I Bronzi. Una polemica per lesa virilità, per lesa arte o per lesa dignità?

I Bronzi. Una polemica per lesa virilità, per lesa arte o per lesa dignità?

bronzotravestito

di MARIA FRANCO -

In un brillante pezzo su Repubblica, Guia Soncini scrive :«Chi ha paura del velo e del tanga sui virilissimi Bronzi di Riace Non sarà mica lesa virilità molto prima che lesa opera artistica? Un costume da donna addosso a un uomo, come fossimo in un film di Billy Wilder. Chissà che spavento quando in tv passa A qualcuno piace caldo, quando vede Jack Lemmon travestito da donna, povera soprintendente. Ammettetelo: nonostante l'esagitata richiesta di Sgarbi di spostarli all'Expo, dei Bronzi di Riace a stento vi ricordavate. Succede, con le opere d'arte, specie in un paese in cui non scarseggiano. Accade di considerarle solo delle anticaglie. La cosa migliore che può succedere, in questi casi, è che un’opera nuova dia a quella vecchia una botta di vita.»

Insomma, la polemica innestata dagli scatti kitsch Bruneau dipenderebbe tutta dal travestimento dei guerrieri: «Bronzi vestiti da donne. E questo che succede, a spostare il confine della tolleranza. Finché era un gesto artistico, tipo mettere le feci in scatola, se ne capiva l'intenzione. Ma così è troppo. Un tanga su delle chiappe maschili. Dove andremo a finire».

Nei commenti apparsi su fb, qualcuno, effettivamente, parla di “coda del pride reggino”, ma con tutta l’aria di scherzare. I più (ne abbiamo dato alcuni esempi su Zoom) esprimono fastidio, rabbia, insofferenze, che niente hanno a che vedere con la presunta “offesa alla virilità” dei Guerrieri, ma con la stanchezza di molti calabresi d’essere – a causa del cattivo uso di una Bellezza che dovrebbe garantirne il passato e promuoverne il futuro – sottoposti a ulteriori, immeritate umiliazioni.

«Questa non è arte – ha scritto Marina Terragni – questa è blasfemia d'accatto, uno sfregio alla bellezza che offende tutti. Specie i calabresi aggrappati ai loro bronzi come alla salvezza».

La "salvezza" dei calabresi, certo, non può arrivare dai (soli) Bronzi - un'illusione di alcuni, magari, alimentata dall'inconcludenza di altri -  ma questo non toglie la pesantezza dello "sfregio".

E Pasqualino Placanica: «Mi sembra che come spesso accade qui da noi, si dia poca importanza al problema primario sull'episodio dei Bronzi "trash". Non credo che esista un danno concreto all'immagine delle statue, sono talmente solide nella loro bellezza che niente di transitorio le potrà mai scalfire. La cosa grave, gravissima, è che qualcuno, l'ennesimo barbaro si sia potuto permettere autorizzato o no di fare mercimonio di un patrimonio cittadino, regionale, mondiale, senza che chi realmente detiene la proprietà delle statue ne tragga un benché minimo vantaggio; con il permesso di toccarle, maneggiarle, illuminarle con luci che sarebbero vietate in qualsiasi museo. Questo è grave, gravissimo, è gravissimo che ancora una volta in questa terra qualcuno abbia potuto giungere, depredare, danneggiare e andare via col bottino con la complicità del traditore di turno, del reggino che si è venduto per una ricotta ed un pezzo di pane. Credo di parlare a nome di tutti i reggini onesti dicendo che abbiamo il diritto (e vogliamo esercitarlo) di sapere chi è o chi sono questi traditori».