poi torno a casa mi prende una sorta di scoramento. Riferito al turismo, intendiamoci. Sul resto, ahimè, ci
ho fatto l’abitudine. Parlo di quello che potrebbe essere e invece non è. Sta, infatti, per iniziare (ovviamente in ritardo ma così vanno le cose in casa nostra) una nuova stagione turistica e i numeri verranno alla fine ma ci scommetto che saranno positivi. I numeri. Sul resto un velo pietoso.
Prima arriveranno, infatti, i soliti buoni propositi, gli auspici, le notizie entusiasmanti, etc etc. Dal mare e
dai monti saranno solo cose buone, arrivi e presenze che ad occhio aumenteranno giorno dopo giorno,
settimana dopo settimana, mese dopo mese. Si programmano le solite decine di sagre, dal Pollino all’Aspromonte, feste e festicciole, presentazioni di libri a centinaia, mostre, convegni, etc etc. Ma poi?
Trovate ogni giorno notizie positive sulle tante bellezze della nostra regione, un’ampia scelta di cose da fare: concerti e festival, libri e stocco, birra e salsicce, moda e teatro. Tutto dentro, per la solita estate calabrese, in cui si mischia tutto e tutto farà brodo: buono e paesano, di livello e kitsch, usato e nuovo. Tutto alla fine si giustificherà per tenere dentro turisti e nostrani, emigrati (sempre meno) e migranti
(sempre di più), giovani e vecchi.
Ma la vera domanda è questa: è turismo tutto ciò? È una politica turistica questa? È industria del turismo
come pomposamente si dice da decenni? Senza capire che tipo di prodotto si debba offrire e vendere
la risposta è già data: si raccoglierà, cioè, anche quest’anno come nei decenni precedenti quel che si può racimolare, senza puntare per davvero al mare di risorse che abbiamo e che spesso nemmeno sappiamo e dunque non valorizziamo. Penso - solo per fare un esempio - al parco archeologico di Locri: una meraviglia che dovrebbe portare - solo quello - migliaia di persone al giorno e poi a cascata sul territorio: nei bar, sulle spiagge, nei ristoranti, negli alberghi etc. Ero al teatro greco di Taormina giorni fa, stracolmo di turisti da ogni parte del mondo, ed una guida ad un gruppo di francesi diceva loro che in Italia esiste un’area archeologica di prima grandezza meglio di Taormina, al livello della Grecia. Mi sono fermato per ascoltare e per curiosità: parlava di Locri!
Il tutto andrebbe, dunque, fatto con programmazione e con senso della prospettiva futura. Non invece con il mordi e fuggi che contraddistingue la politica turistica dalle nostre parti. Il punto è proprio questo: ne hai voglia di parlare di Calabria bella e di Calabria meravigliosa (lo facciamo da anni, abbiamo iniziato inascoltati e derisi persino e lo faremo) se non intervieni sui nodi strutturali come ad esempio le infrastrutture viarie. Se – esempio tra i tanti - per andare da Rosarno a Locri di sera con la chiusura della galleria della Limina (di giorno è aperta ma con incidenti a raffica e morti di conseguenza) uno impiega per i prossimi mesi più tempo che per andare a Napoli come li porti i turisti diretti in Sicilia, magari a fare una capatina sempre a quel meraviglioso parco archeologico di Locri, o a Kaulon o a Stignano? E se le strade sono un colabrodo intasate da migliaia di auto in fila come puoi pensare di valorizzare il turismo silano? E potremmo andare all’infinito con gli esempi.
Insomma per imitare la riviera romagnola o il Trentino – non parliamo della vicina Austria, un altro mondo - ci vuole ben altro che il nostro caos estivo solito. I numeri alla fine saranno pure buoni ma il
senso sarà di un’altra incompiuta.