Potranno le pubblicità di automobili o cosmetici lasciare il loro posto alle opere d’arte?
Tentativi di diffusione della bellezza.
Sarà questo il modo con cui si salverà il mondo?
Non lo so, ma sicuramente sono in molti a provarci.
Il primo esperimento ha già trent’anni: Poems on the Underground. Venne lanciato dalla scrittrice Judith Chernaik inseguendo l’idea di offrire alla poesia un pubblico più ampio: piccole poesie o citazioni da poemi presero il posto dei messaggi pubblicitari sui treni della metro.
Iniziative simili hanno coinvolto la poesia e la letteratura, e hanno avuto luogo a Dublino, New York, Parigi, Barcellona, Stoccolma, Helsinki, San Pietroburgo Shanghai e ancora stanno dilagando in diversi Paesi di tutto il mondo.
Quest’anno è stata la volta delle poesie lette in radiodiffusione. Una iniziativa dell’associazione YOWRAS Young Writers & Storytellers che ha dato la possibilità ai passeggeri della metropolitana di Torino di ascoltare versi di poesie note e meno note, dal 15 gennaio al 15 aprile 2017, lette all’interno della programmazione di Radio GTT.
Giacomo Leopardi, Edgar Lee Masters, Emily Dickinson, Federico Garcia Lorca, Giovanni Pascoli e Jacques Prévert: sono alcuni dei poeti protagonisti dell’iniziativa Metro Poetry.
Ma non finisce qui. La bellezza delle arti figurative gode della stessa ambizione. Potranno le pubblicità di automobili o cosmetici lasciare il loro posto alle opere d’arte? È questa un’idea originale del progetto della start-up francese Oboem il cui costo è però notevole, considerando che per la sua realizzazione concreta occorrerebbero circa 7000 euro per l’affissione di un centinaio di poster alla settimana.
L’idea trova nei consumatori finali il suo punto di partenza, creando un circolo virtuoso. Saranno dunque i cittadini, attori di un progetto che vuole ripensare al ruolo delle affissioni pubblicitarie negli spazi pubblici, sostenendo gli artisti e riempiendo le strade d’ispirazione. Ecco il progetto che verrà realizzato nella città di Bordeaux e come funziona: in primo luogo avverrà da parte dell’utente la scelta, sulla piattaforma internet di Oboem, dell’artista e dell’opera che intende sostenere; selezionerà la cifra che intenderà donare per l’operazione; e la start-up Oboem provvederà all’acquisto degli spazi pubblicitari per l’opera prescelta in base alle donazioni effettuate; il donatore riceverà al suo domicilio la riproduzione dell’opera che ha sostenuto.
È un modo di ripensare alla cultura che in diversi ambiti si sta manifestando da tempo: un modo diverso per la condivisione di emozioni che trovano sempre più stretti i luoghi tradizionalmente dedicati, istituzionali. Portare la cultura in mezzo alla gente in un tentativo di democratizzazione dell’arte spesso limitata agli addetti ai lavori, resa esclusiva per un pubblico più o meno competente ma ben disposto.
L’aspetto negativo è il rischio di una banalizzazione dell’arte, un appiattimento dell’opera declassata da soggetto di riflessione a semplice arredo urbano. Potrebbe questo sembrare un tentativo disperato di agganciare il pubblico distratto e renderlo inconsapevole vittima di “losche” manovre a fin di bene. In ogni caso questo esperimento per il momento costituisce una bella e utile alternativa all’assillo dei messaggi pubblicitari rivolti a un consumo improponibile, a modelli insostenibili d’acquisto a vantaggio di una diffusa bellezza. E l’acquisto di un libro o una visita al museo potrebbero diventare il passo successivo per tanti.