L'INTERVENTO. Cosa significa il Gay Pride a Reggio e in Calabria? CALABRO'

L'INTERVENTO. Cosa significa il Gay Pride a Reggio e in Calabria? CALABRO'

GP      di ANTONIO CALABRO' - Cosa significa celebrare un Gay Pride a Reggio Calabria ?

La giornata è una semplice sfilata di gioia con intenti rivendicativi e orgogliosamente affermativi delle proprie identità sessuali, nulla di pericoloso, di pornografico o di trasgressivo. Nel mondo civilizzato, ha ormai smarrito la primaria spinta rivoluzionaria diventando uno dei soliti carrozzoni, come il Concerto del Primo Maggio o il Raduno a Pontida. Ma qui, a Reggio, certamente la mantiene: anzi opera un’azione di rottura autentica con schemi e logiche profondamente radicate nella nostra città e nel Mezzogiorno in generale. A Reggio Calabria il Gay Pride sarà per molti uno scandalo.

Molta commedia all’Italiana, molte battute da caserma, tanti risolini e gomitate, sguardi tra lo sfottente e il superiore, tante prese di distanza. E dietro tutto questo, la ferrea cultura conservatrice, figlia resistente del Concilio di Trento, che da mezzo millennio costituisce una delle pesanti palle al piede della nostra gente. L’uomo – maschio, forte e dominante. La donna- sua- pari-regina-del-focolare. La sessualità che è un peccato e una vergogna. L’importante è non apparire, tra l’altro, con questo senso del “peccato” quasi esclusivamente formale e limitato al rispetto dei segreti delle camere da letto. Perché i reggini, non si scappa, sono come tutti. La febbrile attività sessuale che regola i rapporti tra le persone si svolge in città come ovunque, ma a volume basso.

Coppie scoppiate, novizi del piacere, ricercatori della novità, scambisti naturali, abbonati alle nigeriane e alle slave, amiche del marito, amiche della moglie, amici del marito. Reggio, come è risaputo, è una città dell’amore sotterraneo. E l’amore non ha generi, confini, pudore e morale. Come cantavano Fossati e Buarque de Hollanda , l’amore è ciò che non ha giudizio.

L’ostilità nei confronti dell’omosessualità a Reggio è particolarmente diffusa nel ceto basso, tra gli ignoranti, i reazionari e i cafoni, anche quelli che hanno fatto la grana. Però, a pensarci bene, anche nel resto del mondo è così. Questo vuol dire che Reggio abbonda di queste categorie. Lo scandalo sarà per loro, così chiusi nel loro orticello, così refrattari alla realtà, così penosamente di provincia, così incapaci di recepire il senso di libertà che rende l’uomo autentico.

Il passaggio verso l’accettazione pacifica di un mondo che in realtà è sempre esistito, ma che solo da poco nella storia dell’umanità rivendica con forza il diritto di farlo palesemente, è ancora lontano dal compiersi. Un Gay Pride a Reggio Calabria nel 2014, considerate le dovute differenze, è come una marcia per i diritti civili negli USA degli anni 50.

Perché qui da noi il problema non riguarda soltanto i gay. Il problema è l’intolleranza culturale, il conservatorismo accanito, la difesa disperata della zolla, l’incapacità di mettersi in gioco.