LE RECENSIONI DI MARIA FRANCO. Si può tornare indietro di Ada Murolo

LE RECENSIONI DI MARIA FRANCO. Si può tornare indietro di Ada Murolo
murolo “Era tornata a Trieste perché ne aveva nostalgia: i suoi palazzi, le industriose botteghe, persino il tanfo di birra e di crauti e di cren agli angoli di vie nascoste e nei cantoni della Città Vecchia, l’azzurrognolo del cielo senza orizzonte, colluso con la chiara vastità della marina che penetrava fin dentro alla città, dentro gli arcani caffè, velava le facciate e acquerellava le cupole di cilestino, e poi il blu profondo di alcune luminose mattine di bora.”

 Da reggina innamorata di Trieste (città che non ho mai visto, ma che amo appassionatamente, un amore storico e letterario, scoppiato alle elementari sui versi di Saba e poi cresciuto sulle pagine dei vari autori che l’hanno raccontata: sono convinta che anche Reggio, come Trieste, è una città di confine) non potevo che leggere d’un fiato Si può tornare indietro di Ada Murolo, pubblicato da Astoria.

L’autrice, ex insegnante, nata a Reggio e attualmente residente a Roma, qualche anno fa ha pubblicato Il mare di Palizzi, un romanzo che ricostruisce, con sapiente tenerezza, il passato della cittadina ionica scritto “per lasciare in eredità a mia figlia i ricordi dei miei anni 50”,

 Vissuta lunghi anni a Trieste, Ada Murolo costruisce la sua nuova storia intorno ad una data storica, quel 4 novembre del 1954 in cui Trieste festeggiò in piazza il suo ritorno all’Italia: “Quella giornata, che custodiva in seno il tempo sospeso di migliaia di vite, dunque sembrava allentarsi e sgretolarsi per liberarne di nuovo il corso e, mentre nell’aria risuonava ancora, flebile ormai, l’eco eroica della speranza collettiva, riprendevano il cammino interrotto i pensieri mediocri e quotidiani di ognuno, liberati dalle maglie di quell’illusoria felicità nuova.”

 Le due amiche tanto diverse da loro, la timida, biondo-slavata Alina, figlia di una benestante famiglia ebrea e la mora, affamata d’amore Berta, figlia di un alcolizzato e di una domestica, separate dalle vicende storiche e dalle scelte di vita – la prima, unica sopravvissuta della sua casa ai campi di sterminio, fuoruscita dalla clinica psichiatrica in cui è rinchiusa e la seconda, scappata, con due figlie piccole, dalla Romagna contadina, dove aveva seguito, da moglie, il bel soldato conosciuto quando era di stanza a Trieste – si rivedono nella straripante piazza della festa.

 Gli orecchini di Nora, la madre di Alina, che si intravvedono oltre i capelli sciolti di Berta sono la scintilla da cui, in un lungo flashback cha alterna personaggi e tempi, si dipanano le vicende che hanno portato fin lì le due amiche d’infanzia. Il ritrovarsi è come un possibile riinizio per entrambe, nonostante le ferite che ognuna di loro si porta dentro: la fiducia nella forza intrinseca della vita di cercare, sempre e comunque, altra vita che il titolo, senza punto interrogativo, sottolinea.

Libro che è impossibile leggere senza desiderare di andare a conoscerla, Trieste, percorrendola tutta intera e respirandola a pieni polmoni, Si può tornare indietro è un testo vivo e di felice lettura.  Per lo stile classico, fluente senza orpelli, la descrizione di due protagoniste vere e di altrettanto veri comprimari (in particolare la moglie del sarto e lo squallido Italo che, in momenti diversi della vita, fa male prima ad Alina e poi a Berta), l’uso vivace del triestino, il naturale intessersi delle storie personali nella Storia generale, la descrizione, innamorata, di Trieste, del suo mare e della sua “coroncina di alture”, della bora, delle piazze, dei caffè, dei canali, dei negozi, dei moli e delle rive, del suo cielo e della sua aria.

*Ada Murolo, Si può tornare indietro, Astoria edizioni.