Alla fine, ci dovrà essere una Commissione d’inchiesta. Rapida e chirurgica. Non come le tante commissioni che si sono autoperpetuate senza concludere nulla. Che il virus sia bastardo, ok. Che ci siano falle nel modo in cui l’abbiamo affrontato, che dubbio c’è? Errori del passato, dei governi precedenti, di destra e di sinistra, venuti al pettine. Errori del presente. Limiti del governo. Limiti delle regioni. Pesi burocratici. Naturalmente, ci sarà da distinguere tra errori e colpe: ovvero tra limiti (ché tutti siamo esseri limitati, compresi i politici che provano a fare il loro dovere) e dolo (dolo per ignoranza, per sbagliata gestione, per interessi particolari). Ma già adesso mi sembra evidente il fallimento politico della Regione Lombardia: la più ricca, quella che, vista da Sud, sembrava rappresentare, per le sue strutture e la sua supposta efficienza, il faro, il sogno irraggiungibile.
Tra le crisi del dopo, quella di giornali e libri sarà grave. I giornali o si ri-inventeranno o spariranno. Quanto ai libri – dopo la possibile abbuffata di libri di queste settimane (possibile per tempo a disposizione e testi messi a disposizione gratuitamente, ma chissà quanto gestita perché lo stato di tensione non sempre aiuta a concentrarsi) – mi aspetto che, per un bel po’, si legga ancora meno e che, nel caso, si cerchino storie lievi e rasserenanti. A margine di questa notarella: quanti giornalisti, quanti supposti intellettuali avrebbero fatto una figura migliore scegliendo, in questi giorni, di tacere.
Dopo, i giovani adulti, le persone di mezza età, che lo vogliano o meno, saranno assorbiti dalle necessità della “ripresa”: saranno immersi nella precarietà del nuovo modello di quotidianità in cui bisognerà ricostruire economia e società. Ma che faranno gli anziani e i giovani? I primi cercheranno di salvaguardare i giorni che gli restano da vivere o, forti di essere sopravvissuti, tireranno fuori energie inattese? E i secondi? Fossi giovane, diciamo tra i quindici e i venti anni, immagino che, adesso, deciderei della mia vita futura.
Fino a pochi mesi fa non era così chiaro di chi e che cosa il mondo avesse bisogno, quali studi approfondire, quale mestiere scegliere. Ora è evidente che uno non vale uno, che bisogna essere competenti, che poche cose sono davvero indispensabili: le scuole, gli ospedali, l’agricoltura, internet. Che da lì bisogna ricominciare. Se avessi creatività, mi dedicherei a scrivere serie tv. Anche quando sarà possibile, non andremo così tanto in giro, non frequenteremo in massa ristoranti e pizzerie, avremo voglia di restare a casa. Sono convinta che ad annunciare che “siamo all’inizio della fine (del virus)” saranno, forse, le campane, ma ancor prima il riinizio della pubblicità di Divani e Sofà. Quella ripetuta insistentemente, che tu ti chiedevi: ma è possibile che gli italiani cambino tanti divani? Adesso, dopo mesi di logoramento, i divani saranno esausti di tenerci addosso e andranno davvero cambiati. Perché non saranno pochi quelli che, dopo il lavoro o la scuola, ci si vorranno ancora adagiare. Con davanti una bella serie tv.