Nell’immaginario dell’epoca Robert Powell divenne un Gesù perfettamente aderente al modello
Nel 1976 i produttori RAI intrapresero un progetto estremamente ambizioso per realizzare il quale avviò una fase di megaproduzioni che caratterizzò in maniera determinante la produzione dei decenni successivi: illustrare con un’opera il più possibile esauriente la vita di Cristo rappresentata non più come un’icona mitologica, ma un uomo in carne ed ossa: occorreva “distruggere la mitologia del Cristo per fare di Gesù un vero uomo, non un personaggio di favola".
Per realizzare il kolossal la RAI si accordò per una coproduzione con la britannica ITC - Incorporated Television Company, che consentisse un’adeguata disponibilità di risorse economiche, affidando la regia del progetto a Franco Zeffirelli, un regista che caratterizzava le propri opere con pennellate assai oleografiche; la disponibilità di fondi elevata consentì l’ingaggio di un cast impensabile per l’epoca, ricco di attori di caratura e prestigio internazionali: ecco che era possibile annoverare dagli italiani Claudia Cardinale (l’adultera), Renato Rascel (il cieco nato), Valentina Cortese (Erodiade), star internazionali del calibro di Lawrence Olivier (Nicodemo), Anne Bancroft (Maria Maddalena), Peter Ustinov (Erode il Grande), Michael York (Giovanni Battista), Cristopher Plummer (Erode Antipa), Anthony Quiin (Caifa), Rod Steiger (Ponzio Pilato) e decine di altri ancora, per creare un cast realmente sbalorditivo.
Nello sceneggiato viene fatto ampio ricorso a scene di massa con un numero notevole di comparse e un equilibrio di genere più cinematografico che televisivo in termini di riprese in interni ed in esterni.
L’ individuazione del protagonista fu piuttosto complicata: dopo un’accurata selezione del casting, la scelta ricadde su Robert Powell, un attore semisconosciuto che iconograficamente ricopriva alla perfezione le sembianze del Cristo, truccato adeguatamente con folta capigliatura e lunga barba: l’unico ruolo di rilievo avuto sino ad allora per l’attore britannico era stato un paio d’anni prima quello del padre di Tommy nell’omonimo musical degli Who diretto da Ken Russell.
Per Maria, la Madonna, l’intenzione era quella di individuare una donna dalle sembianze umili, priva di tratti somatici “provocanti”: Zeffirelli la individuò in Olivia Hussey, notata la prima volta nel 1965, quando, quattordicenne, esordì nella piéce teatrale The Prime of Miss Jean Brodie - tratta dal romanzo Gli anni fulgenti di Miss Brodie, dove recitava a fianco di Vanessa Redgrave.
Per il ruolo di Giuseppe si optò per il greco Yorgo Voyagis, che aveva esordito nel 1964 nel celebre “Zorba il greco” di Michael Cacoyannis.
Il “colpo” che impreziosì ulteriormente quello che diventerà a tutti gli effetti un classico delle rappresentazioni cinematografiche sulla vita di Cristo, in seguito più volte riproposto e che negli Stati Uniti TV Guide la definì "la miglior serie televisiva di tutti i tempi", fu quello di riuscire a scritturare per la sceneggiatura del kolossal Anthony Burgess (Arancia Meccanica!), scrittore, critico letterario e glottoteta britannico, attivo anche come compositore, librettista, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista, saggista, traduttore ed educatore, considerato uno dei più grandi autori inglesi del Novecento.
La traduzione italiana dei dialoghi fu affidata alla D’Amico ed al figlio Masolino; alla stesura della sceneggiatura collaborarono anche David Butler, con l'apporto dello stesso Franco Zeffirelli e la consulenza di Pier Emilio Gennarini.
La celebre colonna sonora fu composta da Maurice Jarre.
Lo sceneggiato fu doppiato in italiano presso la C.D. - Cooperativa Doppiatori, la direzione del doppiaggio è di Renato Izzo.
Nel 1978, lo sceneggiato approdò nelle sale cinematografiche e fu ridotto alla durata di quattro ore.
Improbabile, al giorno d’oggi generare risultati simili con uno sforzo produttivo senza eguali ed una riuscita eccellente.
Nell’immaginario dell’epoca Robert Powell divenne un Gesù perfettamente aderente al modello. Il grande successo però lo costrinse nel ruolo, fossilizzandolo ed impedendogli di fatto una carriera di attore adeguata alle sue capacità.
L’adesione dei testi alle sacre scritture, la meticolosa scelta di costumi e luoghi, la scrupolosa sceneggiatura, lo rendono ancora oggi opera unica, probabilmente la migliore delle tante realizzate da Zeffirelli, tra i più grandi registi mai espressi dal nostro cinema.