TEATRO M. Mi sento una favola, dove un favoloso Antonio Calabrò favoleggia con tutti (se vogliono)

TEATRO M. Mi sento una favola, dove un favoloso Antonio Calabrò favoleggia con tutti (se vogliono)

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“Mi sento una favola” è la nuova trovata di Antonio Calabrò e dell’associazione culturale L’Amaca, che abbiamo visto venerdì scorso alle ore 21 al CineTeatro Metropolitano DLF di Reggio. Una carrellata sulle fiabe più note, rivista, rivisitata e portata in scena dagli interpreti dell’Amaca, seguendo il metodo “Marvel”, come a Calabrò piace specificare, che trasforma tutti, interpreti, registi, aiuti alla regia, direttori di scena, scenografi, musicisti, direttori artistici, tutti, proprio tutti in co-autori. Che significa che il testo può essere modificato in corso d’opera a seconda delle caratteristiche e dei gusti della compagnia.
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Lo spettacolo è un mix&match delle favole che abbiamo letto da bambini e che abbiamo amato, da bambini e da grandi, rivisitata e corretta immaginando che il tempo sia trascorso e che i personaggi siano diventati anziani oppure si siano evoluti.
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Così, Trilly Campanellino (Anna Rita Fadda), dotata di un motorino invisibile, è diventata la postina del mondo delle fiabe, Biancaneve (Elvira Costarella) e Grimilde (Vanessa Costantino), seguita dal fedele ma sempre veritiero “specchio delle mie brame”(Umberto Aguglia), sono diventate amiche e duettano sulla scena, in maniera a dir poco esilarante, per organizzare una festa allo scopo di trovar moglie al piccolo principe (Walter Brancatisano), imbranato e infantile e incalzato dal padre Ex-PrincipeAzzurro (Benvenuto Marra) che tenta in tutti i modi di farlo diventare un playboy, come lui stesso avrebbe voluto essere.
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Perciò, si susseguono sul palco gli invitati alla festa, avvisati da una solerte Trilly, che appare e scompare dalla scena come il folletto che è: Pinocchio (Carmelo Cariddi), un grande, Alice (Mariella Romeo), Il Grillo Parlante, anzi, La Grilla (Roberta Gafà), La Sirenetta (Rita Nocera), che si occupa del catering, il Lupo Cattivo (Valerio Stancati), che è vegetariano, Cappuccetto Rosso (Luciana Ruggeri), innamorata ormai persa del Cacciatore (Nino Cervettini) il quale, alla continua ricerca del lupo, spara colpi di fucile qua e là, Hansel (Giovanni Barra) e Gretel (Irene Costantino), ecologisti, difensori dell’ambiente, patiti di manga e di tecnologia, la Bella Addormentata e il Principe Rospo (Valeria Siclari e Santo de Stefano), incontratisi per caso, e poi, la Piccola Fiammiferaia (Paola Esposito) diventata adulta e milionaria, la signora Pata-Rentola (Damiano Sofo) e le sue figliastre Anas e Genof (Federico Pugliese e Antonino Marra), la principessa sul pisello (Rosanna Palumbo), sconvolta ancora da quel tenero ortaggio, Crudelia de Mon (Daniela de Blasio) che ha puntato i Puffi come prossime vittime, la fata Smemorina (Daniela D’Agostino) che canta e balla come un usignolo, Mary Poppins (Daniela Mazzeo) che risolve tutto con un po’ di zuccherino e infine, Cene-Rentola (Alessandra Vadalà) che perde la scarpetta e si innamora del piccolo Principe, vestito da John Travolta in Pulp Fiction, e con il quale si lancia nel famoso ballo sulle note di “'You can never can tell'', di Chuck Berry.
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 La favola ha un lieto fine, altrimenti non sarebbe una favola, ma una tragedia, Cenerentola calza la scarpetta e diviene principessa, il piccolo principe si trasforma in un uomo maturo e il pubblico applaude applaude applaude.
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Ah…dimenticavo, dietro le quinte, le direttrici di scena Graziella Saffioti e Cristina Calabrò sono dimagrite a furia di contenere gli interpreti emozionati, la costumista Maria Calabrò è dimagrita a furia di accontentare i capricci delle attrici (amatoriali, che ben s’intenda), alla porta Anna Greco e Antonella Ierinò, (Staff dell'Amaca) sono dimagrite a furia di contenere la folla che voleva entrare, e i musicisti Peppe Condello, Salvatore Annaloro, Domenico Crea e Sebastian Trunfio sono dimagriti a furia di suonare e interpretare i brani, per non parlare di quanto sono dimagrite Daniela d’Agostino e Alessandra Vadalà, che hanno cantato, oltre che interpretato.
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La morale? Ognuno se la cerchi. E intanto, si goda il momento. Grazie a tutti. Alla prossima, il 16 febbraio, con “Noi siamo Sanremo”..e figuriamoci..
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Stefania Valente
Foto di Doc Gianluca e Pietro Morello