E’ passato – ricorda Ambrogio - mezzo secolo. Viviamo in un mondo, in un’Italia e in una Calabria molto diverse rispetto a quegli anni. Per rimanere in tema, oggi, buona parte delle coppie non si sposano, preferiscono convivere senza questo sigillo giuridico, e quelli che lo fanno possono, nel caso, divorziare rapidamente. Eppure, non per questo sono scomparsi fenomeni, come i femminicidi, che negano la libertà e l’autonomia alle persone. Ritengo che il conflitto fra le esigenze di maggiore libertà e democrazia e le tendenze conservatrici e autoritarie, seppure in forme diverse, è però attualissimo.
Ma non era affatto così 50 anni fa appunto e non lo era forse ancor di più in Calabria, dove si era appena fuori, o forse manco, dagli effetti politici e sociali dei moti di Reggio e anche quel diverso risultato elettorale tra Cosenza e
Catanzaro da un lato e Reggio dall’altro può avere una spiegazione.
E’ necessario, per un attimo, ricordare infatti il 1974. Gli anni immediatamente precedenti, dai fatti di Reggio Calabria alle elezioni politiche del 1972, avevano visto uno spostamento a destra dell’asse politico, soprattutto con l’espansione della forza elettorale del MSI. Sull’onda dei risultati di quelle elezioni, Andreotti formò un governo senza i socialisti, che, però, entrò in crisi dopo un anno. Sulla scena si fece sempre più incisiva l’azione dei vari gruppi del “partito armato”. Le Brigate rosse, a Genova, quindici giorni prima del referendum sul divorzio, rapirono il giudice Sossi. Due settimane dopo il referendum, nel corso di una manifestazione antifascista, la strage a Brescia, ricordata due giorni fa da Mattarella. Poi la bomba sul treno Italicus. Da ciò la grande preoccupazione di Berlinguer e la proposta del compromesso storico o della solidarietà nazionale. Ma c’era Fanfani, nuovo segretario della DC e il referendum, nelle sue intenzioni era l’occasione più propizia per tentare di realizzare il suo obbiettivo e infatti si
pose alla testa di uno schieramento con la DC, la destra conservatrice e quella neofascista del MSI, con il sostegno
aperto della Chiesa.
-Da questo punto di vista il Mezzogiorno e regioni come la Calabria erano un campo di battaglia aperto per questo
schieramento. Cosa ricordi di quella competizione?
Il Mezzogiorno e la Calabria erano per Fanfani particolarmente ricettivi alle ragioni della crociata anti-divorzista. Il disegno politico di Fanfani era chiaro: riproporre un paese diviso, con il mezzogiorno nuovamente “palla al piede” del progresso. In Calabria, come in tutto il Mezzogiorno, la campagna antidivorzista solleticò umori, subculture arcaiche, l’ancestrale paura del nuovo. In Calabria poi non ne parliamo: le mogli degli emigrati, centinaia di migliaia, divennero, sotto questa luce, le sicure candidate ad una vita di solitudine e di povertà. E la battaglia venne condotta con tutti i mezzi, con toni terroristici da parte della Chiesa, con caratteri sanfedisti. Ricordo solo che Fanfani nelle piazze giunse ad usare espressioni volgari per collegarsi agli umori più primitivi, fini ad affermare che col divorzio i mariti scappare con le donne di servizio. Almirante l’esempio più calzante dell’ipocrisia avendo alle spalle un divorzio in Brasile.
Tutta questa campagna creò dei problemi al movimento e alla sinistra?
L’intendimento di Fanfani era proprio questo: sfondare nell’elettorato popolare e contadino del PCI. Lo schieramento divorzista che nazionalmente vedeva protagonisti i promotori della legge sul divorzio, in primo luogo Pannella, in Calabria poggiava sui partiti: il PSI, in particolare Mancini a Cosenza che si impegnò molto, i repubblicani e i socialdemocratici che non avevano grandi forze, un gruppo combattivo di cattolici delle ACLI e personalità intellettuali e del ceto medio professionale. Il PCI, dopo una fase di esitazione iniziale dovuta alla preoccupazione di
andare ad uno scontro col mondo cattolico, si impegnò fino in fondo nella battaglia. In Berlinguer c’era molta ansia per il voto del Mezzogiorno. Ricordo diverse riunioni in cui discutemmo per vedere come affrontare le difficoltà. Politicizzammo il confronto rendendo esplicita la posta in gioco, con la nostra forza di convincimento fra i ceti popolari e delle campagne.
Ci fu uno specifico tutto calabrese però di quella campagna referendaria. Uno su tutti che finì poi su tutte le pagine dei giornali nazionali….
Ricordiamo anche i numerosi, tragici episodi di sangue avvenuti alla fine della guerra, quando con il ritorno dei soldati vennero alla luce relazioni extra-coniugali. Coraggiosamente, il sindaco di Rombiolo, un comune del vibonese, raccontò anche ai giornali nazionali, quando, ritornato dalla guerra era stato costretto dai suoi parenti a uccidere la moglie infedele, condannata anche dai suoi familiari. Aveva scontato la pena e negli anni era diventato il
patriarca di quelle comunità e bastava guardarlo negli occhi per scoprirne i motivi. Volle ricordare la sua tragedia per testimoniare come fossero eticamente lontani modelli di vita e ai valori dettati dalla Chiesa’’.
- Evidentemente però la percezione di quel mondo antidivorzista era sbagliata se andiamo a rileggere gli esiti di
quel voto…
I risultati dimostrarono che la valutazione di Fanfani sulla società del Mezzogiorno era sbagliata. La parte della società che aveva subito i maggiori cambiamenti, raccolta soprattutto nelle città, aveva dato un sostegno ampio ad una legge di civiltà. In Calabria ci fu il migliore risultato del Mezzogiorno continentale con la vittoria nelle provincie di Cosenza e Catanzaro, mentre nella provincia di Reggio le forze conservatrici della DC e quelle del MSI resistettero
maggiormente. I cambiamenti avevano riguardato i comportamenti personali e il senso comune. La scolarizzazione aveva rotto l’isolamento culturale e i figli influenzavano i genitori educandoli, L’emigrazione fu, a mio parere, un grande agente di modernizzazione, avendo fatto conoscere un mondo non immobilizzato da sclerotiche strutture sociali. Gli emigrati non poterono tornare a votare dai paesi europei e dal nord, come avevano sempre fatto negli anni precedenti, ma avevano influenzato il loro ambiente familiare e amicale. Le crepe apertesi negli anni ‘60 nella vecchia impalcatura culturale e di costume ad opera della nuova generazione si erano allargate e avevano permesso l’emersione di energie fino a quel momento non percepite. Il 18 aprile del 1948, quando il richiamo della Chiesa era stato decisivo, era lontano e non riproponibile’.
- Che esito ebbe quel voto del maggio 1974 nelle successive vicende politiche calabresi, se lo ebbero?
In Calabria e nel mezzogiorno si registrò un fatto rilevante: l’apparato politico e di potere, i centri della mediazione
clientelare non si impegnarono più di tanto nella contesa, non avevano avvertito come propria ed essenziale la posta in gioco. Il consenso allaa DC, cioè, si mostrò per quello che è: meno legato ai valori della tradizione cattolica, molto più un insieme di interessi legati all’intervento dello Stato. Emerse anche una questione interna al mondo cattolico che da allora diverrà sempre più rilevante: la differenza fra coscienza cattolica e concreti modelli di comportamento. Poi vennero le elezioni del 1975 e del 1976 e il 1974 fu un effetto trascinatore’’.