jack london 1030x600

Uno degli scrittori più letti di sempre. Evocatore di passioni, filosofo dilettante, provocatore e passionale

 

Gennaio 1894. Appena diciottenne, sostenuto da un fisico eccezionale e da una vitalità esplosiva, il giovane John Griffith London spalava carbone su un tender di una locomotiva della Western Union, fiero della sua nuova mansione di fuochista.

Dopo un’infanzia difficile, durante la quale era sopravvissuto cimentandosi in lavoretti ardui come la pesca delle aragoste, aveva sperimentato senza successo alcuno la gioia della scrittura, conseguenza naturale della sua abilità nell’ascoltare prima e raccontare poi grandi imprese di uomini coraggiosi di fronte al fuoco delle baracche dei pescatori.

Abbandonato ormai il soprannome di Frisco-Kid, con il quale capeggiava una piccola banda di delinquenti dediti particolarmente al furto sui treni merci, e da poco vincitore di un concorso letterario bandito dal San Francisco Call, l’impetuoso artista stava vivendo un periodo di mutazione culturale, e leggeva Saint-Simon, Proudhon, Marx e Spencer, contaminandosi con idee socialiste e rivoluzionarie.

Non sospettava che da lì a qualche anno sarebbe diventato lo scrittore meglio pagato d’America; la sua vita avventurosa aveva sino a quel momento seguito lo straripante istinto di conoscenza che lo distinguerà anche in futuro, e si può affermare che fu la strada, quella del feroce Ovest Statunitense di fine secolo, a fargli da culla e da famiglia per tutta la gioventù.

Dopo appena qualche semestre da ferroviere però fu licenziato, per effetto di una restrizione dei fondi governativi destinati ai trasporti; si fece allora promotore di un comitato di disoccupati, una specie di sindacalista ante-litteram, con il quale cercò di farsi ricevere dal Presidente degli States per chiedere il rifinanziamento della linea ferroviaria; dopo aver preparato una piattaforma di rivendicazioni al limite del paradosso, che comprendeva la totale riscrittura dei diritti dell’intera umanità, la sua natura individualista e assolutamente originale e indomita lo portò a distaccarsene, e riprese a scrivere con maggior vigore e ispirazione (furono gli stessi colleghi, divertiti e preoccupati dalla natura delle rivendicazioni, che gli ispirarono il viaggio, contribuendo anche economicamente).

Comprò un Revolver e l’attrezzatura per cercare l’oro, e partì verso il Nord in cerca di fortuna, sempre con l’illusione appena oltre l’orizzonte. Il lavoro di sei mesi avrà come risultato un sacchetto di polvere aurifera che gli verrà pagata quattro dollari e mezzo, ma nel frattempo lui aveva scritto, nelle notti gelide con il vento glaciale e la tormenta, alla luce fioca della candela di sego, i primi grandi racconti completi. Tracannava Whiskey da due soldi, e scriveva.  Risse, sparatorie, grandi camminate nelle foreste innevate. Sempre con il taccuino accanto. Senza trascurare le donne.

Prima pubblicò una serie di racconti sul grande Nord, poi, ai primi del secolo sfondò al botteghino con “Il richiamo della foresta”.  Un libro cha ancora oggi vede migliaia di copie l’anno, tradotto in tutte lingue e amato sotto ogni cielo.

Aveva ceduto i diritti per mille dollari, ed il libro venderà nel giro di un anno sei milioni di copie. La sua vita naturalmente cambiò in modo radicale, anche se rimasero immutate le sue tre grandi passioni: l’alcol, che alla fine lo porterà ad un prematuro declino, le donne, che amò a decine con romantico trasporto, e la letteratura, che lo consegnerà alla storia.

Jack London scrisse romanzi di vario genere, dagli avventurosi (Il richiamo della Foresta e Zanna Bianca) ai politici (Il Tallone di ferro), e descrisse la visione di se stesso nell’autobiografico Martin Eden, nel quale rivela la sua adesione alla concezione Darwiniano-Marxista dell’uomo e della vita, e la struggente ricerca della propria natura più autentica, schiva di ogni mondanità e sovrastruttura culturale, che lo portò ad amare così tanto il presente da autodistruggersi nella consapevolezza della miseria esistenziale dell’umanità intera.

Pessimista dagli slanci vitale. Empatico ma battagliero. Di nobili sentimenti, ma senza mai dimenticare la vocazione e l’origine proletaria e miserabile.

Uno degli scrittori più letti di sempre. Evocatore di passioni, filosofo dilettante, provocatore e passionale, anticipò Hemingway nella descrizione di eroismi e avventure, ma soprattutto amò furiosamente la vita.

Jack London morirà il 22 novembre 1916 nel suo lussuoso ranch in California, per essersi iniettato una micidiale dose di morfina, che era da tempo il suo nutrimento preferito; generazioni di ragazzi hanno letto le sue opere che superando la freschezza e l’ingenuità stilistiche del tempo ne fanno scrittore tra i più grandi, innovativo ed autenticamente dedito a trasmettere le proprie percezioni ed emozioni agli altri, da artista immortale quale è stato.

Perchè l’artista, il vero artista, è soltanto colui che dona.