Di gente a Piazza Italia, al comizio del Ncd ce n’era. Certo, niente di paragonabile alle giornate dell’orgoglio reggino vissute dalla città nei momenti intensi della sua storia recente. Ma tanta da fare invidia agli altri partiti nessuno dei quali sarebbe in grado, fino prova contraria, di dar vita a una piazza simile.
L’iniziativa era stata annunciata per far ripartire la città. In realtà, Scopelliti ha chiamato a raccolta i suoi per dare il via a una campagna elettorale che lui spera di vincere ma che sa carica di rischi e possibili colpi di scena, politici e non solo.
Carica di simboli la sceneggiatura. L’esordio è stato di Arena, l’ex sindaco al tramonta infagottato e stretto in un cappotto, a tratti duro come a togliersi l’ultima soddisfazione prima dell’uscita di scena. Poi D’ascola, avvocato affermato, senatore, giacca aderente e cravatta, niente urli e grande sicurezza, che non ha attaccato o insultato nessuno (a parte un “cretini” a un gruppetto del M5S che ha tentato di interrompere: ma un “cretini” addolcito perché non rivolto alle persona ma all’incapacità di argomentare). Poi ha disquisito sulla necessità di riportare la democrazia in città a vantaggio di tutti, opposizioni comprese (ha detto: “il diritto di voto attivo”, incomprensibile per la piazza, efficace per la borghesia reggina delle professioni). E ha concluso con un inquietante: “Chi a Reggio ha l’interesse che non si discutano i problemi della città?”
Ma gli obiettivi veri della campagna elettorale hanno iniziato a dipanarsi con Scopelliti, il punto alto del crescendo. E’ stato subito chiaro a cosa punta: convincere l’opinione pubblica che lui la proroga al Comune non la vuole, mentre il csx pur non prendendosi la responsabilità di chiederla sbava per strapparla. A tratti non s’è neanche capito se ha più voglia di votare subito o di addossare al csx la responsabilità della possibile la proroga. Gli avversari, il Pd soprattutto, sono stati sfidati a chiederla. Duro l’attacco alla Bindi e alla onorevole Bruno Bossio che l’avrebbero chiesta in Antimafia dove Alfano sarebbe stato investito da una “raffica di domande e di insulti” (notizia, quella degli insulti, peraltro inedita).
Scopelliti avverte che le critiche contro la Terna stanno crescendo e pare voler innescare un transfert che carichi tutte le responsabilità che si stanno accumulando fino al disagio e all’esasperazione alle opposizioni. Sembra questo il cuore del suo progetto. Garantisce che lui avrebbe tutto l’interesse al rinvio del voto perché “ogni giorno che passa diventa più chiaro” il disastro provocato da chi ha complottato contro Reggio con lo scioglimento.
Per il resto, la strategia è quella già sperimentata in altri momenti con due sole varianti. Intanto, una crescita importante dall’aggressività (vergogna, andate sotto le case di quelli che assunto le mogli all’ospedale, commissariamento per punire la città, a Reggio c’è stata la scelta di fare il deserto, le figure losche di questa città, la mancata solidarietà alle minacce ricevute, andate via tutti buffoni, e via elencando) spacciata come risposta coraggiosa di uomini con la schiena dritta agli insulti dei nemici della città e suoi. Secondariamente, l’offerta di un candidato colomba: la parte che s’è assunta il senatore D’Ascola col suo breve e tranquillizzante intervento in cui ha teorizzato che nessuno è responsabile del passivo perché è il frutto di 50 anni di storia: un’ipotesi che assolve quindi non solo Arena, Raffa e Scopelliti, ma cancella anche eventuali ombre su Naccari, Falcomatà e, a ritroso, su un bel po’ di altri primi cittadini.
Un altro punto decisivo della strategia è l’assicurazione che tutto è rimediabile. Per Scopelliti ci sono le condizioni per una ripresa della città. Ci sarebbero per due fondamentali ragioni. La prima, lui ha trasferito dalla regione alla città una montagna di quattrini ma di tutto quel ben di dio, ai controlli, si è scoperto che a Palazzo San Giorgio non è stato fatto nulla per avviare pratiche, contratti e cantieri. Ma la svolta è possibile, e qui il messaggio è diretto gli imprenditori della città con un messaggio subliminale che dice: se vinco io si rimette tutto in moto, ripartono gli appalti si ricomincia a lavorare. E via con un lunghissimo elenco di diverse centinaia di mln fermi lì che nessuno utilizza e potrebbero venire perduti se passa altro tempo. E la città può farcela, perché nonostante le ostilità contro di lui Scopelliti in tutto questo tempo è permanentemente intervenuto per aiutare: su tutte le municipalizzate, sugli stipendi dei dipendenti comunali su ogni altra cosa mentre gli altri andavano più o meno a perder tempo ai convegni (la Confindustria Reggina?) e a raccontare frottole in tribunale contro di lui.
Insomma, siamo già dentro la campagna elettorale. E sarà durissima. Se sarà lunga tre mesi o dieci lo sapremo al massimo entro il 19 febbraio data entro la quale o il Governo decide la proroga o bisognerà iniziare (per chi non lo ha già fatto) le liste dei candidati. (alva)