SALVINI TRUMP E LA LEGGE SULLA LEGITTIMA DIFESA

SALVINI TRUMP E LA LEGGE SULLA LEGITTIMA DIFESA

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UNO. Il presidente Mattarella, di fronte alle legge sulla legittima difesa, ha precisato e chiarito che resta e deve restare nella mani dello Stato la responsabilità esclusiva di tutelare l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. Messaggio esplicito: non marciamo verso una comunità in cui ci si fa giustizia da soli, che era invece stato il segnale lanciato dal battage su quella legge voluta dalla Lega di Salvini.

Preso atto di questo, bisogna aver chiaro che il problema vero non è quello della possibilità di sparare a chi ci piomba in casa per minacciarci. Il problema è: è bene che le armi siano diffuse in Italia come, per fare un esempio, negli Usa?

La Calabria e aree geografiche come il Sud sono particolarmente interessate alla questione. E’ sbagliata l’opinione secondo cui dato che i delinquenti sono in grado di trovarsi le armi d’intrallazzo tanto vale che tutti si armino per diminuire i rischi. Sbagliata, perché intanto non è vero che i delinquenti, tutti i delinquenti, si possano “facilmente” armare. Secondo, non è vero che le armi, tranne casi eccezionali, servono per difendersi dai delinquenti.

DUE. Coincidenza inquietante: mentre in Italia si lancia il messaggio armatevi per difendervi (ovviamente – sottinteso – perché lo Stato non ce la fa) il presidente Usa Trump annuncia il ritiro Usa dallo UN Arms Trade Treaty, il trattato delle Nazioni Unite sul commercio globale di armi. “La mia amministrazione non ratificherà mai lo UN Arms Trade Treaty. Ritireremo la nostra firma". Ancora più inquietante è la sede da cui Trump, 48 ore fa, ha promesso: ad Indianapolis all'assemblea annuale della Nra, la potentissima (e arciricchissima) lobby Usa delle armi. “Non permetteremo a burocrati stranieri (cioè alle nazioni Unite, ndr) di calpestare il Secondo emendamento. Sotto la mia amministrazione non cederemo a nessuno la nostra sovranità e questo è il motivo per cui non ratificheremo il trattato Onu sulle armi: spero che questo vi renda felici", ha continuato Trump. Illuminante la conclusione: “Recentemente i democratici hanno proposto di bandire le nuove armi e di confiscare quelle esistenti possedute da cittadini che hanno infranto la legge. Ma quello che non dicono è che i cattivi non rinunceranno mai alle loro armi. E neppure voi dovrete rinunciare alle vostre", è stato il rinnovato impegno elettorale di Trump in vista delle presidenziali del 2020.

TRE. Possiamo passare dalle parole (elettorali) ai fatti? L’Italia, lo abbiamo scritto recentemente, è uno dei paesi più sicuri del mondo. E la sicurezza è in crescita, malgrado crisi economica immigrazione e rinsecchirsi del welfare. La percezione è opposta (e bisogna farci i conti) ma i dati reali, diffusi dal Ministero dell’Interno, dove tra un comizio e un selfie bazzica anche Salvini, smentiscono il quadro angosciante che viene proposto e divulgato. Va aggiunto che ogni anno a sicurezza stiamo meglio. Nel 2017: 371 omicidi e circa 32mila rapine, i dati più bassi dal 1861. Nel 2018: 319 omicidi (meno 15% rispetto al 2017) e “solo” 28mila rapine. Certo nessuna distrazione fin quando vi sarà un solo omicidio. Ma abbiamo il tasso più basso d’Europa. Nell’Ue si uccide in media ogni anno una persona ogni 70mila abitanti. In Italia una ogni 100mila.

QUATTRO. Un merito non irrilevante di questo percorso virtuoso dipende dalla non eccessiva diffusione di armi in Italia? E’ altamente probabile: e riproponiamo ai nostri lettori un ragionamento già fatto. Oltre la metà delle persone assassinate in Italia negli anni ’17 e ’18 conosceva l’assassino. Le donne lo conoscevano nel 68,7% dei casi. Quindi la maggioranza degli omicidi si consuma nelle case italiane, tra parenti, amici e conoscenti, vicini di casa, nel quartiere, nel vicinato, al bar. Nella massa enorme di ordinari e perfino banali conflitti e microconflitti si tirano pugni e schiaffi, pietre e coltellate, colpi di bastone, di mazza e quant’altro capita tra le mani. Il non diffuso possesso di armi e la severità delle regole per il loro possesso salvano ogni giorno molte vite.

Che sia così lo dimostra il caso americano. Lì su 327mln di abitanti si contano 270mln di armi, togliendo bambini, ultravecchi e incapaci di intendere e di volere tutti hanno un’arma e in moltissime famiglie ve ne sono più d’una. Ma l’America non è certo più sicura dell’Italia. Nel 2016 negli Usa ci sono stati 38mila omicidi. Tenendo conto che la popolazione Usa è 5,5 volte maggiore della nostra, per essere sicuri come da noi avrebbero dovuto avere al massimo 1750 omicidi (invece di 38mila). E noi per essere come loro avremmo dovuto averne 6900 (invece di 3199. Insomma, rispetto agli Usa siamo galatticamente più sicuri. E la tendenza Usa, al contrario che in Italia, peggiora. Prima dell’arrivo di Trump i morti ammazzati erano “soltanto” 33mila e 500 (2011 e 2012). Aggiungo il dato più sconvolgente, che i lettori di questo giornale già conoscono: dei 38mila morti ammazzati nel 60% dei casi i morti si sono uccisi con la propria pistola, suicidandosi. Le armi sono state usate contro se stessi anziché contro i delinquenti. Perché se tutti hanno un’arma scattano due meccanismi fondamentali: intanto, quando si litiga, invece di fare a cazzotti, si salva chi spara per primo; secondo, tutti i tentati suicidi diventano suicidi. Ancora: gli equilibri che saltano con la propria compagna (o ex) si risolvono con la pistola. Bisticci odi insofferenze si trasformano più facilmente in morte. E si può uccidere per paura lo faccia l’altro. In un attimo, come nel paese di Trump.