di ALDO VARANO - L’avvocato Luigi Tuccio parte dalla gaffe del Governo sulla proroga del Comune di Reggio per chiedermi se sono per le elezioni o la proroga. Mi scrive:
“Caro Aldo, come sai è da ben due anni che non sono parte attiva politica, non avendo peraltro condiviso alcuna delle scelte, sia sul piano politico che soprattutto personale, di quella che era la mia area partitica. Ti seguo, però, con grande attenzione e pertanto mi farebbe piacere conoscere il tuo pensiero: Visto che qui siamo tutti più o meno notoriamente collusi, soprattutto io, secondo te è un bene che si torni al voto o prorogare il commissariamento? Sono certo che non ti trincererai dietro l'imparzialità giornalistica (che a dire il vero spesso ti riconosco), ma mi appello al tuo sentimento di cittadino di questa città nonché autore di quel meraviglioso spaccato sociale che è il tuo "La città dolente". Cordialità, Luigi Tuccio
Intanto, lo ringrazio per l’attenzione e gli chiedo scusa se ne approfitto per alcune precisazioni forse utili ai lettori di zoomsud, comunque necessarie per rispondergli in modo adeguato.
UNO. La questione scioglimento/proroga è complicata da una norma tanto discrezionale da sconfinare nella scelta politica. Accusare i ministri di scelte di parte, data la norma, è una sciocchezza recitata a turno da cdx e csx secondo il colore dell’ente sciolto. Il giallo del comunicato del Governo dimostra che il meccanismo è per i ministri ad incastro: Alfano (forse) chiede la proroga anche se convinto che lo scioglimento sia stato un errore. Quindi, gli attacchi alla Cancellieri erano in malafede: Alfano fa una scelta uguale e contraria.
DUE. Sono convinto che lo scioglimento a Reggio sia stato provocato dal cdx reggino. Non mi riferisco all’inquinamento e/o contiguità mafiosi che pure sono dati reali la cui analisi mi pare (ancora) molto complessa. Mi riferisco, invece, allo scontro che ha contrapposto i gruppi interni al cdx quando si è capito che Scopelliti avrebbe cambiato ruolo. E’ stata quella lotta a innescare una accelerazione del degrado sfociato alla fine nello scioglimento. Il cdx ha scaricato le sue contraddizioni sulla città. So che Tuccio, che ha avuto un ruolo dal protagonista in quel periodo, non sarà d’accordo con me, ma è questo il mio convincimento. Non affronto qui il tema di capire se c’è stato un errore di gestione dell’ex sindaco sulla sua successione o se le cose fossero a un punto tale da rendere inevitabile l’esplosione delle contraddizioni con la sua uscita. Quella lotta (gli interessi che stavano dietro?) ha scatenato una contrapposizione feroce che s’è scaricata su Reggio coinvolgendo via via tutto e tutti. Sulle redazione dei giornali sono cominciate a piovere voci e talvolta documenti riservati. S’è creato un clima di botta e risposta che ha lacerato rapporti antichi fino a produrre scelte personali tragiche (sul punto: nessuno può essere accusato di responsabilità anche se l’argomento è diventato oggetto di scambi d'accuse) che hanno pesato e peseranno a lungo.
TRE. E’ del tutto evidente a tutti che il Commissariamento non ha modificato questa parte del dramma. Reggio è una comunità frantumata e spezzata. Il rancore e il desiderio della vendetta sono i sentimenti dominanti che contrappongono i ceti sociali reggini e le loro proiezioni politiche e culturali. Perfino il termine comunità è eccessivo per Reggio. Non ci sono i valori condivisi indispensabili a fare comunità. La categoria “nemici della città” è l’urlo moderno di chi conduce una guerra che punta allo sterminio degli altri; è la giustificazione di una guerra civile che provoca e alimenta contrapposizione. Per conseguenza, gli interessi che muovono la città si sono radicalizzati indebolendo le condizioni per una ripresa. Penso alla diminuzione degli iscritti alla Mediterranea mentre i figli della borghesia reggina fuggono. Esplode la retorica di Reggio nel cuore mentre ci si allontana, spesso per sempre, da un luogo che appare privo di futuro. Come al tempo delle faide nei centri antichi più oscuri e feroci della Calabria. Chiunque andrà a fare il sindaco senza una copertura civica straordinaria si ritroverà punto e a capo. Se non si ritrovano le ragioni e la convenienza dello stare insieme i sindaci, uno via l’altro, saranno tutti a rischio scioglimento.
QUATTRO. Ecco perché la domanda di Tuccio “è meglio la proroga o le elezioni subito”, domanda che per la verità agita l’intera politica reggina, mi pare sbagliata e la risposta inutile. Non mi sfugge, anzi di quella domanda apprezzo il valore politico di polemica democratica. Ma immagino lui sappia quanto me che l’orientamento della scienza contemporanea sulla conoscenza non cerca più risposte giuste ma giuste domande. Sono le domande giuste e non le giuste risposte il vento che serve per diradare la nebbia che nasconde i problemi. Insomma, appassionarsi al tema proroga o elezioni rischia di favorire il gioco dello zoo dello zoo politico reggino imprigionatosi nella gabbia della pigrizia intellettuale.
CINQUE. La mia opinione è che oggi la domanda giusta sia: cosa serve alla città di Reggio per tentare di uscire dalla crisi che l’attanaglia e che sembra orientata a un progressivo impoverimento sociale e una perdita di peso e speranza?
SEI. Si può votare subito o tra sei mesi, caro Tuccio. Non è questo il punto. Il punto è: si vota per decidere chi si deve arraffare di nuovo il Comune o per tentare un innesco nuovo e un recupero di futuro? Se non ci si pone questa domanda - lo dice un vecchio democratico che ha accumulato tantissimi sbagli ma sempre nel convincimento di difendere la democrazia – le elezioni subito o più tardi sono inutili. Non mi dire che è un’affermazione grave: lo so e questo aspetto mi tormenta.
Credo che l’attuale geografia politica cittadina non sia nelle condizioni di porsi un problema così alto. Né credo in una amministrazione che unisca schieramenti politici diversi. Qualsiasi scelta di larghe intese a Reggio sarebbe una colossale cretinata o, per alcuni, una ignobile furbizia.
Servirebbe uno schieramento largo ed ampio non immediatamente partitico, capace di recuperare quel che c’è o quel che resta dello spirito civico che forse resiste nella città. Se così fosse, si potrebbe votare domani. Purtroppo non si ha notizia che qualcuno lavori a quest’ipotesi.
Insomma, serve un atto vero di amore per Reggio, sentimento, retorica a parte, forse non sufficientemente diffuso in riva allo Stretto. Reggio ha una folla di figli importanti che le rimproverano soprattutto una cosa: di essere una madre con due sole minne, anziché tre, a cui attaccarsi per succhiare, succhiare. Con l’ingordigia di chi prima o poi s’affoga.