REGGIO. Arrestato per truffa l’avv Martorano. 7 indagati tra cui il sindaco di S. Stefano d’Aspromonte

REGGIO. Arrestato per truffa l’avv Martorano. 7 indagati tra cui il sindaco di S. Stefano d’Aspromonte
martorano La Guardia di finanza ha arrestato a Reggio Calabria un avvocato, Santo Alfonso Martorano, con l'accusa di avere attuato, attraverso una società di intermediazione finanziaria, una serie di truffe ai danni di alcuni istituti bancari. A carico di Martorano i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria e del Comando provinciale hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, riciclaggio ed autoriciclaggio. Nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Martorano sono indagate, complessivamente, sette persone tra i quali un ex direttore di banca. Sono stati sequestrati, inoltre, beni per 17 milioni di euro, tra cui sei imprese del settore finanziario, e 17 immobili. Gli indagati si sarebbero appropriati di ingenti somme di denaro, frutto di convenzioni stipulate con alcuni istituti di credito e poi investite in attività economiche gestite da imprese compiacenti o riconducibili a Martorano.

L'operazione della Guardia di finanza, denominata "Emme 3", rappresenta l'epilogo delle attività investigative coordinate dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, e dirette dal sostituto procuratore Romano Gallo. Contestualmente al sequestro dei beni, la Guardia di finanza ha eseguito perquisizioni in sedi ed uffici delle società coinvolte a Reggio Calabria, Catanzaro e Roma. La vicenda, secondo quanto si riferisce in un comunicato delle "fiamme gialle", "nasce da una pregressa ispezione antiriciclaggio che il Nucleo speciale di Polizia valutaria - Reparto specialistico della Guardia di finanza che opera, tra l'altro, proprio nel settore della prevenzione e della repressione del fenomeno del riciclaggio - aveva condotto nel 2016 nei confronti della società di intermediazione finanziaria appartenente alla famiglia dell'avvocato Martorano.

Erano state rilevate, infatti, operazioni finanziarie e societarie opache poste in essere nel settore delle cessioni del quinto dello stipendio ad impiegati e pensionati per conto di diversi istituti bancari che operavano attraverso 'plafond' di garanzia che mettevano a disposizione della finanziaria e a cui la stessa società attingeva per l'erogazione del credito al pubblico, con l'obbligo di restituire, mensilmente, i rimborsi dei contratti di finanziamento così stipulati". "Una volta incassate le rate dalle persone finanziate, sotto forma di estinzioni anticipate ovvero rimborsi mensili dei prestiti - conclude la nota - la finanziaria però non le restituiva alle banche ma, attraverso trasferimenti ed investimenti anche all'estero, le ha successivamente 'ripulite' e 'occultate', impiegandole ed investendole in diverse attività economiche riconducibili sempre alla famiglia dell'avvocato Martorano".

Tra gli indagati nell'inchiesta figurano sei persone tra cui il sindaco di Santo Stefano d'Aspromonte, Francesco Malara, di 51 anni, dirigente del Monte dei Paschi di Siena. Nei confronti di Malara, che é componente del Collegio dei Revisori dei conti del Consiglio regionale della Calabria, s'ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all'autoriciclaggio.

Secondo l'ipotesi accusatoria, Malara, agendo in qualità di direttore delle filiale n. 2 di Reggio Calabria del Monte dei Paschi di Siena, avrebbe posto la sua posizione al servizio di Martorano, asservendo i suoi poteri di direttore di banca agli interessi del gruppo imprenditoriale che faceva capo al mediatore finanziario arrestato. Nella filiale del Montepaschi diretta da Malara c'era stata in passato anche un'ispezione della Banca d'Italia che si era conclusa con un giudizio sfavorevole nei confronti della società finanziaria "M3", di proprietà di Martorano, "gestita - secondo gli ispettori - con modalità non ispirate a logiche imprenditoriali". Tra le operazioni analizzate dagli ispettori dell'istituto di emissione c'era stata, tra l'altro, l'accensione di un conto corrente "in nome e per conto - é detto nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip a carico di Martorano - della Euro Capital presso la Bank of China" per un importo di un milione e mezzo di euro provenienti dal Monte dei Paschi. "Somma convertita - si aggiunge - in yuan e successivamente in euro senza l'autorizzazione preventiva della Banca d'Italia". (fonte ansa)