di GIOACCHINO CRIACO - L’orgoglio è un sentimento stupido quando ci fa sentire migliori degli altri, quando stimola gli egoismi di parte e nutre le viscere invece del cuore o del cervello. Diventa nobile se tende a una piena coscienza di se, del proprio territorio, di una cultura comune.
E’ buono se unisce, esiziale se contrappone e scala il tempo, declinandolo al passato.
C’è un orgoglio nobile in Calabria che analizza e racconta il bene e il male di questa terra, che pone i problemi ambientali, quelli sociali. Che studia la questione meridionale non per recriminare, ma per andare oltre, che vuol conoscere per farsi un giudizio, senza giudicare a prescindere.
E c’è un orgoglio, una tantum, che gonfia il petto quattro cinque volte all’anno, per una questione che è di moda, che torna utile, per pura vanagloria. Il resto del tempo lo passa da ignavo, a seguire l’onda, a disinteressarsi di tutto, a non fare per non sbagliare, o non rischiare.
E ci potrebbe essere un modo buono di opporsi al transito delle armi chimiche della Siria dal porto di Gioia Tauro. Posto che, in linea di principio, si dovrebbe essere contenti dello smantellamento di un arsenale criminale, sarebbe lecito chiedere un parere preventivo del territorio, un suo coinvolgimento, la spiegazione esatta delle operazioni, la conoscenza del materiale. Sarebbe anche utile indicare quale parte dell’Occidente abbia prodotto tali armi, per magari assumersene lo smaltimento. Sarebbe bene avere una coscienza piena del prima, del durante e del dopo.
Se la Calabria fosse un posto normale, ogni domanda sarebbe normale. Senza fare tanti allarmismi ci si potrebbe chiedere com’è che per smaltire una carcassa come la Concordia, l’Italia faccia tanta fatica a trovare un porto, com’è che è così complicato bonificare un danno immane come la terra dei fuochi e com’è che in una nazione in cui non si riesce a tirar via l’amianto dalla più piccola delle scuole, poi diventa tutto semplice nell’ancorare una nave carica veleno in un porto calabrese?
Magari a queste domande ci potrebbero essere risposte semplici, esaustive. Il fatto è che la Calabria non ha una rappresentanza territoriale che le domande le ponga sempre e comunque, e che sia in grado di pretendere le risposte. Il dramma è che la Calabria non ha un popolo dotato di un orgoglio buono e perenne.
Ci sono petti che orgogliosamente si possono gonfiare oggi, perché si sono gonfiati ieri per chiedere conto della follia del rigassificatore di Gioia Tauro, che quanto a pericolo potenziale non è secondo a nessuno. Ci sono petti gonfi per la centrale a carbone di Saline, per l’invaso dell’Alaco, per la centrale dell’Allaro, per le trivellazioni nello Jonio, per le discariche, i veleni, gli immensi parchi eolici. Ci sono petti che possono gonfiarsi perché stanno tesi 365 giorni l’anno contro ogni attacco alla nostra terra. E ci sono petti che nonostante l’aria che cerchino di mandare dentro per le armi siriane saranno sempre, vergognosamente, sgonfi.