(ReP)
Non v’è dubbio che io senta parlare della realizzazione del Ponte sullo Stretto, da quando ero bambino, nella cui ottica si sono succeduti studi, progetti, verifiche e quant’altro utile ad alimentare l’attenzione, sul “sogno o illusione”, delle regioni Calabria e Sicilia.
Allo stato attuale, esaltando l’arbitrio dei potenti, con una autentica, acrobatica giravolta, irrompe seducentemente nel pulsante proscenio, il Sig. Salvini, che, fino a qualche anno addietro, invocava l’ausilio dell’Etna e del Vesuvio per risolvere il gravoso (per il nord) problema meridionale. Mentre, non va dimenticato la costante, netta opposizione della Lega in ordine alla realizzazione del ponte, il cui giornale di riferimento, “Padania”, ha più volte suggerito di utilizzare i soldi necessari per “realizzare le grandi opere” al nord. Ne deriva che, il subdolo “neo meridionale”, da fare impallidire Gaetano Salvemini, Giustino Fortunato, Pasquino Crupi ed altri, si travesta freddamente, indossando abiti strettissimi da benefattore dell’Area dello Stretto, ed ostenta l’imminente realizzazione della congiunzione stabile della stessa, attraverso un collegamento viario Reggio-Messina.
Contestualmente, con megalomania sapienziale, insorge contro il reddito di cittadinanza, diffusissimo nell’area meridionale, auspicando cinicamente la tanto agognata realizzazione dell’autonomia differenziata, vera ed autentica finalità perseguita.
Emerge lo spietato disegno, realizzato a mano libera, di chi, con personalità fuori controllo, continua ad umiliare e calpestare i più deboli, prospettando, quale “premio di consolazione”, l’imminente realizzazione del ponte. Prodigandosi, altresì, assieme al Sig. Calderoli, Ministro dell’Autonomia leghista, per concretizzare il tanto bramato ed ambito regionalismo differenziato. La cui realizzazione aumenterebbe irreversibilmente il già enorme divario, oggi esistente, fra nord e sud. Vero obbiettivo perseguito!
A Salvini, il cui modus operandi resta saldamente ancorato ad un incomprensibile ardore persecutorio, nulla interessa delle gravissime carenze infrastrutturali esistenti in Calabria e in Sicilia, condannate inesorabilmente al deliberato isolamento, alimentando la crescita di spazi che non sfuggirebbero al controllo delle organizzazioni criminali. Elude, con miope arroganza, la prioritaria, quanto gravissima problematica connessa alle condizioni pietose in cui versa, da sempre, la statale 106 (“strada della morte”) che tarda ancora ad essere realizzata; per non parlare del collegamento ferroviario Reggio-Taranto (oggi ben sette ore di percorrenza), che ancora oggi attende di essere raddoppiato, tanto meno dell’alta velocità che in Sicilia non esiste e che nel continente si ferma inesorabilmente in Campania.
Ne consegue, scolasticamente, che nessuna autonomia differenziata può essere realizzata ad libitum, senza individuare prioritariamente le quote essenziali dei servizi, assicurando la non differibile istituzione del fondo equiparativo, l’equilibrio infrastrutturale, sul cui argomento, recentemente, si è pronunciato egregiamente anche Mons. Mimmo Battaglia, catanzarese, arcivescovo presso la Diocesi di Napoli.
Inevitabile l’esigenza dominante di rifuggire dall’obbiettivo malvagio ed umiliante di distribuire le risorse, ancorandolo ad una fortemente penalizzante (per il sud) “spesa storica”. Sul punto, non va sottaciuto quanto dichiarato, urbi et orbi, dal Governatore Occhiuto, quasi un anno addietro, quando in Consiglio Regionale si è chiaramente espresso per il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni. Allo stesso, nonché a tutta la deputazione calabrese in carica, da sinistra a destra, passando per il centro, va rivolto il doveroso invito a contrapporsi a questo infido disegno di sprezzante ispirazione leghista. “Qui si parrà la tua nobilitate!”. Diceva e scriveva il Poeta Sommo.
*Avvocato, già consigliere della Regione Calabria.