INTRANSIGENZA SOFO

Perchè si sa, le certezze, i dogmi, rassicurano, posizionano, danno un'identità e tu che ti sei sempre posizionato in un certo modo non ti devi permettere...

Non tragga in inganno il titolo di questo pezzo, non fosse altro che per la circostanza che, chi mi conosce, sa quanto il sottoscritto ami giocare con le parole. Essere intransigente è, a volte, una virtù senza alcun se o ma. Appunto, il ma. Non so se avete fatto caso, ma spesso, chiunque cerchi di dire qualcosa che rischi di etichettarlo come fascista, comunista, perbenista, benaltrista e sticazzista, usa l’avversativo dicendo: non sono (aggiungere a piacere qualsiasi definizione) ma penso che… etc etc. Ecco, l’intransigente di cui sento l’impellente necessità di parlare oggi è colui che vede in quel “ma” il tratto distintivo di ciò da cui invece si vuol prendere le distanze. Senza se e senza ma, è proprio il caso di dirlo, l’intransigente decide che se tu dici, ad esempio, “non sono veganista, ma” tu sei senza appello veganista. Perché in quel “ma” vede colui che osa discernere, discutere, porsi dei dubbi, tentare di vedere al di là delle più radicate e intime convinzioni (dell’ intransigente, ovviamente) per offrirsi ed offrire a chi ascolta o legge, una diversa chiave di lettura. E ciò, per l’intransigente di che trattasi, è vilipendio!  Perché si sa, le certezze, i dogmi, rassicurano, posizionano,  danno un’identità e tu che ti sei sempre posizionato in un certo modo non ti devi permettere di osare, di dire qualcosa che mini il tuo posizionamento, altrimenti il cerchio non quadra o il quadrato non cerchia e l’intransigente si trova spaesato.  Succede a tutti di essere vittime di questo strano personaggio che, passando di tanto in tanto da un post di facebook o a seguito di qualche forma preistorica di comunicazione (ad esempio le vecchie e care conversazioni fra persone in carne e ossa?), tiene a sottolineare che tu sei questo o quello in virtù di qualcosa che hai detto e che non lo convince. Anzi, mi correggo, lo convince eccome e, forte dei dogmi di cui è pregno, ti guarda negli occhi della foto profilo e con una pervicacia che nemmeno Willy il coyote alle prese con l’ennesimo fallito attentato a Beep Beep potrebbe vantare, ti definisce. Lo stesso, nella mia lunga militanza facebookiana sono stato oggetto di simili incidenti.  Non ho avuto gravi ripercussioni psicologiche, questo va detto. Ma c’è da tenere presente la mia ben nota paraculaggine motivo per il quale all’interno dello stesso post cerco di dire tutto e il contrario di tutto e così vi frego. Ho visto persone distruggersi l’esistenza perché l’intransigente di turno gli ha detto che era, ad esempio, un fascista. Un amico mi ha telefonato di notte, dicendomi che voleva farla finita perché gli avevano appena comunicato che era un renziano. “Ti giuro, Damiano, giammai voterei per costui, ho solo detto, non sono un renziano ma…..”. L’ho portato da uno psicologo, gli sono stato vicino per quanto ho potuto, anche se nell’immediato gliele ho cantate di brutto: “ tu sei pazzo, il ma non si usa, mai!!!”. E lui che mi risponde? “Ma Damiano, che dici?” Ora capite perché l’ho portato da uno psicologo. Dicevo, anche a me è capitato di essere catalogato, nella fattispecie mi è stato attribuito del “ benaltrista” perché ho scritto in un post che l’ennesima legge sul reato di apologia del fascismo mi sembrava quantomeno inutile. Devo dire, a onor del vero, che lo stesso amico che mi ha dato del benaltrista mi ha poi, con estrema magnanimità, riabilitato e restituito alla civile convivenza. Ma quandanche non fossi stato riabilitato, non avrei subito le conseguenze del mio amico “renziano per caso”, avendo alle spalle anni di gioventù in cui sono stato ripetutamente preso in giro solo perché osavo dire di essere di sinistra, ma preferivo ascoltare i Pooh e i New Trolls, e addirittura andare in chiesa. Perché se sei di sinistra, negli anni 70/80, devi per forza di cose ascoltare Guccini, Lolli, De Andrè, De Gregori e, non ultimo, Venditti ma prima che si rimbambisse per Simona Izzo, ma soprattutto essere anticlericale. Capite benissimo quindi che io con gli intransigenti ci ho avuto a che fare fin da piccolo, so riconoscerli e, all’occorrenza, rintuzzarli. Ma non tutti possono vantare una coraggiosa formazione personale fatta di scontri sull’analisi comparata dei testi “La locomotiva”, “Ci penserò domani” e “Osanna nell’alto dei cieli”, pertanto l’intransigente ha terreno fertile nel ricondurre a miti consigli chi osa pensare. Io lo dico per voi, non pensate con la vostra testa perché poi vi cancellano, state attenti a cosa dice chi la pensa in maniera “giusta” e accodatevi, siate rassicuranti, non scostatevi dal pensiero dominante, non vi conviene. Ché poi vi ritrovate con qualche amico che decide che tu sei razzista perché in un whatsApp tu gli mandi una foto di gruppo e gli scrivi: “lo vedi, quel ragazzo di colore là è mio amico” e quel cazzo di t9 ti corregge “là” in “ma”.