un solo aggettivo: MAGNIFICO.
Il Dragone è situato presso il polo Nord celeste, da 86° Nord a 48° Sud, tra le due Orse, ed è visibile dall'emisfero boreale.
Le leggende intorno alla costellazione del Dragone sono molteplici, tutte suggestive e meravigliose da raccontare.
Tra le mille, una:
Al matrimonio di Zeus ed Era, il re e la regina dell'Olimpo, la dea Terra, Gea, portò come dono di nozze alberi di mele che ad ogni primavera davano frutti d'oro. A custodia di questo giardino incantato furono poste quattro ninfe, le Esperidi, ninfe della notte. La diffidente regina Era, preoccupata che le vivaci Esperidi potessero farsi tentare dai pomi d'oro e sottrarne qualcuno, mise ad ulteriore e definitiva garanzia di custodia dei preziosi alberi il drago Ladone dalle cento teste, al quale la dea delle dee era particolarmente affezionata. Ladone era una creatura speciale: ognuna delle sue teste poteva emettere un suono, o una musica, o una voce con tonalità diversa contemporaneamente alle altre, con il risultato che, chiunque si fosse avvicinato al giardino, sentendo quel coacervo di musica e suoni, sarebbe fuggito via terrorizzato.
Ora accadde che il re Euristeo, re di Toronto e di Micene e cugino di Eracle (Ercole), assegnasse a quest'ultimo come dodicesima fatica quella di uccidere il drago Ladone e di rubare una mela d'oro. Ercole, ovviamente, riuscì nell'impresa, se così la si vuole chiamare, e il magnifico Ladone dalle cento teste rimase ucciso da una freccia avvelenata da lui scoccata.
Era ne fu distrutta, amava quel dragone puzzolente e scintillante, adorava ascoltare il canto delle sue teste che solo per lei lui rendeva intonato e soave. Così, per ricordarlo tal quale com' era e per farlo ricordare, la regina degli dei lo pose in cielo, per sempre, insinuato tra le due Orse, mentre abbraccia il Polo Nord.