Gli indagati dell’inchiesta “Lande desolate” sono sedici. Tutti accusati di aver contribuito un opaco meccanismo di brogli e abusi per fare ottenere quattrini europei a un imprenditore che non ne aveva diritto. L’imprenditore è Giorgio Barbieri, 42 anni, ed è l’unico finito in carcere. Viene considerato dai magistrati legato alla cosca Muto di Cetraro, ritenuta tra le più feroci del cosentino.
Tra i 16, l’imputato più eccellente è Mario Oliverio, presidente della regione Calabria e, in passato consigliere regionale e parlamentare, nonché Presidente della Provincia di Cosenza. E’ accusato di abuso d’ufficio e gli è stata imposta la misura dell’obbligo di residenza a San Giovanni in Fiore (Comune di cui è stato sindaco). I Pm avevano chiesto per lui gli arresti domiciliari ma il Gip non li ha concessi.
I 16, secondo l’accusa, avevano costruito un "completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori o l'attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all'imprenditore l'erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti".
A parte l’arresto di Barbieri e l’obbligo di residenza per Oliverio, gli arresti domiciliari sono scattati per sei indagati. L’obbligo di dimora è stato imposto per altri due; ad altri tre è stato vietato l’esercizio della propria attività professionale e altri quattro ancora sono stati sospesi dalla funzione di pubblico ufficiale.
L’indagine, eseguita dalla GdF, è stata diretta dalla Dda di Catanzaro, che ha competenza anche per la provincia di Cosenza, diretta dal Procuratore Nicola Gratteri. E’ stata coordinata dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla ed ha riguardato gli appalti per l'ammodernamento dell'aviosuperficie di Scalea e gli impianti sciistici di Lorica, e i connessi di finanziamenti pubblici.