REGGIO. I Bronzi "Tirano". Cosa fare perché non sia una fiammata? MUSOLINO

REGGIO. I Bronzi "Tirano". Cosa fare perché non sia una fiammata? MUSOLINO

Fonte: elaborazioni su varie fonti (MiBAC, Provincia RC, ex APT RC)di DARIO MUSOLINO - E’ di qualche giorno fa la notizia che nel 2014 si sono sfiorati i 200mila visitatori nel Museo Nazionale di Reggio.

E' un risultato straordinario. Basta osservare, nel grafico riproposto sotto, l’andamento dei visitatori del museo reggino dai primi anni ’80, per capire la novità. Siamo tornati a trenta anni fa, agli anni delle lunghe file fuori dal Museo.

Che cosa ha portato a questo risultato? Certamente le polemiche divampate sul possibile trasferimento dei Bronzi a Milano per Expo, hanno alimentato curiosità, visibilità, e interesse. E quindi, paradossalmente, hanno giocato a favore. Hanno poi giocato la novità della sede rinnovata in toto e la nuova sistemazione, con le sofisticate soluzioni tecnologiche di frontiera. La fase di oblìo in cui erano caduti, specie dopo il trasferimento a Palazzo Campanella, sembra quindi superata e archiviata.

Il punto ora è fare sì che questo boom non sia una fiammata, effimera, destinata a riassorbirsi negli anni successivi, priva di effetti sul movimento turistico. Esattamente come accadde, sciaguratamente, trentanni fa. Se infatti guardiamo di nuovo il grafico, vediamo bene che il grande numero di visitatori registrato nei primo anni ’80 non ha avuto riscontro in fatto di arrivi turistici (linea blu, sostanzialmente piatta). Il numero di visitatori poi è via via sceso e, dal 1985, non ha mai raggiunto certi numeri, rimanendo quasi sempre al di sotto dei 150mila, e andando addirittura a volte sotto la soglia dei 100mila. Solo nella stagione della cosiddetta “primavera” (sindaco: Italo Falcomatà), la fase di ripresa della città dopo gli anni bui della guerra di mafia e degli scandali, innescò un trend crescente. Gli arrivi turistici dal canto loro sono sempre rimasti bassi, con lievi oscillazioni.

Oggi ci sono le condizioni perché ciò che è successo trentanni fa non si ripeta? In parte si, e in parte no. Rispondere a questa domanda necessiterebbe analisi storiche sui cambiamenti vissuti dalla città a cavallo del secolo, ma l’impressione è comunque che il sistema di offerta turistica, rispetto a trentanni fa, in alcune cose è forse migliorato, ma in altre forse no. Anzi, per certi aspetti sembra perfino peggiorato.

La città ha in più la Via Marina, per esempio. Cosa non da poco, che ha cambiato ormai le abitudini degli stessi reggini. L’offerta ricettiva è cambiata. E’ aumentata notevolmente la presenza della ricettività legata ai bed & breakfast, introducendo una diversificazione dell’offerta ricettiva che può giovare alla capacità di ospitare una domanda turistica più variegata. Il settore dei servizi ricreativi, quelli per esempio rivolti alla movida, è cresciuto. La città è in questo senso più vivace e stimolante. E mi riferisco nuovamente alla via Marina, versione estiva, ma anche a un’area, una sorta di “distretto dell’intrattenimento”, che sembra si stia formando nella zona del centro storico (zona Teatro comunale, via Zecca, via Demetrio Tripepi). A memoria, come cambiamenti in meglio, mi vengono in mente questi.

L’offerta di servizi culturali, invece (cinema, teatri, ecc.) asse portante di qualunque città turistica di un certo livello, se non è peggiorata non si ha la sensazione sia migliorata (per esempio: non ci sono più cinema nel centro storico, tolto l’Odeon).

E la ristorazione nel suo insieme? Un turista che probabilità ha di imbattersi in un ottimo ristorante a Reggio? Mi pongo anche qui interrogativi che restano tali essendo poco indagato questo aspetto. Ma l'impressione è quantomeno di pochi progressi. Chi legge, del resto, può valutare in base alla propria esperienza.

E, poi, l’accessibilità alla città è migliorata o peggiorata? L’aeroporto vive nell’incertezza che tutti sappiamo, in seguito anche ai cambiamenti di strategie delle compagnie che vi operano (in primis, Alitalia). Per non parlare della situazione dei collegamenti marittimi, con la città dirimpettaia. Certo, l’accessibilità via ferrovia di lungo raggio per certi aspetti è migliorata rispetto a trentanni fa, quando si viaggiava da Milano in 15-16 ore. Abbiamo ora anche la nuova Salerno-Reggio Calabria, che tra l’altro mette più rapidamente in collegamento con l’aeroporto di Lamezia (si tratta della principale porta di accesso del turismo straniero in Calabria: non sarebbe ora di attivare un servizio navetta serio con Reggio città?). E il trasporto pubblico locale? Anche qui, lascio eventualmente a chi ha più competenza in materia valutazioni più approfondite. E poi per quanto riguarda i servizi di base? Smaltimento rifiuti? Acqua? Beh, qui forse non c’è neanche bisogno neanche di commentare.

Per far sì che quei 200mila visitatori non si riducano nuovamente in futuro e anzi si trasformino in arrivi e presenze turistiche, bisogna lavorare, in modo collaborativo, su tutte le lacune, reali, del sistema. Identificandole, analizzandole bene, e quindi risolvendole. Dimentichiamo invece le dispendiose campagne promozionali, che vendono un’immagine della città non corrispondente alla realtà.

Tutti. Soggetti privati e pubblici. Nessuno se ne può tirare fuori. E la cabina di regia non può che essere l’amministrazione comunale.

Mantenere e portare su negli anni a venire sia la linea blu del grafico (anche sopra il livello di 200mila!), sia la linea rossa, è un semplicissimo, forse rozzo, ma efficace obiettivo, su cui potremo misurare in futuro la capacità dei protagonisti del turismo reggino, di costruire un sistema turistico all’altezza del pregio delle sue straordinarie risorse culturali e ambientali.