LA RECENSIONE. Passato e presente Quante storie, Michele Belcastro. Pubblisfera Edizioni

LA RECENSIONE. Passato e presente Quante storie, Michele Belcastro. Pubblisfera Edizioni
Non è facile trovare nelle librerie il magnifico libro di Michele Belcastro, non più giovane silano di San
Giovanni in Fiore. Per sua libera scelta ha deciso che lo si può acquistare solo nella Sila Piccola, al punto
ristoro al bivio che avvia verso Villaggio Mancuso oppure verso il lago Ampollino, poco dopo Bocca di
Piazza.

Il titolo del libro non fa trasparire che avventura aspetta il lettore, ma qualcosa si intuisce dalla foto della
diga in costruzione del lago Arvo che campeggia sulla rossa copertina rigida. Il libro è una vera e propria epopea degli anni in cui la Sila si avviò verso la modernità, in un equilibrio fra l’industria del legno e la nascita dei grandi impianti idroelettrici degli anni trenta. Michele racconta in prima persona come ha vissuto quegli anni, quando, piccolissimo, fu portato dai genitori a vivere alle sorgenti del fiume Tacina, dove la S.M.E. stava prelevava acqua preziosa da addurre in galleria al lago Ampollino. Il tutto poco lontano dalla storica caserma Forestale (tuttora un vero gioiello di architettura di montagna), nella
meraviglia della foresta del Gariglione, il più bel bosco della Sila.

In quegli anni ferveva anche la fiorente attività boschiva della So.Fo.Me. con la costruzione della ferrovia Decauville, che portava i tronchi con teleferica dall’alta quota di Tirivolo - Differenza fino a Foresta. Decine di segherie e falegnamerie costruivano le traversine ferroviarie per tutta l’Italia. La So.Fo.Me. per il legno e la S.M.E. per l’energia bianca sono tuttora il più riuscito e valido tentativo di forte connubio fra industria e natura. Poi, Michele si trasferì già grandicello in posti – sempre silani – dove poté andare a scuola e cominciare a divorare uno dietro l’altro centinaia di libri.

Tutti gli anni di lavoro di Michele furono nella sua amata Sila; la S.M.E. lo impiegò prima sulla diga dell’Arvo, poi su quella di Savuto. E di ognuna di queste tappe racconta fatti, episodi, personaggi, ne trae spunto per riflessioni. Nel libro si ritrovano le storie di persone che hanno dato i nomi a quei luoghi: la marchesa De Seta, Mamma Giuseppina...

Insomma, il libro è uno scrigno di segreti che non sono tali solo per chi in quei posti c’è stato, c’è vissuto, ci torna spesso; per tutti gli altri sono un invito a muoversi e andare a visitarli al più presto. Il libro vale molto di più di uno spot televisivo e non può mancare fra gli scaffali di chi ama i boschi, i prati, i laghi, la natura...