LO SPARLARE. A proposito della destra e della 'ndrangheta

LO SPARLARE. A proposito della destra e della 'ndrangheta

Almirante       di GIORGIO ARCONTE - (Riceviamo e pubblichiamo) Generalmente non sono molto attento alle riflessioni che hanno come oggetto l’antimafia, li trovo spesso troppo banali ed addirittura presuntuosi. Pur non volendo, ora probabilmente risulterò presuntuoso ma attorno a me vedo troppi santoni che continuano solo a svilire un dibattito che dovrebbe offrire ben altri contributi. Lungi da me volermi “atteggiare” nei confronti del signor Giuseppe Tripodi, persona che nemmeno conosco e per questo rispetto ancora maggiormente, e di chiunque altro ma è con questo pregiudizio che inizialmente il suo articolo “Sparlar di mafia (e ‘ndrangheta)” l’ho appositamente evitato.

Nonostante tutto più avanti l’ho letto. Nulla di eccezionale, le aspettative sono state tutte confermate tanto che è impossibile non concordare su tutto. Quasi tutto. Il finale stona. Stona ma non sorprende. La tesi sulla presunta collaborazione fra mafia e la “destra del secolo scorso” è così rifritta che non sa di nulla. Direbbe tanto se invece questa tesi cominciasse ad essere anche dimostrata con forza e non si basasse semplicemente su storie mai riscontrate ma mirabilmente sostenute dalla propaganda di un’editoria e di una informazione ancora dominante, tendenziosa (a sinistra) e vigliaccamente disonesta.

Bisogna fare qualche precisazione. La parola “destra”, dalla discesa in campo di Berlusconi in poi, è una parola molto indefinita, direi ormai insignificante e con Alfano per molti finalmente e perfettamente sovrapponibile alla parola “sinistra”. Ma non è di questi signori che voglio parlare e soprattutto difendere.

La “destra” alla quale mi riferisco è solo quella che fa riferimento al compianto MSI ed a tutta l’area cosiddetta “post fascista”. E guardando a questa “destra” del secolo scorso, le cose sì erano e rimangono chiare ma non sono esattamente le stesse descritte così superficialmente dal signor Tripodi. Innanzitutto è davvero difficile immaginare che i voti dei mafiosi fossero destinati al MSI. Perché, infatti, votare un partito d’opposizione ed escluso dall’arco costituzionale? Se uno degli interessi della criminalità organizzata è il controllo del territorio per poter realizzare i propri affari, francamente mi sembra poco credibile e sostenibile un rapporto radicato ed organico, oggi diremmo contiguo, fra mafia ed i movimenti di “destra”. Probabilmente è meno limpida la storiella del “beato” PCI, soprattutto in Sicilia ma questa è un’altra storia che merita un’altra sede per un maggiore approfondimento, invito solo il signor Tripodi ad approfondire i rapporti siciliani di Emanuele Macaluso, che certamente conoscerà, e cosa ne pensasse in merito il compianto Pio La Torre. E questi sono fatti!

La storia della “destra” italiana, storia molto poco conosciuta, testimonia ben altri tipi di rapporti con la mafia rispetto a quelli farneticati dal signor Tripodi e non solo, e la memoria del sacrificio di alcuni uomini di quella “destra”, che è patrimonio non solo della “destra” che fu ma di tutti gli italiani, non può assolutamente tollerare certe insinuazioni. Forse non si sa che Paolo Borsellino era uomo di quella “destra”, probabilmente non si conosce la storia di Beppe Alfano, giornalista e militante di Ordine Nuovo, sicuramente si ignora l’intenso e prezioso lavoro nella commissione antimafia di Beppe Niccolai, parlamentare del MSI. E come si può pensare che il senatore Michele Barbaro o l’onorevole Antonino Tripodi, esempi di immensa statura morale possano essere stati eletti con i voti della mafia? E se questi nomi risultano sconosciuti perché la storia della “destra” reggina è sconosciuta ai reggini stessi, allora chiedo come si può pensare che i più recenti Renato Meduri, Natino Aloi ed Angela Napoli abbiano potuto beneficiare di un solo voto della mafia? Le domande sono chiaramente retoriche perché pensare ciò su queste persone è chiaramente impossibile! È anche grazie a questi esempi concreti che a “destra” intere generazioni di ieri, ed anche di oggi, nella loro quotidianità e nel loro impegno sociale hanno rifiutato e continuano a rifiutare ogni compromesso e contiguità con gli ambienti mafiosi.

Se davvero si vuole contribuire alla lotta contro la mafia credo bisogna davvero finire di sparlarne e soprattutto credo bisogna cominciare ad essere onesti e smetterla di farne una lotta di bandiera! Questa è una lotta di coscienze e di cultura che ci investe tutti quanti in qualità di cittadini e non di partigiani.