Siamo ormai alla stretta finale. Il rischio è di spaccare l’Italia. I tecnici costituzionalisti stanno chiarendo bene quale futuro possibile attende il Paese qualora i progetti di autonomia differenziata vadano in porto. Se il dibattito sui futuri possibili per l’assetto della Repubblica va avanti, la realtà attuale sta decretando la separazione netta dell’Italia del Sud da quella centro-settentrionale sul piano infrastrutturale ferroviario. Questa frattura da infrastrutturale si trasforma in sociale ed economica. Ed è sempre più chiaro leggere gli elementi dello sviluppo bloccato.
UNO Sviluppo sociale. Il rapporto pubblicato del Ministero del 22 Ottobre 2022 riporta a pag 108 una carta dell’accessibilità ferroviaria. Dalla carta emerge che la Calabria, di tutte le regioni della penisola, è quella che sta peggio, insieme alle isole maggiori Sicilia e Sardegna, ma senza l’alibi del mare. L’accessibilità viene calcolata come quantità di popolazione italiana raggiungibile in meno di 4 ore con il treno. Dalla Calabria si può raggiungere meno del 5% della popolazione italiana, mentre ad esempio da Roma, da Bologna, da Firenze si raggiunge più del 35% della popolazione. Cioè una accessibilità almeno 7 volte più grande.
DUE Sviluppo infrastrutturale. Nel rapporto SVIMEZ 2022 viene riportata una carta dell’Europa in cui
vengono rappresentate le velocità commerciali sulle reti ferroviarie. Emerge che Francia, Germania, Spagna sono coperte con linee da più di 120 o 150 km/h da Sud a Nord e da Est ad Ovest, in maniera omogenea. L’Italia ha linee con velocità superiori a 150 km/h in modo omogeneo da Sud a Nord, da Est ad Ovest, ma fino a Napoli. A Sud di Napoli nulla.
TRE Sviluppo Economico. Dal rapporto SVIMEZ 2022 emerge che “nel 2023 il PIL italiano dovrebbe crescere dello 0,5%, un dato portato in terreno positivo dal Centro-Nord (+0,8%), mentre il Sud entrerebbe in recessione (-0,4%).”
Questi pochi elementi delineano il quadro del Mezzogiorno. L’Autonomia differenziata verso cui si sta
andando porterà a compimento la spaccatura del Paese.
Si consideri quanto sta accadendo sul piano infrastrutturale e si considerino le ferrovie che rappresentano l’elemento più chiaro della possibilità di sviluppo sociale, economico ed ambientale.
Dagli studi sugli impatti dell’Alta Velocità (AV) italiana è emerso che, nei territori con l'AV, ed a parità di
altre condizioni economiche, il PIL è cresciuto di 7 punti in più rispetto ai territori che non l’hanno, e ciò sia nell'Italia settentrionale che in quella meridionale. L'AV ha aumentato direttamente il PIL nelle aree
raggiunte da un minimo del 5,6% a un massimo dell'11,8%.
Dalla letteratura scientifica emerge che l’AV produce nelle città collegate in 3-4 ore, l’incremento di PIL
annuo differenziale di circa 1%. L’incremento si riduce al crescere del tempo e si annulla tra 5 e 7 ore.
L’incremento annuo positivo dell’1% abbatterebbe la riduzione prevista da SVIMEZ per il Sud. Per il 2023
invece di avere -0.4% avremmo +0.6%. Per l’anno successivo si potrebbe sfiorare il +2%.
Dagli studi svolti in Spagna, in Francia ed in tutti i Paesi dove è stata realizzata l’AV emerge che perseguire
solo l'efficienza di una rete AV, induce pesanti effetti di polarizzazione spaziale, con drammatici impatti
sull'equità territoriale tra le aree dotate di AV e quelle non dotate. In Italia la realizzazione dell’AV ha
prodotto e sta producendo e produrrà un aumento della forbice sociale ed economica tra Nord e Sud.
Cosa propone e realizza il Governo italiano oggi, senza ancora l’autonomia differenziata.
Per la CALABRIA il Governo nazionale ha proposto una linea ferroviaria di Alta Velocità lunga 445
chilometri, a fronte della linea convenzionale (attualmente in uso) tra Salerno e Reggio Calabria che è di
393 chilometri. La linea AV proposta dal Governo ha quindi una maggiore lunghezza di 52 chilometri. Unico caso in Italia, in Europa e nel mondo. 52 chilometri in più significano: da un lato più costi, almeno 2 miliardi e mezzo, e quindi più scavi e più cemento, dall’altro più tempo per percorrere il tratto Salerno-Reggio di una AV fatta parallela alla linea esistente. In tutto il pianeta quando si realizza una linea AV, questa è sempre più corta dell’esistente.
Nel Sud Italia, unico caso nel pianeta terra, la linea AV è più lunga. Così si potrà dire tra 10 anni che così l’hanno voluta i meridionali.
Per la SICILIA il Governo nazionale prevede che con l’Alta Velocità Palermo-Catania il tempo attuale di 3 ore verrà ridotto di un’ora ed il tragitto sarà coperto in 2 ore. Il Governo e le Ferrovie stanno realizzando 100 chilometri di linea completamente nuova, ci si aspetterebbe che si realizzasse una Alta Velocità vera, come nel resto d’Italia, come per esempio tra Roma e Napoli.
Invece cosa accade? La distanza ferroviaria tra Catania e Palermo con la linea attuale è di 240 chilometri.
Riducendo della percentuale media europea del 12 %, si potrebbe realizzare una linea da 220 chilometri. La distanza tra Roma Termini e Napoli-Afragola, lungo la linea ad Alta Velocità, è di 210 chilometri e il treno impiega 55 minuti. Se sulla futura Catania-Palermo il treno potesse camminare con la stessa velocità che ha sulla Roma-Napoli, il tempo sarebbe di 1 ora e non di 2. Come chiunque può verificare.
È drammatico il silenzio dei Governi regionali per l’AV, è drammatico il silenzio dei vertici dei partiti di
maggioranza e di opposizione. Il silenzio è forse connesso con l’autonomia differenziata, con la spesa storica: realizzare una AV vera in Sicilia e Calabria vorrebbe dire impegnare le stesse risorse che già 15 anni addietro sono state spese nelle altre regioni italiane; vorrebbe dire garantire gli stessi Livelli Essenziali delle Prestazioni per il diritto alla mobilità. Spendere bene le risorse già spese nelle altre regioni farebbe impennare il PIL di Calabria e Sicilia rendendolo sempre più che positivo. Realizzare una vera AV contrasterebbe il disagio sociale con una grande integrazione, sul piano dell’accessibilità, delle aree interne delle due regioni.
*Unirc