Donne abusate, vittime, umiliate, vendute, perdute. Troppe martiri ha questo otto marzo 2019 per continuare a ripetere ancora una volta che basta, non deve più accadere, che bisogna smetterla di vergognarsi, di subire. Non fraintendetemi: tutte queste parole, questi concetti corrispondono alla verità. Ma sono stanca di subire voci che mi gridano di tutto, mi dicono come fare a ribellarmi.
Io sono solo questa qua, con questa mia vita da nulla, con un marito come tanti e dei figli che mi chiedono di essere presente, accogliente, paziente. Mi dicono che ho sbagliato tutto. Ma io sono questa, con le mie mani ruvide e la mia schiena stanca. E oggi è l’otto marzo e ne hanno ammazzata un’altra (anzi due) e mi dite di preoccuparmene, di fare qualcosa.
Allora io, l’otto marzo, parlo degli uomini. Penso che debbano essere loro a ribellarsi. Gli uomini che stanno accanto alle donne, che le conoscono bene e camminano insieme a loro nella vita. Parlo agli uomini che con la donna trovano l’intero del cuore; a quelli che sanno costruire un rapporto confrontandosi con la compagna, soffrendo per le reciproche incomprensioni, anche. Penso che questi uomini, l’otto marzo, dovrebbero essere proprio loro, quelli che gridano a gran voce che non ci stanno a finire tutti nel calderone del carnefice. Dovrebbero dirlo forte e chiaro che la violenza nei rapporti è inaccettabile, inconcepibile, e che loro non sono bestie armate di pugni, ma uomini.
E gli uomini sanno dove finisce la rabbia e inizia la violenza, a quale punto si trova la molestia, dove si trova il limite in cui bisogna fermarsi. Fate sentire la vostra voce e ribellatevi.
Ribelliamoci.