C’è stato contro Oliverio un “chiaro pregiudizio accusatorio”. Non lo sostengono gli amici del Governatore della Calabria ma i giudici della Cassazione che attaccano un pesantissimo macigno alla vicenda “Lande desolate”, almeno per la parte che riguarda il coinvolgimento di Mario Oliverio costretto, da quello che la Cassazione giudica “un pregiudizio accusatorio”, all’umiliante condizione di confinato nel proprio Comune.
Vanno giù duri Armando Veneto e Vincenzo Belvedere, i due avvocati che difendono Oliverio dalle accuse della Procura di Catanzaro. “La Cassazione – dicono - ha restituito al Presidente della Regione, Gerardo Mario Oliverio, il tratto di politico probo ed onesto da tutti conosciuto e che non poteva esser messo in dubbio da indagini che hanno alla base un distorto e parzialissimo ascolto di intercettazioni telefoniche, malamente interpretate”.
Aggiungono: “La Suprema Corte di Cassazione nella vicenda “Lande desolate”, che ha visto applicata una misura gravemente ingiusta nei confronti del Presidente della Regione Calabria, On. Gerardo Mario Oliverio, inizia il suo articolato provvedimento con termini tranchant: “Il ricorso è fondato sia con riferimento alle censure che attengono alla gravità indiziaria e sia con riguardo a quelle che investono la valutazione delle esigenze cautelari”! Insomma, la difesa di Oliverio in Cassazione vince su tutto il fronte.
Veneto e Belvedere argomentano: “Magistrati che hanno gli anni di esperienza massimi e l’autorevolezza che viene loro da un ruolo al quale accedono soltanto i preparati ed i migliori, stigmatizzano con parole forti ed eloquenti, i pesanti errori dell’impostazione accusatoria. Raramente - osservano - si è letto in un provvedimento di Cassazione di “Chiaro pregiudizio accusatorio”, che discende da una analisi approfondita delle intercettazioni telefoniche tra altri soggetti, la quale patentemente dimostra come il Presidente fosse ignaro di vicende che a qualsivoglia titolo riguardassero il Gruppo Barbieri.
L’autorevole provvedimento – è il parere di Veneto e Belvedere - ha stracciato il lacerto indiziario, stigmatizzando “L’acritica unilateralità della lettura di tale vicenda”! Occupandosi funditus della gravità indiziaria, ha tarpato le ali anche al cambio in corsa di rotta dell’impostazione accusatoria, che, resasi conto della bocciatura solenne da parte della Suprema Corte, senza aspettarne doverosamente le motivazioni, per apprendere quell’alto e ben diverso punto di vista, ha notificato un improbabilissimo avviso di conclusione delle indagini preliminari”.
La conclusione: “la battaglia di legalità condotta ha, per altro verso, dimostrato quanto siano ingiusti e devastanti gli interventi sulla politica, quando sono condotti con “pregiudizio” ed “acriticità”.