Sogno, o incubo, di una notte di mezza estate

Sogno, o incubo, di una notte di mezza estate

bronzi16agosto72

di MARIA FRANCO -

Alla prima (nuova) uscita del signor S., il signor X., (se-dicente) critico d’arte di valore interplanetario alzò le sopracciglia. Alla terza, sbuffò. Alla quinta, esplose: “Basta. Non se ne può più” e convocò i giornalisti amici. Rosso in volto e sudato per la rabbia, gridò: “E’ una vergogna. Perché solo i Bronzi devono andare all’Expo? E la Primavera di Botticelli, il Davide di Michelangelo, la Maddalena del Caravaggio devono restare a casa? E gli affreschi di Giotto?” Il (giovane e inesperto) cronista che osò osservare: “Vabbé per i quadri, ma gli affreschi?” ebbe la risposta che meritava: “Idiota, ignorante… che ci vuole a staccare quel che basta delle pareti della Basilica di Assisi e portarle a Milano?”.

Per non far torto a nessuno, dal ministero immantinente partì la convocazione per tante commissioni (una per opera) di (se-dicenti) esperti mondiali. Tutti, memori del verso dantesco (il ….bel paese là dove ’l sì suona) si affrettarono ad avallare.

Così – mentre alcuni esaltavano la nuova spinta propulsiva dell’ingegno italico e ad altri le vene e i polsi s’ammalavano di ulcere e infarti – mezzo paese cominciò ad essere occupato nell’impacchettamento della Venere del Tiziano, del Cristo Velato di Sanmartino, del Federico da Montefeltro di Piero della Francesca. Tir, aerei, treni pieni di quadri, statue, scatole con polvere di affreschi cominciarono a risalire la penisola, con(ovvio) accompagnamento di (eccezionali) misure di sicurezza. Il resto del paese (quello non occupato in tali trasporti) fu costretto all’immobilità, per assoluta impossibilità di percorrere una strada o di prendere un treno o un aereo.

Ma non era finita. Perché il signor Y., anch’egli (se-dicente) critico d’arte di valore stellare, convocò una conferenza stampa e urlò che in l’Italia bisognava smetterla con le disparità: i monumenti non potevano essere considerati inferiori alle statue e ai quadri. Ergo: Pompei e il Colosseo, come anche le chiese di Noto e i sassi di Matera, dovevano essere smontati e trasferiti, per immediata ricostruzione, a Milano.

Qualche funzionario osò rilevare che era davvero troppo. Ma il ministro fu irremovibile. E, subito, venne insediata l’apposita commissione…