I fatti che vedono coinvolti i tanti personaggi nella vicenda Qatargate, nella ricerca delle origini del male da cui tutto dipenderebbe, vedono onnipresente una parola: liberismo.
E' una tesi, che si basa sull’accettazione tout court del capitalismo, del danaro e dei suoi vizi, del 'sistema' e dei suoi valori conseguenti, come condizione da cui la corruzione è un corollario obbligato più che una conseguenza occasionale.
Certo, se in un insieme di norme e di istituti preposti all'organizzazione della vita associata non si introducono pesi e contrappesi, le pulsioni istintive dell'uomo alla sopraffazione, a far prevalere aspetti che prevaricano ed escludano, darwinianamente prevalgono, e l'intera impalcatura su cui è basata la convivenza rischia di collassare, comunque fragile e precaria. Norme e istituti che sono presenti solo in uno Stato liberale, è subito il caso di aggiungere, dal momento che in nessun'altra forma statuale si ravvisano strumenti siffatti, talché si potrebbe fissare un punto su cui basare un confronto: tutto dipende dalla politica. Dalla politica che si esplica nel voler perseguire fini connessi a valori destinati a declinare se non intervenisse la mano di chi dirige dinamiche e processi, investito dal consenso popolare.
I valori fondanti della sinistra si possono rinvenire in giustizia sociale, solidarietà, servizi equamente distribuiti in un benessere condiviso: tali valori mettono al riparo da ruberie, corruzioni, malversazioni? Descrivono un mondo, ideale, fatto di purificazione delle anime e sterilizzazione di pulsioni criminali? Secoli di studi filosofici, tomi di studi economici, distillano una impalcatura a partire della quale è possibile progettare e manutenere un disegno di società via via perfettibile ma che non garantisce, deterministicamente, il riparo da insidie insite nella natura umana.
Non è di aspetti religiosi o filosofici che si disquisisce, quindi, quanto di modelli, modelli di convivenza, sviluppo e controllo, gestione della cosa pubblica.
C'è stato chi, di recente, chiamando in causa motori forti dell'essere umano, quali quello dell'istinto di potenza, oltre quello dell'arricchimento, asseriva che le varie misure possibili per contenere fenomeni di reclutamento mafioso giovanile sono comunque parziali, stante il fatto che quanto propone e offre un'attività altamente lucrativa come quella della malavita organizzata giammai sarà compensato sul terreno materiale da qualsiasi altra suggestione avanzata, per quanto remunerativa oltre che virtuosa.
E' un uomo di sinistra che pronuncia queste parole, ed è evidentemente consapevole che la sinistra, la politica in generale, non hanno demiurgicamente parlando capacità risolutive, se non si accompagnano di un insieme di 'norme' che afferiscono alla sfera di azioni prepolitiche, queste sì morali, che permeano identità individuali e collettive.
Parlare di questione morale, perciò, si deve, rifuggendo però dal cadere nel moralismo e nell'ideologismo che non aiuterebbero a diradare un po’ di nebbia, fra la tanta che incombe.