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Uno sguardo tra i poeti del web, con particolare attenzione a Rupi Kaur, seguitissima su Instagram e fuori con un milione di copie vendute alla sua prima uscita. Immagine tratta dal sito www.rupikaur.com fotografia di Naomi Wood.

In un mondo distratto, in cui nessuno ha più tempo per nulla, “neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi” - come suggerisce una frase dello scrittore Terziani - c’è ancora spazio per chi ha voglia di leggere e scrivere poesie?

Si direbbe di sì a giudicare dal bisogno estremo di conforto e di tenerezza che c’è, alimentato da una società che ci mette in contatto con tutti, finendo però per farci sentire maledettamente soli.

Oggi “la poesia è neve in un mondo che è sale”, dice Franco Arminio, il poeta - paesologo che ha un fortissimo seguito sul web.

Autore del libro “Cedi la strada agli alberi”, ricco di poesie brevi e intense, che si prestano meravigliosamente ad accompagnare immagini che vengono condivise a migliaia sui social, Arminio non disegna Instagram e Facebook, ma sostiene che “la poesia è anti-fanatica e sui social la bellezza spesso schizza via”.

Altro autore amatissimo dal web è il torinese Guido Catalano, “poeta professionista vivente” o “criminale poetico seriale”, come ama definirsi lui stesso. Fa oltre 150 readings l’anno, tutti sold out, ed è autore di poesie caratterizzate da una vena romantica e ironica, che hanno permesso alla sua pagina Facebook di raggiungere i settantamila followers.

In campo internazionale, però, fra gli Instapoets più popolari del momento, c’è l’artista indo-canadese Rupi Kaur. Un milione di copie vendute per “Milk and Honey”, il suo primo libro, segnalato nella pagina dei bestseller del New York Times.

Delusioni, sconfitte, sofferenza, ma anche la voglia di reagire, di amare, di migliorarsi e rinascere. Di questo parlano le poesie di Rupi Kaur, impregnate del concetto di “power to uplift”, cioè sollevare, confortare, proprio come fanno il latte e il miele, elementi in grado di rimettere in forze.

Nei suoi versi, Rupi Kaur non fa mai uso della maiuscola in omaggio al gurmukhi, la sua prima lingua, in cui tutte le lettere sono trattate allo stesso modo. “Una rappresentazione visuale di quello che vorrei vedere più spesso nel mondo: uguaglianza”.

Ogni testo della Kaur è accompagnato da un’immagine che ne enfatizza il contenuto e crea una scena ad alto tasso di intensità emotiva.

Rupi racconta il punto di vista femminile e incoraggia le donne a esprimere le proprie opinioni e ad accettare gli stati d’animo e le esperienze che in qualsiasi parte del mondo ogni donna si trova a provare. Le invita a trovare la serenità in un mondo in cui la cultura maschile è tesa ad annientare l’autostima delle donne e a farle sentire sbagliate. Le incoraggia, insomma, ad essere donne in un mondo che sembra stato creato a misura d’uomo. Le sprona a reagire alle difficoltà anche grazie all’azione lenitiva della poesia e alla gioia che si prova quando si scopre di essere amate per quello che si è.

Perché la libertà, il conforto e il benessere delle persone, passano anche dalle parole.