L’INTERVENTO. Ci vorrebbe (ci sarebbe voluto) un progetto, non accozzaglie e rimasticature

L’INTERVENTO. Ci vorrebbe (ci sarebbe voluto) un progetto, non accozzaglie e rimasticature

elcal

In Emilia ha vinto Bonaccini. È bene ripeterlo. Ha vinto un candidato: che, non solo aveva già dato ottime prove di sé, ma era percepito dai propri elettori come quello giusto: il più giusto, l’unico cui affidare, nell’anno di grazia 2020, il governo dell’Emilia Romagna. Il candidato (fin dall’inizio sostenuto a spada tratta da Renzi, ma su cui il Pd non era del tutto certo, anzi cercava l’accordo coi 5Stelle) ha vinto “oltre” i partiti che l’hanno sostenuto.

In Calabria, più che vincere Jole Santelli, ha perso Callipo. Lo dico con rispetto nei confronti della prima donna governatrice della Calabria, un dato che le femministe dure e pure considerano nello specifico irrilevante e che, a mio parere, non va sottovalutato: in fondo era l’unica novità nei due schieramenti che si potevano davvero contendere la presidenza della Regione. Ma non è stata la Santelli, che pure ha vinto con margine schiacciante, a trainare la sua coalizione, è stata la coalizione della Santelli più forte di quella di Callipo. Che, di suo, era una candidatura debole. Se tu, partito, non ricandidi chi ha governato per cinque anni, in automatico, che sia vero o meno, quasi ti scusi del tuo stesso operato in quei anni. Soprattutto se lo fai individuando una personalità che, al di là dei suoi successi professionali e della stimabilità personale e indipendentemente dai suoi meriti o demeriti, non viene sentito, dagli elettori, come la persona capace di promuovere la rivoluzione di cui parla.

Ma, questo, vale – e solo in parte – per chi, in Calabria ha votato. I 4 su 10, grosso modo, che sono andati a votare. E che, come in tutte le precedenti elezioni, hanno punito chi governava prima e promosso chi governava prima ancora. Senza dare alla Lega i voti che Salvini probabilmente si aspettava, dando fiato a Forza Italia ed energie alla Meloni. Per esprimere convinto appoggio alle politiche del Centro destra? O, più banalmente, per esprimere insoddisfazione per la gestione della Calabria governata dal Centro sinistra? Se, ogni volta, dalla prima votazione regionale in poi, è valsa quella che Aldo Varano chiama la legge del pendolo, le cause sono molte, ma la principale va cercata, a mio parere, nel fatto che, in una regione con sì gravi problemi, non solo la cattiva gestione, ma anche il magari po’ di positivo che la politica realizza, viene recepito come insufficiente. Per cui, si vota A per punire B, poi si vota B per punire A e così via, in una giostra a perdere, alla fine, per tutti. Il voto clientelare, il voto di piccolo scambio, il voto perché non si può fare a meno di votare il cugino del compare ci sono tutti. Ma c’è l’accumulo di insofferenze che, nel quotidiano, ogni cittadino prova di fronte alle troppe cose che non funzionano o funzionano meno bene di quanto dovrebbero. Il voto come una sorta di sfogo contro l’esperienza di essere, troppe volte, cittadino di serie B rispetto al altre regioni.

E qui c’è un limite della politica regionale non solo nel fare ma anche nel raccontare, con dignità, i propri sforzi e le proprie difficoltà e un limite dell’informazione che passa, senza soluzione di continuità, dall’indignazione per questa o quella cosa che non va bene all’esaltazione per questa o quell’altra conquista verso le magnifiche sorti e progressive.

Un doppio limite che incide fortemente sul non voto. I 6 su 10 che, il giorno del voto, restano a casa, rappresentano realtà diverse. È un errore considerarli dei mentecatti traditori della Calabria (si leggono dichiarazioni simili su fb in questi giorni). I politici prima di tutti, ma, insieme con i politici, i giornalisti, gli intellettuali, dovrebbero cercare le parole giuste per convincere i cittadini che farsi carico della cosa pubblica col voto ha “valore”: per loro, i loro figli, la loro terra. Ma non è operazione che si possa fare in campagna elettorale. Ci vuole tempo, pazienza, capacità di mettersi in discussione.

Soprattutto ci vorrebbe un progetto per la Calabria. Non accozzaglie e rimasticature. Idee. Idee. Idee su cui ragionare. E un obiettivo che faccia battere il cuore.