di AURELIA ARITO -
Sono storie di Calabria, storie di briganti, anime ribelli assetate di libertà e giustizia o semplicemente banditi, fuorilegge che delinquono per sfuggire alla fame o ai soprusi dei padroni. Sono frammenti di tante storie – come molteplici sono quelle che riguardano il tema del brigantaggio in Calabria - quelli portate in scena a SpazioTeatro con lo spettacolo “Jennu Brigannu – storie di briganti calabresi” che ci conducono a riflettere sullo ciò che siamo stati, su ciò che siamo e saremo.
Sono chiacchiere da bar, talvolta sconnesse, ironiche o profonde, come fossero brevi flash che restituiscono l'immagine di una Calabria umiliata ed a tinte fosche, quelle dei due protagonisti dello spettacolo, scritto dall'autrice reggina Vincenza Costantino, straordinariamente interpretati da Ernesto Orrico (che ne è anche regista) e Manolo Muoio. Voci polifoniche di tanti uomini le cui storie personali si mescolano con la grande storia dell'Unità d'Italia. Due uomini che dialogano di brigantaggio in Calabria, accennando alle storie di protagonisti più o meno noti dell'epoca combinandoli all'attualità dei nostri tempi.
Un viaggio che dal racconto di una Calabria «terra traditura», in cui «non ti puoi fidare di nessuno» e la rivoluzione la puoi solo sognare, arriva all'oggi, all'attualità di una nuova politica, di nuovi “traditori” - con tanto di nomi e cognomi dei politici calabresi coinvolti in recenti inchieste - e vecchie e nuove emigrazioni, desideri di fuga dalla fame in un territorio condannato all'isolamento e ancora oggi voglia di rivalsa e affermazione personale. «Dove sono andati tutti?», chiede uno dei protagonisti. Il riferimento è ai tanti calabresi senza Calabria, costretti a «scegliere il destino di andarsene emigranti o restare briganti». Ieri emarginati che hanno lasciato la Calabria per il Canada o l'Argentina per sfuggire alla povertà, oggi sempre più laureati e professionisti alla ricerca di una identità.
Nel testo della Costantino, frutto di un lavoro di ricerca tra fonti storiche, letterarie e racconti familiari, si tratteggia – sospendendo giudizi di valore e mostrando le voci a favore e contro il brigantaggio – la storia di tanti uomini senza nome che hanno scelto di stare fuori dalla legge e farsi briganti «per seguire un sogno, un ideale, per una vendetta, un motivo d'onore, o solo per sfuggire alla fame».
La rappresentazione di “Jennu Brigannu” a SpazioTeatro rappresenta un ritorno nella città dello Stretto, dopo dieci anni dal primo debutto nel 2006 al teatro Siracusa nell'ambito di una rassegna diretta da Gaetano Tramontanta di SpazioTeatro.
Uno spettacolo longevo, che in dieci anni ha girato l'Italia - arrivando anche a New York nell'ambito della rassegna “In Scena! Italian Theater Festival NY” -, cambiando negli anni produzione (associazione culturale “Zahir”) ed il numero degli interpreti (in origine erano quattro), ma mantenendo la forza della riflessione sull'essere calabresi, sulle ragioni di ritardi e peccati originari che ci conduce a riflettere sul presente della Calabria. Racconti che mettono insieme storia e leggenda.
“Jennu Brigannu” è il terzo appuntamento della rassegna “La casa dei racconti” di SpazioTeatro, in contemporanea con l'appuntamento con “Linee d’Entrata – esposizioni fotografiche in parallelo” che, venerdì 5 febbraio, ha inaugurato l’esposizione “Studio su Le Serve” di Aldo Valenti, documentazione fotografica e artistica dello spettacolo della compagnia milanese Argomm rappresentato a SpazioTeatro nel 2009.