Al Cine Teatro Metropolitano di Reggio Calabria un estratto della serata organizzata dalla Rassegna Terzo Spazio che ha ospitato Mimmo Lucano sindaco di Riace, gli interventi di Aldo Varano e Tiziana Barillà e la conduzione di Antonio Calabrò.
«È il vento che nel ‘98 fece arrivare 250 curdi sulla spiaggia di Riace il responsabile di questa storia». Forse per umiltà, forse per gioco, Mimmo Lucano ha provato a nascondersi. Ma nel corso della presentazione di “Mimì capatosta”, svoltasi domenica al Cineteatro metropolitano, non potevano non venir fuori la sua carica umana, valoriale e politica e quella della meravigliosa esperienza di fratellanza, giustizia e libertà che ha trasformato un piccolo paese della Locride in un modello esaltato a livello internazionale. Una carica tale da portarlo a ribadire la bontà di una filosofia e di un’azione che hanno portato il borgo antico, cadente e spopolato, ad essere recuperato e a rivivere, anche con visitatori, quindi ad avere posti di lavoro e servizi per nativi e stranieri. Dunque a smontare l’abuso d’ufficio, la concussione e la truffa aggravata contestatigli dalla Procura di Locri. E a criticare duramente il razzismo di Salvini e neofascisti («Forse hanno qualche disturbo comportamentale, come si fa ad avere pregiudizi verso esseri umani? Rendono gli immigrati capri espiatori in una guerra fra poveri») e le politiche del ministro Minniti («Come dice padre Zanotelli, in Libia c’è un nuovo olocausto»).
«Riace non è solo accoglienza, ma è consapevolezza di avere davanti ingiustizie e responsabilità dell’Occidente. Insieme agli immigrati abbiamo immaginato una nuova società. Un paese con case senza gente ha dato case a gente senza. Inizialmente, ci siamo arrangiati, ma a Riace, grazie all’idea del rapporto umano, si è progressivamente arrivati ad avere oltre cento posti di lavoro, laboratori artigianali, asilo multietnico, raccolta differenziata e centro medico. Benefici per tutti» ha affermato in occasione dell’incontro di lancio del libro scritto insieme alla giornalista Tiziana Barillà. Dialogando con l’anima della rassegna “Terzo spazio” Antonio Calabrò e con il giornalista Aldo Varano, il sindaco di Riace ha ripercorso la sua vita intrecciandola con il suo paese e il mondo. Dalla militanza politica giovanile alla partenza, dal ritorno all’impegno a fianco dei migranti, dalle figure ispiratrici al ruolo di amministratore, dal “Modello Riace” alla ribalta del film del regista tedesco Wenders e del magazine americano “Fortune”, fino alla recente inchiesta.
«A Riace i 35 euro per l’accoglienza sono uguali a quelli di altre realtà, ma da noi si fa un qualcosa di straordinario. C’è armonia e i migranti sono protagonisti. Come si sarebbe potuto fare con un sistema corrotto? Prima c’erano pochissimi comuni nell’accoglienza, poi c’è stata una proliferazione senza valori ed etica e con atteggiamenti clientelari. Invece, a Riace c’è un’etica collettiva e comunitaria. C’è un rapporto di ombre con la Prefettura. Ciò che mi è stato contestato lo rifarei. Gli affidamenti diretti? Ma se in emergenza me li chiedeva anche il Ministero. Le lunghe permanenze? Mica si possono buttare persone per strada. I “bonus”? Sono trasparenti e per spese di prima necessità hanno ovviato ai mancati pagamenti statali. Compiendo reati avrei annullato la mia esistenza, avrei tradito rapporti umani ed ideali di una vita. Sarebbe stato meglio morire» è stata l’appassionata difesa di Lucano.
«Mimmo non è un buono, nel senso che la sua azione non è solo bontà, ma è coerenza con valori politici libertari di anni di lotte. Riace non è solo integrazione, è convivenza. Ed è anche ripopolamento, acqua pubblica, legalità e riutilizzo diretto dei beni confiscati, turismo diffuso, rifiuto del consumo suolo e mare pulito e fruibile» ha aggiunto la Barillà.
La Riace di Mimmo Lucano è un vento di fratellanza, giustizia e libertà che spazza via odio, paure e barriere. Più forte di quello del ’98.