Nostalgia canaglia (titolo di una bella canzone di Al Bano) è quella di cui deve disfarsi al più presto Catanzaro, perennemente voltata (non tutta, per fortuna) con la testa all’indietro e nostalgica appunto di un tempo passato che non c’è più e rivisto sempre e continuamente come sommamente glorioso (?) rispetto alle meschinità (tante in verità) di oggi.
Abbiamo ripreso quel titolo di quella bella canzone dopo le belle riflessioni di Franco Cimino e Marcello Furriolo, pubblicate nei giorni scorsi da Zoom, perché’ così facendo il capoluogo della Regione si ucciderà da solo, perché’ non guarda al futuro ma sempre a quel passato che non si capisce bene dove e come è stato fulgidissimo rispetto al grigissimo quotidiano dei nostri tempi. Ed in ogni caso, ammesso che sia stato fulgido, oggi quel passato non c’è più, come è normale e naturale che sia, e bisogna guardare avanti.
Per questo motivo c’è ancora qualcuno che continua a pensare e a scrivere (leggi il Feltri) dopo quasi 50 anni che Reggio sia il capoluogo di Regione. La colpa non è (solo) di Feltri ma di una città persa, appesa solo ai pennacchi: Catanzaro appunto.
I nostalgici continuano, infatti, a pensare ad una Catanzaro immobile, morta e senza stimoli culturali, senza immaginare i fatti che oggi parlano chiaro e rivelano - pur in un mare di difficoltà - una realtà diversa e molto più vivace di quanto si possa immaginare ma che non trova voce ed espressione. Da tempo, ad esempio, si segnalano festival, presentazioni di libri, concerti, spettacoli, imprenditori che investono sul territorio, associazioni culturali che creano rassegne e recuperano le cose fatte bene e di qualità che Catanzaro ha sempre avuto in passato e per cui era conosciuta a livello nazionale ma finalmente con l’occhio che guarda al futuro.
La situazione non è ovviamente idilliaca, ci mancherebbe altro. C'è ancora tantissima strada da fare: pregiudizi da smontare, l'ancora radicato concetto che tutto sia più bello se proviene da "fuori" , burocrazia da snellire, istituzioni da sensibilizzare, etc.
Ma le lamentele senza costrutto, arricchite dalle varie ragnatele, ormai perdono di valore ogni giorno di più e soprattutto bisogna sconfiggere e combattere quella voglia di nostalgia che riemerge ad ogni piè sospinto, per cui una volta c’era un Eden ed oggi un Inferno e quindi quello che oggi si fa non conta nulla!
Non era così una volta e non è così oggi. Solo che cosi ‘pensando e facendo si dilapida un patrimonio ed una possibilità di crescita per le future generazioni.
Quella nostalgia canaglia non può, dunque, appartenere ad una città che vuole cambiare passo ed i catanzaresi devono sapere che la salvezza non arriva dall’alto ma dal proprio impegno quotidiano. Per rinascere bisogna vivere la città, aiutandola anche con piccoli gesti, essere cittadinanza attiva e consapevole, chiedendo un interesse continuo e concreto alle istituzioni ma anche un impegno materiale a tutti i cittadini.
Finiamola dunque con le lamentazioni e pensiamo al futuro in termini costruttivi e seri; salviamo la città dagli inutili pennacchi, dai gorghi di un riflusso nostalgico e inutile; vinciamo l’apatia che si coniuga con la presupponenza e l’altezzosità che non si poggiano su nulla; scopriamo che altrove non e’ che esiste un Eden ma si fa di tutto per fare apparire bello quello che non lo e’, mentre qui si fa l’esatto contrario.
Questo è il vero punto dolente, altro che le baggianate di Feltri (con la F, per carità…)!!!