momento all’opposizione.
Le vicende ultime della Basilicata e del Piemonte segnalano, infatti, un percorso ed una storia che in Calabria la sinistra ha già ampiamente conosciuto nel dopo Mario Oliverio e che hanno portato a sonore sconfitte, prima a favore di Iole Santelli e poi di Roberto Occhiuto. La ricerca di candidati pescati all’ultimo momento dalla cd società civile ma improbabili competitori; l’assenza delle primarie per potere adeguatamente selezionare la classe dirigente e la litigiosità dentro e fuor i due principali partiti di quella che dovrebbe essere la coalizione: tutto questo è, infatti, un film che in queste ore si sta squadernando nelle due regioni succitate ma che in Calabria è un film gia’ visto da almeno 5 anni.
Il punto è che ora nel preparare il ritorno alle urne per la Regione non pare proprio che si stia cambiando registro e regna una discreta confusione, con l’accavallarsi ancora una volta di nomi, veri o presunti, di candidati alla presidenza, da Cosenza a Reggio passando per Corigliano-Rossano, fino a Catanzaro e Lamezia. Ma il punto vero non è nemmeno questo ma l’assenza, o la tiepidezza per essere buoni, di un progetto politico alternativo a quello del centro destra e di Occhiuto.
Il principale partito della sinistra, cioè il PD, è qui (ma anche altrove in verità) in una fase di sostanziale inazione: a gennaio doveva tenersi una conferenza programmatica più volte annunciata dal segretario regionale ma siamo ad aprile e non se ne sa nulla. Ora si vocifera una nuova scadenza, a metà del prossimo mese presente Schlein. Vedremo.
Le elezioni europee sono alle porte ma nessun calabrese sarà in lizza per una possibile elezione. Nelle città più importanti inoltre la situazione interna è ancora preda a divisioni, rancori, paralisi di fatto, nonostante il centrosinistra governi nelle tre principali città capoluogo (Catanzaro, Cosenza e Reggio). La domanda che molti si pongono a questo proposito è se si riuscirà a sfruttare questo indubbio capitale nella partita delle regionali o si vivrà un’altra ed estenuante stagione della ricerca del candidato più esterno che non si può, spacciato per novità ma poi incapace di parlare almeno all’elettorato di riferimento.
Altra questione è quella del campo, largo o lungo che sia: l’accordo tra PD e 5 Stelle pare al di là di tutte le valutazioni che si possono fare il punto minimo di partenza su cui lavorare. In almeno due di quelle città in campo amministrativo e gestionale del Comune va tutto bene, con accordi e compresenze negli esecutivi delle due forze politiche. Basta? Certamente no ma in ogni caso da lì occorre partire, cioè da una base di alleanza che già esiste, che lavora assieme, al di là se la principale espressione (cioè il Sindaco) sia o meno del Pd. Anzi la presenza di espressioni
altre del campo del centrosinistra (penso ai socialisti e non solo) dovrebbe aiutare l’allargamento del campo e dei contadini (di prodiana memoria). Il laboratorio riformista messo in campo due giorni fa a Cosenza nella bella iniziativa con Franz Caruso, il segretario nazionale del Psi e l’ex ministro Orlando è un buon segnale.
Quello che in ogni caso non si può permettere il Pd è di dilapidare un’altra occasione alla ricerca del candidato che non c’è. Il centrodestra non ha bisogno di vantaggi gratuiti vista già la sua forza politica ed elettorale.