La conquista dello Spazio nei miei sogni di bambino.
Oltre. Credo non sia possibile alla mente umana concepire un luogo più “oltre” che nello Spazio, a meno di non lasciarsi affascinare da molto improbabili, almeno per adesso, viaggi in altre dimensioni o spostamenti nel tempo. Ci ho pensato fin da ragazzino e per anni, passando intere nottate con la testa all’in sù a guardare le stelle. Si era a cavallo tra la fine anni ‘60 e l’inizio anni ‘70 e a quei tempi le mie già di per sé spontanee fantasie erano alimentate dal recentissimo sbarco sulla Luna dell’equipaggio dell’Apollo 11, e da un intero filone di film e telefilm sull’argomento: c’era la serie televisiva UFO, e film che hanno fatto la storia del cinema, come Spazio 1999 o 2001 Odissea nello spazio.
Pensate: nel 1970 la fine del secolo era abbastanza lontana da permettere di immaginare che i progressi della scienza avrebbero consentito, entro 30 anni, viaggi interplanetari e l’interazione, magari non sempre pacifica, con altre forme di vita. E io, che nel 1970 avevo solo 8 anni, speravo con tutte le mie forze di potere partecipare da adulto alla grande epopea della conquista dello Spazio.
Il tempo è passato, i miei sogni spaziali si sono pian piano affievoliti per lasciare il posto a quelli (altrettanto sogni) terreni. Ma ho sempre pensato, trovando anche qualche riscontro tra i miei amici, di non essere il solo nel mondo a sognare l’impossibile. Sì, c’era stato lo sbarco sulla Luna, quindi era possibile spostarsi “oltre” la Terra, ma a quei tempi non era nemmeno ipotizzabile che qualcuno che non fosse Americano o Russo potesse fare parte di quell’avventura a meno di non tuffarsi a capofitto nell’esagerazione cinematografica o romanzesca che faceva furore (e soldi a palate).
In Italia eravamo in tanti in realtà, e, anche se i progressi nel campo Aerospaziale non sono stati quelli che immaginavamo allora, qualcuno dei miei (quasi) coetanei italiani è riuscito a coronare il suo sogno, ai massimi livelli raggiunti.
Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’Esa, ingegnere e ufficiale paracadutista della Riserva dell’Esercito italiano, a 60 anni è tornato nello Spazio per la sua terza missione aerospaziale. L’ A.S.I. (Agenzia spaziale italiana) lo ha selezionato per la missione “Vita”, la terza missione italiana di lunga durata sull’Iss, la Stazione Spaziale Internazionale in orbita dal 1998 intorno alla Terra ad un’altitudine compresa tra i 330 e i 435 kilometri. Con lui, sulla navetta Sojuz Ms-05, usata per raggiungere l’Iss, i colleghi della Expedition 52/53: il comandante russo, Sergey Rjazanskij e l’americano della Nasa, Randolph Bresnik. La missione prevede un soggiorno sull’Iss di circa 5 mesi con impegno su almeno 200 esperimenti scientifici, di cui 13 italiani.
L’ingegnere scienziato Paolo Nespoli torna nello Spazio per la terza volta all’età di 60 anni per condurre una serie di esperimenti scientifici. Questa la notizia.
Ma il sognatore Paolo Nespoli, che da ragazzino voleva fare l’astronauta, e passava ore a fissare il firmamento, non ha completamente lasciato il posto allo scienziato. Adesso ha invertito la prospettiva: guarda il mondo dalle stelle.
“Una delle cose che si vedono dell’Italia da lassù è che vediamo quanto è privilegiata, perché non solo gli italiani fanno le foto dell’Italia: tutti fanno le foto dell’Italia in continuazione, perché è veramente individuabile. Si vede come siamo a 45 gradi di latitudine; qualche grado sotto e saremmo nel deserto dell’Africa, qualche grado più su e saremmo nei freddi nordici. Dallo spazio si capisce di più come fortunati siamo e come dovremmo essere grati di questa fortuna e di come dovremmo gestirla e amplificarla e non come facciamo ogni tanto di affossarla e non renderci conto di quello che abbiamo”. (da un’intervista del 2014 ad ASKANEWS)