CHIZZONITI. Se a Reggio agli avvocati è precluso l'ingresso al Palazzo di Giustizia

CHIZZONITI. Se a Reggio agli avvocati è precluso l'ingresso al Palazzo di Giustizia

corte

(riceviamo e pubblichiamo)

RACCOMANDATA A/R
On.le Vice Presidente del C.S.M. Piazza dell’Indipendenza n. 6 - 00185 – Roma
On.le Ministro della Giustizia - Via Arenula n. 70 - 00186 – Roma

 RISERVATA

Ill.mo Sig. Dott. Luciano Gerardis - Presidente Corte di Appello - Piazza Castello n. 2 - 89100 – Reggio Calabria 
Ill.mo Sig. Dott. Bernardo Petralia - Procuratore Generale presso la Corte di Appello - Via Cimino n. 2 - 89100 – Reggio Calabria
Ill.mo Sig. Dott. Fulvio Rizzo - Avvocato Generale presso la Corte di Appello - Via Cimino n. 2 - 89100 – Reggio Calabria
Ill.ma Dott.ssa Mariagrazia Lisa Arena - Presidente del Tribunale - Via Sant’Anna II Tronco – Palazzo Ce.Dir. - 89100 – Reggio Calabria
Ill.mo Sig. Dott. Giovanni Bombardieri  - Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale - Via Sant’Anna II Tronco – Palazzo Ce.Dir. 89100 – Reggio Calabria
Ill.mo Sig. Avv. Alberto Panuccio - Presidente Consiglio Ordine Avvocati presso il Tribunale - Via Sant’Anna II Tronco – Palazzo Ce.Dir. - 89100 – Reggio Calabria

In data 21/09/2018, verso le ore 12:38, mentre varcavo la soglia del metal detector, da tempo installato presso l’ingresso principale della Corte di Appello di Reggio Calabria, in Piazza Castello, un Signore in divisa, addetto alla vigilanza, mi ha chiesto “dove deve andare?”, “per quale motivo è qui?”. Io, senza mezzi termini, ho risposto testualmente “dopo quarantaquattro anni di professione dignitosamente esercitata nelle aule della Giustizia di tutt’Italia, certamente non devo dare conto a Lei delle ragioni per le quali mi reco a lavorare”. A questo punto, altri due operatori in uniforme, presenti all’interno della guardiola, si sono messi in contatto telefonico con il Cancelliere Capo della Corte, Dott. Giuseppe Scopelliti, che in tutta fretta ha raggiunto l’atrio del Palazzo di Giustizia. Appena mi ha visto, senza che nessuno gli riferisse alcun che, lo stesso, non ha esitato ad aprirmi personalmente la porta d’ingresso, “illuminandomi”, dopo avermi inseguito per quasi tutto il corridoio destro, affermando che, decorse le ore 12:30, non si può entrare negli uffici della Corte per espressa disposizione del Procuratore Generale. In perfetta sintonia – ipse dixit – con le disposizioni affisse presso gli uffici delle diverse Cancellerie (firmate dai rispettivi responsabili e non dal P.G.), secondo le quali dopo le ore 12:30 è precluso l’accesso alle stesse. Io, alquanto contrariato, ho risposto che l’accaduto avrebbe avuto un seguito e che non ero orientato a sopportare pretestuose angherie da parte di chicchessia. Molti dei presenti mi hanno confermato che da qualche tempo dopo le ore 12:30 lo stabile dove opera la Corte di Appello reggina diventa off-limits per tutti e soprattutto per gli avvocati.

Decisamente incredulo “sull’ostentato” provvedimento del Procuratore della Corte di Appello, che evocherebbe una realtà irrazionale, non a caso, lo stesso, è ex ante doverosamente intervenuto esclusivamente sul versante della tutela della sicurezza, ho approfondito l’argomento attingendo notizie anche presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, tanto egregiamente presieduto, acquisendo la conferma al mio sospetto. Infatti, ho appreso che la presunta quanto celebrata disposizione assunta dal Procuratore Generale esiste, ma solo ed esclusivamente, sul versante della tutela della sicurezza. Ma, tuttavia, nulla prevede e nulla poteva prevedere, in relazione alla clamorosa interdizione dell’accesso de quo agitur, sintesi di una non condivisibile visione imperiale della burocrazia, glacialmente ormai precluso dopo le 12:30 in pregiudizio della classe forense e non solo.

Devo, quindi, immaginare che, con fare anguillesco e serpeggiante, qualcuno che opera presso la Corte, e che “acetum habet in pectore”, afflitto ed affetto da evidenti quanto fuorvianti patologie, eloquenti espressioni di delirante dominio ascetico ed ermetico, con raffinate astuzie volpine abbia, in termini elastici e fiabeschi, strumentalizzato la sostanza del puntuale provvedimento della Procura Generale, per disporre l’inopinato divieto di valicare l’entrata degli uffici della Corte, sia agli avvocati che a qualsiasi altra persona?? Il tutto, in una surreale, opaca e tenebrosa cornice, nel cui perimetro torreggia l’insopportabile domanda rivolta agli avvocati tesa ad apprendere le motivazioni per le quali gli stessi si recano presso la Corte semplicemente per esercitare l’affascinante professione forense.

Violando inesorabilmente l’intima essenza dell’avvocatura e lambendo contestualmente, con agghiacciante disinvoltura, anche il combinato disposto dell’art. 28 C.D.F. che tutela rigorosamente il segreto professionale: È dovere, oltre che diritto, primario e fondamentale dell’avvocato mantenere il segreto e il massimo riserbo sull’attività prestata…”. Non v’è dubbio, quindi, che il professionista sia tenuto a mantenere il segreto ed il massimo riserbo sull’attività̀ esercitata.

Rebus sic stantibus, in un’ottica distorta e deformata, dove in molti si cimentano nel ruolo ormai superato di improvvisati colonizzatori, non mi resta che invocare il tempestivo intervento delle SS in indirizzo per recuperare il ruolo di fondamentale centralità e rilevanza della professione forense, inverecondamente ex adverso insultato ed oltraggiato da parte di chi forse crede di essere il “padrone del vapore…”, imponendo ad avvocati e non di palesare le ragioni per le quali entrano negli uffici della Corte di Appello. Inutile dire che anche nei locali del Ce.Dir. (Torri 2 e 3) ove operano Presidenza del Tribunale, Sezioni Civili e Penali, Ufficio GIP-GUP e Procura della Repubblica, esiste la regolamentazione degli orari per accedere nelle tantissime Cancellerie, ma mai, dico proprio mai, qualcuno ai controlli di ingresso si è mai permesso, indipendentemente dall’orario, di chiedere a chicchessia il perché della presenza negli Uffici Giudiziari, o meglio, “dove deve andare?”.

Invoco, quindi, l’immediato ripristino della legalità, manco a dirlo, proprio… al Palazzo di Giustizia, ove probabilmente imperversa qualche maggiordomo di troppo, invitando il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria a svolgere ex art. 326 c.p.p. “le indagini necessarie per le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale”, quanto meno con riferimento al modello tecnico di cui all’art. 323 c.p. e/o altro, nei confronti dell’ineffabile funzionario, certamente dotato di intramontabile spirito goliardico-preclusivo. Chiedendo, altresì, la identificazione e la punizione del/dei colpevoli, riservando la formalizzazione della costituzione di parte civile, pregando, inifne, di essere informato, ove dovessero intervenire provvedimenti ex artt. 406-408 c.p.p. . Sorge spontaneo l’interrogativo: in quale altro Distretto della Repubblica è precluso agli avvocati (e non solo) di entrare al Palazzo di Giustizia??

Conclusivamente e ad coloranda probationem, aggiungo che in data 27/09/2018, mentre mi trovavo nella Cancelleria ove opera il Sig. Francesco Riggio (io ero entrato prima del fatidico divieto), è sopraggiunto, verso le 12:50, un altro collega del Foro reggino, al quale ho chiesto se avesse avuto difficoltà per entrare a Palazzo. Egli, piuttosto infastidito, ha risposto “ho dovuto dire che andavo in udienza” (in effetti era in corso un’udienza civile). “Così è se vi pare”, avrebbe certamente detto uno dei tanti siciliani illustri!

Dimenticavo: la sicurezza non si ordina ad libitum, ma caso mai si organizza e non impedendo agli avvocati di esercitare la professione!
Con deferenti ossequi. 
Reggio Calabria, lì 28/09/2018.

Aurelio Chizzoniti

*avvocato