L'INTERVENTO. Mosca brucia, abbiamo perso la pace

L'INTERVENTO. Mosca brucia, abbiamo perso la pace

Alla fine della prima guerra mondiale pochi, lungimiranti, inascoltati uomini dela parte vittoriosa dissero: "Abbiamo vinto la guerra ma abbiamo perso la pace. Keynes, tra gli altri, intuì che la "pace cartaginese" imposta alla Germania, profondamente umiliata dalle clausole del trattato di Versailles, avrebbe preparato una nuova e immane tragedia per l'umanità.


Nessun “profeta” potrebbe oggi dire altrettanto. Nessuno dei contendenti dell’odierna “guerra mondiale a pezzi” potrebbe dire abbiamo vinto la guerra. Dopo il massacro avvenuto in un teatro di Mosca, quali che siano i responsabili ed esecutori materiali, l’unica cosa chiara è che il destino del mondo è sempre più fuori controllo. Nessuno potrà mai vincere la “prima guerra mondiale del ventunesimo secolo”, anche perché si combatterebbe fatalmente con armi in grado di annientare l’intero pianeta. Stiamo solo perdendo definitivamente la pace.

Solo gli ineffabili capi di Stato e di governo dell’Unione europea sembrano non vedere, fingono di non sapere. Dopo aver messo da parte, da lungo tempo, le autentiche ragioni fondative del processo di integrazione europea, discettano delle magnifiche e progressive sorti per i popoli europei dell’economia di guerra: «è giunto il momento – scriveva Charles Michel poche ore prima che un teatro di Mosca bruciasse – di un autentico cambiamento di paradigma in relazione alla nostra sicurezza e difesa. Sono decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella propria sicurezza e difesa […]. Dobbiamo essere pronti a difenderci e mettere l’economia dell’Ue sul piede di guerra».

Ma, come si è visto plasticamente nell’ultimo Consiglio europeo (21-22 marzo), l’invocazione retorica di un’Europa della difesa, in assenza di una politica fiscale sostenuta da un debito comune (i paesi “frugali” si oppongono agli eurobond per la difesa), è destinata a ridursi a  “funzionalismo bellico”, la conversione dell’intero sistema industriale europeo alle prioritarie esigenze della produzione di munizioni di ogni genere, in nome e per conto della Nato e dell’“amico americano”. Gli USA sono, infatti, intenzionati a “sub-appaltare” a noi Europei la guerra russo-ucraina e a dirigere le loro armate sul fronte dell’Indo-pacifico.

Si sarebbe, allora, tentati di dire che è il solito “armiamoci e partite”. Che sono solo parole, parole, parole al vento. Ma è già è accaduto altre volte nella storia che parole di inconsapevoli comparse siano state usate dai veri signori della guerra come un utile pretesto bellico.

Questo è un appello ai “governanti” (si fa per dire) europei. Passate la mano, “arrendetevi”, alzate “bandiera bianca”. Che – ce lo ha insegnato Papa Francesco – non significa una resa totale al nemico, ma piuttosto simboleggia la volontà di iniziare una trattativa con l’avversario per trovare una mediazione realistica. Se non comprendete che questa è l’unica strada possibile, avrete perso la pace. La vostra legittimazione politica e morale è pari a zero, come scoprirete vostro malgrado nelle imminenti elezioni del prossimo giugno. Riconoscetelo, saremo generosi. Faremo dei prigionieri, stenderemo un velo pietoso sulle vostre irresponsabili velleità e furbizie.

Saremo meno generosi con noi. Abbiamo sin dal numero zero del nostro web magazine prodotto perspicue analisi sulle origini e sulla morfologia della “guerra mondiale a pezzi”. Bene, ma non è più sufficiente. Non abbiamo capito che era venuto il tempo di agire, che era venuto il tempo di un cambio di passo. Per quel poco che vale lo faremo. Non saremo complici. Altrimenti anche noi avremo perso la pace.