UNO. Il giorno della civetta, di Damiano Damiani

UNO. Il giorno della civetta, di Damiano Damiani
Il capitano Bellodi, emiliano di Parma, per tradizione familiare repubblicano, e per convinzione, faceva quello che in antico si diceva il mestiere delle armi, e in un corpo di polizia, con la fede di un uomo che ha partecipato a una rivoluzione e dalla rivoluzione ha visto sorgere la legge: e questa legge che assicurava libertà e giustizia, la legge della Repubblica, serviva e faceva rispettare.

La mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta.

E poi nel film Capitano Bellodi: Voi mi state dicendo a vostro modo che non parlate perché gli assassini sono ancora in libertà. Ma gli assassini sono in libertà perché voi non parlate.

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Il giorno della civetta è un romanzo di Leonardo Sciascia pubblicato nel 1961, bisogna aspettare il 1968 perché Damiano Damiani lo porti sul grande schermo. Poi aspettare il 1969 per avere con “Antimafia occasione mancata” di Michele Pantaleone il primo saggio organico sulla mafia.

Bisogna fissare bene in mente che è un romanzo del 1961. Sembra scritto oggi in molte sue parti. Quando venne fatto il film, e ancora prima quando venne scritto, la stessa parola mafia non era definita, non era usata da nessun giornale, da nessuno dei tre grandi poteri dello Stato.

“Ammettiamo che in questa zona, in questa provincia, operino dieci ditte appaltatrici: ogni ditta ha le sue macchine, i suoi materiali: cose che di notte restano lungo le strade o vicino ai cantieri di costruzione; e le macchine son cose delicate, basta tirar fuori un pezzo, magari una sola vite: e ci vogliono ore o giorni per rimetterle in funzione; e i materiali, nafta, catrame, armature, ci vuole poco a farli sparire o a bruciarli sul posto.

Vero è che vicino al materiale e alle macchine spesso c’è la baracchetta con uno o due operai che vi dormono: ma gli operai, per l’appunto, dormono; e c’è gente invece, voi mi capite, che non dorme mai. Non è naturale rivolgersi a questa gente che non dorme per avere protezione?”

Non è facile parlare dei film e dei romanzi da cui sono stati tratti i film. In questo caso possiamo certamente parlare di due grandi opere d’arte civile quella di Sciascia e quella di Damiani. Il film è tratto dal romanzo di Sciascia con soggetto e sceneggiatura di Ugo Pirro e Damiano Damiani. Gode delle intense
interpretazioni di Claudia Cardinale, Franco Nero, Lee J. Cob, con le presenze caratteriste di Serge Reggiani e Gaetano Cimarosa. Lee J. Cobb aveva già partecipato a “Fronte del Porto” e tornerà in Italia per alcuni poliziotteschi come “La polizia sta a guardare”.

Questo straordinario cast permette di fare arrivare sugli schermi la mafia. Giovanni Falcone, contro il mito negativo dell’invincibilità di Cosa nostra, diceva: “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà una fine”. E questa è la lezione che abbiamo imparato, la mafia si può sconfiggere. Il film obbliga tutti a vedere, a non rimanere distratti, ma non è stato sufficiente, se c’è stata una successiva lunga scia di distruzione e morte.

In questi giorni trovare un’ora per vedere su You tube il film può essere ancora importante. Forzando la critica cinematografica e quella della letteratura greca, è possibile costruire un ponte tra il giorno della civetta e la tragedia di Eschilo, il grande drammaturgo greco che partecipò alle battaglie contro gli invasori a Maradona ed a Salamina.

Sul piano dei contenuti il film è pervaso da un estremo rigore morale, cifra che contraddistingue Eschilo, il primo tra i poeti tragici. Sul piano formale il film introduce il doppio protagonista, da una parte il capitano Bellodi e dall’altra don Mariano Arena. Può esserci utile ipotizzare questo link. Il film è tragico in quello che racconta e in quello che fa intuire che accadrà.

*prof UniRc