L’INTERVENTO. In Calabria la partita strategica della Lega di Salvini per un nuovo Cdx

L’INTERVENTO. In Calabria la partita strategica della Lega di Salvini per un nuovo Cdx

Se si guarda alla Cittadella, Cosenza è ora più lontana da Catanzaro.
Come era prevedibile, l’assenza del Sindaco di Catanzaro Sergio Abramo alla manifestazione per le liste che dovrebbero sostenere Mario Occhiuto Governatore della Calabria, non era occasionale, ma voluta e fortemente argomentata. Abramo ha in realtà espresso in modo inequivoco la rivendicazione di Catanzaro protagonista sulla scena della politica regionale. Ha maturato il convincimento che la sua lunga vicenda politica, per evolversi in maniera definitiva, deve giocare tutto sulla città dei Tre Colli che deve recuperare centralità politica in Calabria, mentre sul piano cittadino deve restituire prestigio e vivibilità al suo centro storico, sospeso tra occasioni perdute e abbandono. Ecco perché Abramo non farà da piedistallo al Sindaco di Cosenza, a sua volta impegnato in una difficile partita a cavallo tra politica e giustizia. Uno scontro, quello tra i due sindaci, che è anche la metafora di quanto sta avvenendo a livello nazionale in quel che resta di Forza Italia e di quello che potrebbe diventare il nuovo Centrodestra.

Infatti è vero che il confronto tra Abramo e Occhiuto sembra tutto interno a Forza Italia calabrese, con l’attuale gruppo dirigente immediatamente schierato a sostegno del Sindaco di Cosenza. Ma è pur vero che l’avvento alla guida del Partito dell’ex Cavaliere di Toti e la Carfagna potrebbe aprire nuovi scenari, con ricadute immediate anche e soprattutto in Calabria. Soprattutto il ruolo di Toti rafforza l’alleanza, all’interno del centrodestra, principalmente con la Lega di Salvini, rimettendo in gioco tutte le strategie sinora pensate o messe in campo nei territori dove si voterà.

E qui si apre una grande riflessione sul Partito di Salvini, che ha celebrato gli Stati Generali, la sua prima assise organizzativa, in Calabria col Commissario bergamasco Cristian Invernizzi.

Matteo Salvini, eletto parlamentare proprio in Calabria, alle recenti elezioni europee ha ottenuto un significativo successo diventando qui il secondo partito, con oltre il 20%, davanti al PD. Ma dietro il M5S, che pur registrando una significativa perdita di voti si conferma, come nel resto del Mezzogiorno, la prima forza politica. Anche qui si è aperto uno scenario politico su cui si gioca non solo il futuro assetto del governo regionale calabrese, ma il destino dell’alleanza gialloverde. Che a livello nazionale naviga in mari sempre tempestosi, tra annunci, promesse, veti e minacce e intenzioni vere di rotture, dette e non dette.

Il Mezzogiorno, ancora una volta, sarà l’indice del successo del progetto di cambiamento per il Paese promesso da Salvini e Di Maio. La storia ci insegna che lo stesso processo di unificazione dell’Italia subì un forte rallentamento rimanendo purtroppo incompiuto, proprio per il mancato coinvolgimento del Mezzogiorno, abbandonato al risentimento delle popolazioni, spesso illuse e coinvolte dalla voglia di rivalsa borbonica e dal ribellismo del brigantaggio, domato nel sangue dal governo sabaudo.

Di Maio sembra averlo capito. Non a caso sta concentrando tutte le sue residue risorse per trasformare in consenso il rancore sociale e il risentimento di tanti giovani e pezzi di società, che hanno perso la speranza e si accontentano delle regalie di stato, che non rafforzano dignità e diritto di cittadinanza, ma perpetuano subordinazione e dipendenza. Manca però un progetto di reale trasformazione e di riscatto di territori delusi da troppi appuntamenti mancati con il progresso e la modernizzazione. I calabresi, stanchi di uno Stato distante e ostile, che desiderano “essere parlati” come diceva Corrado Alvaro, cercano sempre libertà e giustizia vera, non giustizialismo ottuso e manettaro.

Ecco perché, nel vuoto di proposta e di affidabilità del PD di Zingaretti, paradossalmente proprio la Lega di Salvini è chiamata nel Mezzogiorno e in Calabria ad un grande esame di maturità politica e istituzionale. E‘ chiaro, cioè, che qui non bastano le crociate sui migranti o sulla sicurezza, mentre incombe lo spauracchio (più esasperato che reale) dell’autonomia differenziata, richiesta da alcune regioni del Nord.

Salvini, al netto delle iperboli linguistiche sulle derive neofasciste del sovranismo, sinora ha dimostrato grandissima capacità di parlare, facendosi capire, alle parti più sensibili dell’animo umano, anche se non sempre alla parte più razionale. Il Paese, proprio perché chiamato ad un confronto difficile e decisivo con l’Europa della Finanza e delle regole asfissianti di Bruxelles, ha bisogno di portare a termine il suo processo di unità reale, dal punto di vista economico e sociale, recuperando alla causa la parte più debole, ma ricca di risorse umane e territoriali, come il Mezzogiorno e la Calabria in particolare. La partita è interamente in mano a Salvini, non solo perché ha i numeri e le condizioni più favorevoli all’interno del Centrodestra. Ma deve al più presto sciogliere il nodo dell’alleanza con Di Maio e i vincoli di un contratto di Governo, che si rivela sempre più distante dagli interessi reali del Paese. Salvini sembra voler sperimentare proprio in Calabria questa nuova fase. Specie se dovesser elezioni regionali calabresi e politiche anticipate.

Ovviamente non mancano i segnali di una forte dinamicità dei pretendenti leghisti nella corsa verso la Cittadella. Rispettosi della parità di genere, vengono riferite da fonti solitamente bene informate, aspirazioni per nulla mascherate di Giuseppe Chinè, Consigliere di Stato e potente neo Capo di Gabinetto del MIUR, Pietro Molinaro, ex Presidente della Coldiretti, un tempo ricco serbatoio elettorale della Dc e Vincenzo Sofo, giovane e rampante candidato al Parlamento Europeo, ma soprattutto invidiato fidanzato di Marion Le Pen, nipote di Marine. Mentre tra le donne la gara è tra Innocenza Giannuzzi, brillante imprenditrice sponsorizzata dal potente Presidente del Veneto, Zaia, Emilia Ciodaro, già Presidente del Consiglio Comunale di Paola, moglie dell’ex assessore regionale Sergio Stancato, che avrebbe portato una valanga di voti alle europee proprio a Sofo, Tilde Minasi apprezzata avvocato, in corsa anche per la carica di Sindaco di Reggio Calabria.

Una pluralità di candidature “pesanti” che legittimano l’opinione che la Lega guardi alla Calabria come a un appuntamento strategico.