Se c’è un lusso che la Calabria non può davvero più permettersi è quello di ritenere che, prima o poi, qualcosa o qualcuno, estraneo ed esterno, rimetterà a posto le cose. Occorre uno shock, uno strappo, una follia lucida dei territori e guardare ad alcune esperienze internazionali che hanno saputo attrarre un’attenzione globale puntando su idee coraggiose e su alcuni insospettabili punti di forza del territorio.
Tra questi in Calabria, sicuramente, figura il settore digitale che conta, sorprendentemente ma non troppo, su una serie di vantaggi competitivi che possono fare la differenza.
Intanto è bene ricordare che in Calabria, in particolare nell’area Cosenza-Rende, grazie soprattutto all’accumulazione di competenze rese possibili dalle attività dell’Università degli Studi della Calabria, esiste oggi un sistema locale del lavoro, nelle ICT, considerato fra i più accreditati su scala nazionale. È bene ricordare, come secondo asset, che la regione italiana più coperta in assoluto dalla banda ultra larga è proprio la Calabria, dove 70 case su 100 possono contare su una velocità di connessione pari ad almeno 30 megabit al secondo.
Non è certo per caso, e questo dato è davvero da tenere in fortissima considerazione, che un colosso mondiale come la giapponese NTT Data, scelga di localizzare il suo terzo centro di ricerca, dopo Tokyo e Paolo Alto, proprio nel distretto dell’Università degli Studi della Calabria
E’ bene ricordare, ancora, che presso l’Università degli Studi della Calabria figurano ed operano dipartimenti ed esperienze di ricerca considerate vere e proprie eccellenze mondiali nel campo dell’intelligenza artificiale, dello studio di soluzioni “machine learning” e, più in generale, nel campo dei big data.
Dinanzi a tali condizioni strutturali e ad un eco-sistema ICT così esplosivo, sarebbe davvero imperdonabile non immaginare soluzioni globali di attrazione di investitori digitali o di cittadini digitali. O di nomadi digitali, come usa dire oggigiorno.
In quadro così positivo la Calabria potrebbe tentare di realizzare quello che l’Estonia ha già realizzato: porsi come regione di E-Residency, di residenza digitale. Possiamo immaginare l’E-Residency come una sorta di zona franca digitale, una grande zona economica speciale, un’area capace di attrarre operatori di tutto il mondo che, privi di qualsiasi radicamento territoriale fisico, decidano di stabilire in Calabria la propria residenza digitale.
In Estonia attraverso la E-Residency è possibile: acquisire una residenza digitale, avviare una nuova impresa internet-based, posizionare la sede di un’impresa già esistente, aprire un ufficio virtuale, gestire l’impresa in remoto, accedere a tutta una serie di servizi finanziari digitali, offrire consulenza e assistenza on line, offrire assistenza fiscale e tributaria, garantire servizi di marketing e posizionamento
La Calabria ha, in parallelo, tutte le premesse e le competenze, strutturali e infrastrutturali, private e pubbliche, per porre una propria candidatura di E-Residency. Basterebbe riconvertire alcune delle competenze professionali che negli organi in-house della Regione si occupano di gestione di aiuti comunitari, finalizzandoli verso l’erogazione di servizi web-based per i nuovi residenti digitali. La Calabria ha piattaforme digitali già attive e facilmente orientabili alla vision dell’E-residency:uno sportello SUAP in ogni Comune, uno Sportello SURAP regionale e le Camere di Commercio, d’intesa con Anci e MISE (Ministero Sviluppo Economico) che hanno lanciato “Impresainungiorno” una sorta di piattaforma alternativa ( o forse competitiva) a quella regionale.
Si tratta di piattaforme digitali capaci di erogare servizi per le residenze digitali d’impresa e, comunque, di definire impianti procedurali più immediati per l’attrazione e la localizzazione di imprese. Occorrerebbe, così come fatto in Estonia, coinvolgere nel progetto, in rete, piattaforme parallele, anche privatistiche, per l’erogazione di tutti gli altri servizi digitali, ad alto valore aggiunto, utili ai richiedenti residenza digitale. Un’assistenza globale: dal trasferimento tecnologico all’innovazione finanziaria, dalla formazione al marketing, dai business angels alle start-up innovative, alla creazione di club deal.
Gli effetti sarebbero davvero ragguardevoli e significativi.
Intanto solleciterebbe un’attenzione mondiale sul territorio e servirebbe a combattere il vero nemico di questa regione: l’isolamento e la cultura rassegnata della periferia.