L'ANALISI. Gruppo Stellantis e la possibile Agenda Automotive Sud

L'ANALISI. Gruppo Stellantis e la possibile Agenda Automotive Sud

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Intanto le cifre del colosso Stellantis, nato dalla fusione FCA-PSA: 180 miliardi di euro di fatturato,  400mila dipendenti, più di 8milioni di auto vendute all’anno, ben 13 marchi da gestire su una scala di mercato praticamente globale.

Il settore dell’automotive, tendenza ormai inarrestabile, va sempre più verso nuove fusioni e parallelamente verso sistemi di mobilità elettrica.

Ciò detto poniamoci una domanda: questa nuova realtà industriale può rappresentare un’opportunità per il Sud d’Italia o, viceversa, è neutra dal punto di vista della politica industriale?

Il Sud e l’auto hanno una storia di passione ma anche di delusioni. Inutile riparlare delle ferite ancora aperte di Termini Imerese, di Alfa Sud, degli stop and go di Pomigliano d’Arco e via discorrendo.

Esistono tuttavia filiere, alluminio e leghe in primis, ormai strategiche per la componentistica, che hanno spesso trovato nel Sud Italia una significativa complementarietà rispetto al Nord. (Ultimo esempio in ordine di tempo, la partnership tedesca Schlote, Sira Industrie e Bohai Trimet con sede a Nusco in Irpinia.)

Le regioni meglio attrezzate sono sicuramente la Basilicata, con lo stabilimento FCA di Melfi, che vanta tra diretto e indotto circa 12mila dipendenti, e la Campania che vanta nella componentistica un indotto pari a circa 15mila addetti, legati agli stabilimenti FCA di Pomigliano d’Arco e Pratola Serra.

Esiste tuttavia una grande opportunità legata ai trend evolutivi del settore: il passaggio verso la mobilità elettrica è destinato a modificare totalmente la filiera della componentistica. Per intenderci, dalla trazione, che riguarderà motore elettrico, batterie e organi di trasmissione, fino alla guida autonoma o ai veicoli connessi, con i suoi sistemi attivi di guida e frenata, di realtà aumentata, delle soluzioni di infotainment solo per citarne i più importanti, il Sud può giocare una sua partita legata al ruolo della ricerca e della rete di Università che già sono impegnate nel comparto.
Giocherebbero a favore di questa opzione le priorità sulla green economy indotte dal Recovery Plan dell’UE e l’agenda degli Obiettivi ONU 2030 in materia di sostenibilità ambientale.

La questione di politica industriale che intendiamo porre riguarda, quindi, la definizione di una scelta concertata tra Regioni e Università del Mezzogiorno mirata alla creazione di un’Agenda Automotive SUD per la valorizzazione dei saperi e la loro finalizzazione verso la componentistica dei sistemi di mobilità smart ed elettrici.
Costituirebbe la soluzione più ovvia per favorire l’incontro tra il capitale cognitivo e di ricerca, presente e prodotto nel Sud, con una domanda mondiale di componentistica automotive, di tipo smart ed high-tech, che appare sempre più in crescita.

Stellantis e Sud Italia. Tentar si può.