L'ANALISI. Il Pendolo che governa la Calabria

L'ANALISI. Il Pendolo che governa la Calabria
governatori Nell'ultimo ventennio la Calabria, dal punto di vista politico, ha funzionato come un pendolo perfetto. Dal Cdx (Chiaravalloti) al Csx (Loiero). Da un nuovo Cdx (Scopelliti) a un nuovo Csx (Oliverio).

 Si potrebbe pensare che abbia prevalso l’antica saggezza: “una volta per uno non fa male a nessuno”. Ma non è vero. I Governatori si sono fatti male, eccome! E’ più credibile la tesi che i calabresi, pur all'interno dello schema pendolare, abbiano tentato (e perduto) tutte le partite (e le illusioni).

Intanto, quella del Cdx incardinata sul protagonismo della società civile rappresentata dalla punta di diamante (addirittura) di un magistrato (Chiaravalloti). Dalla società civile a un ex democristiano (Loiero) che ha poi dovuto cedere il passo a un ex fascista (Scopelliti) che ha lasciato libero campo a un ex comunista (Oliverio). Società civile; democristiani fascisti comunisti, naturalmente tutti ex. Il pendolo, implacabile e vendicativo, li ha divorati tutti (per la verità bisogna tenerne conto che Oliverio ha fin qui giocato un po’ meno del primo tempo e che gliene resta un altro che in politica è un tempo lunghissimo in cui può accadere di tutto, nel bene e nel male).

Domanda: è possibile che dietro tanta differenza si sia suonata sempre la stessa musica da parte dei calabresi? Inutile chiederlo ai quattro protagonisti, tutti convinti di una specifica (e migliore) diversità rispetto agli altri tre. Ma l’ipotesi della stessa musica acquista concretezza perché il "rinnovamento", cioè il ricambio di uomini e coalizioni, è stato sempre dettato dallo stesso bisogno e da un identico schema.

Cos’hanno in comune i 4 Governatori della Calabria dell’ultimo ventennio?

Intanto, il contesto politico in cui sono stati eletti. Sempre, e senza eccezione alcuna, presentandosi ai calabresi come figli legittimi o grandi amici della stessa coalizione che aveva vinto o stava per vincere a Roma. Chiaravalloti vince quando infuria la stella di Berlusconi. L'argomento che i calabresi avevano bisogno di un Governo amico verrà usato a mani basse oltre che da lui da tutti i suoi successori. Loiero vince quando il clima sta spingendo in alto Prodi. Scopelliti trionfa quando Berlusconi riafferra il potere da cui era stato momentaneamente spodestato. Scopelliti (e il Cdx di Wanda Ferro) vengono stracciati da Oliverio quando il paese sembra ormai conquistato dal Csx di Matteo Renzi.

I candidati scelti del pendolo non si limitano a vincere ma stravincono grazie ai calabresi che ogni volta si convincono (o s’illudono) che se a Roma e Catanzaro s’indossa la stessa maglietta se non sarà il riscatto della Calabria arriverà almeno qualche lira o euro in più per clienti e interventi.

Chiaravalloti incarna la distanza predicata da B. dalla politica e dai “politicanti”. Straccia il suo avversario ma non farà meglio di nessun’altro politico o politicante. Loiero smonta il sindaco di Catanzaro che dopo una (vaga) simpatia per il Csx si ricolloca per mancanza di spazio nel Cdx in coincidenza con la bassa fortuna di B. Scopelliti, dopo aver giurato eterna fedeltà con la mano destra sul cuore al Cav (ora ex) sotto lo sguardo di qualche milione di spettatori (ma, a sua discolpa, la tragica farsa non è un’idea sua ma una fissazione dell’ufficio propaganda di Fi) ridurrà e pezzetti Loiero. Oliverio farà mangiare la polvere alla signora del centro destra Wanda Ferro (anche lei ex fascista) in una gara senza alcuna suspense; tanto è ovvio e già scritto il risultato, che i giornali lo anticipano largamente senza alcun bisogno di spendere soldi per i sondaggi.

Ma qual è il succo politico del pendolo che implacabile annuncia le illusioni per poi scandire le sconfitte dei calabresi?

Se i 4 Governatori hanno sempre scelto di vincere facendosi tutti forti del loro rapporto con potere (del presidente del Consiglio) romano diventa chiaro un fatto: nessuno ha scelto di muovere i propri passi sulla base di un progetto forte dei bisogni, delle aspettative e delle speranze della Calabria; non quelli elettorali ma quelli veri spesso incardinati nella carne della Calabria al di là dell’immediatezza. Siamo, siamo stati, restiamo una terra, classi dirigenti e una Regione tanto fragili e deboli da non farci neanche mai sfiorare dalla tentazione di giocare una partita mettendo nel piatto non la nostra ubbidienza ma una svolta calabrese capace di garantire la nostra autonomia e insieme il nostro contributo al paese. La Calabria è stata giocata sempre come un problema da risolvere bisognosa di comprensione (e assistenza) che avrebbe ricambiato con la fedeltà elettorale. Mai nessuno, fino ad oggi, l’ha veramente giocata come un’opportunità offerta al paese per crescere e irrobustirsi. In Calabria, più che altrove, gioca la maledizione europea: le soluzioni ai problemi sono possibili e note: si sa come ottenerle, ma ancora nessun politico o leader ha scoperto il sistema, se realizza le soluzioni, per farsi rieleggere.

Bisogna prendere atto che dopo (circa) un ventennio il meccanismo non ha funzionato. Né per la Calabria, sempre più lontana dal resto del paese e dell’Europa, né per i Governatori che con la fine della loro esperienza, tutti e nessuno escluso, hanno conosciuto un rapido declino delle loro carriere politiche (naturalmente, giudizio sospeso e aperto per Oliverio ancora in corsa). Alla fine, tutti sconfitti; assieme al proprio popolo.

E’ questo il nodo che abbiamo di fronte. Tutti.