BORSELLINO 30 ANNI DOPO VIA D’AMELI
IL DEPISTAGGIO DELLO STATO
LE NOTIZIE CHE NON TUTTI CONOSCONO
Lo Stato, in sue diversi articolazioni, invece di accertare la verità su Borsellino ha ingannato l’opinione pubblica. A trent’anni della strage di via D’Amelio chi si occupa di questo argomento ha il dovere si scrivere questo, indicando responsabilità, depistaggi e fatti certi.
Sul punto offro alcune notizie che non tutti conoscono:
1) Pochi giorni fa il tribunale di Caltanissetta ha dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D'Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo. Erano imputati di calunnia aggravata dall'avere favorito la mafia. Il venire meno dell'aggravante ha determinato la prescrizione del reato di calunnia.
Secondo la Procura, gli imputati, che appartenevano al pool incaricato di indagare sulle stragi del '92, con la regia del loro capo, Arnaldo La Barbera, poi deceduto, avrebbero creato ad arte i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta, costringendoli a mentire e ad accusare della strage persone poi rivelatesi innocenti e che hanno scontato ingiustamente anni di carcere.
2) il lavoro dei pm nisseni e le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che ha ridisegnato le responsabilità nell'attentato dei clan rimasti fuori dalle indagini, e che ha scagionato gli imputati accusati ingiustamente, ha svelato un depistaggio, definito dai giudici dell'ultimo processo sulla morte di Borsellino come il più grave della storia della Repubblica.
Depistaggio che questa sentenza non esclude.
3) la pista Scarantino, improbabile mafioso e pentito, è stata accreditata e voluta dall'ex capo della Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, capo del gruppo investigativo delle stragi che aveva fretta di chiudere le indagini.
4) Un documento ha rivelato che La Barbera, morto nel 2002, era un uomo del Sisde indicato a volte come "Fonte Catullo" altre volte come “Rotilius”. Era lui a guidare i funzionari di polizia poi promossi, ora prescritti e assolti.
5) Paolo Borsellino non venne coinvolto nelle indagini di Caltanissetta sulla strage di Capaci.
6) I magistrati che indagarono su via D’Amelio hanno riferito alla Commissione d’inchiesta della regione Sicilia: “Ci accorgemmo che Scarantino non era credibile, ma come potevamo fermarci?”
7) Alle indagini su via D’Amelio partecipò Ilde Boccassini che in una relazione scritta con il collega Saieva fa presente che Scarantino non era credibile e che la sua verità era costruita ad arte. La relazione dei magistrati, secondo Claudio Fava, è sparita dagli atti.
8) Quando Spatuzza confessa di essere autore della strage uno dei magistrati di Caltanissetta ritiene le sue dichiarazioni “non rilevanti” e sostiene che quella confessione “potrebbe mettere in dubbio le verità accertate”.
9) L'ex pm di Marsala Massimo Russo, alla vigilia della strage di via D'Amelio, ha detto all'Ansa che i depistaggi cominciarono a Marsala con le dichiarazioni di Vincenzo Calcara. Ha poi ricordato di quando, Paolo Borsellino (siamo a fine giugno 1992) gli confidò di essere stato "tradito" da un amico e di "sentirsi in un covo di vipere" a Palermo.
(Fonti ) Ansa, Gianfranco Criscenti, Claudio Fava in “Archiviare Borsellino” il Venerdì di Repubblica.
Su Borsellino e i depistaggi ho scritto un capitolo del mio libro “Toghe rosse sangue”. (“Città del Sole”)