L'ANALISI. Ma Reggio "bella e gentile" ormai sprofonda

L'ANALISI. Ma Reggio "bella e gentile" ormai sprofonda

lido

“No future for you in this city”? Un poster affisso su una cabina pericolante si fa pungente domanda, aprendosi su uno scenario complesso e drammatico. Il quesito è suggerito da un manifesto di creativa denuncia, dove uno dei bronzi di Riace, nel 50esimo dal ritrovamento, impugna in una mano al posto dello scudo, un sacco nero della spazzatura, mentre nell’altra stringe una bandiera dove è scritta la fine di ogni possibilità e speranza, sancita la resa definitiva e incondizionata della città.
L’immagine apparsa in città, ritorna anche sui social, calderone di commenti da evitare come la peste, ma che a volte, sono espressione di sottile intelligenza e civiltà, aprono dibattiti, sono motivo di riflessione, fungono da denuncia e, in rare occasioni, possono aggregare fattivamente quei cittadini ancora attivi e non definitivamente inerti e rassegnati. 

Il Bronzo è apparso qualche giorno fa in un serio reportage fotografico postato su Fb ed accompagnato da un commento lucido e propositivo da chi in questa città si impegna nel “risignificato dei luoghi”, affrontando insieme ad altri cittadini, nei mesi scorsi, la pulizia della scalinata di via Giudecca, patrimonio cittadino meraviglioso, abbandonata da chi avrebbe dovuto curarne il decoro allo scempio dei vandali. Questa volta mostrava il volto attuale del Lido comunale.
E’ importante partire dal particolare, perché parla da vicino alle nostre vite, come il poster della resa dei Bronzi affisso sulla porta di una cabina, o da piccoli oggetti di poco conto, come il mazzo di chiavi con la scritta “cabina Lido”,  che tutti abbiamo riposto nel cassetto ogni anno a fine settembre. Che fare della cabina di cui si è titolari, quando il Lido è quasi totalmente inagibile?
Si parte dall’amministrazione e dalla cura delle cose ordinarie, in attesa delle opere straordinarie, eterna diatriba tra Comune e Sovraintendenza, burocrazia senza fine. Nel post viene suggerito al Comune ciò che gli compete, interventi minimi necessari per il decoro e la messa in sicurezza dei luoghi. Chiunque può leggere il commento e guardare le foto.

Ciò che colpisce profondamente è che un giorno di metà giugno, una persona ha fatto ciò che chiunque, armandosi di molto coraggio, può replicare, postando, se possibile, le foto sul sito del Comune.  Ma ci vuole tanto coraggio a camminare tra “i detriti, gli escrementi, gli escrementi, le siringhe, i materassi”, in mezzo ad un fetore immaginabile senza grandi sforzi. Ci vuole coraggio ed incoscienza che nasce solo da un amore incondizionato per la propria città, per salire sui blocchi superiori percorrendo scale pericolanti e cabine sventrate. Ci vuole molta forza interiore a non scappare via e non insultare nessuno di fronte a tanto schifo.

Eccola lì l’immagine di questa bella città stuprata e abbandonata in mezzo alla merda. Chiunque avrebbe invitato i frequentatori di palazzo San Giorgio a farsi una passeggiata sui luoghi. Invece, solo il signorile suggerimento a fare ciò che è doveroso fare. Non occorre offendere nessuno, che è il cittadino ad essere offeso per primo da ciò che è costretto a vivere quotidianamente: la resa del Bronzo A! L’icona una volta incarnata può essere accompagnata nelle sere estive dalle pagine  del libro di Tonino Perna,  resoconto - Diario di come vadano le cose nei palazzi del potere. Se non c’è riuscito uno che si occupa di cooperazione internazionale a penetrare il muro di gomma della burocrazia e della politica, no future in this city? 

Se la città non è ancora morta, è per le iniziative di singole associazioni e gruppi che si rimboccano le maniche e, per quel poco che possono, si sostituiscono a chi dovrebbe e non fa. Lavorano e si spendono anche bene. Entro recinti ben definiti. Purtroppo il salto di qualità non avviene e non avverrà mai se non ci si apre e si fa rete. Prima deve morire l’ego. Bisogna togliere le mani sulla città, anche quelle a fin di bene. Finchè dall’ego della mia associazione, del mio gruppo o movimento, e questo vale sia per i laici che per le associazioni ecclesiali, non si passa al NOI, coscienza critica, creativa e dotata di discernimento, non ci sarà alcun futuro per Reggio.

L’inclusione e l’aggregazione, non l’esclusività della cittadinanza attiva, potrà essere la premessa di una classe politica preparata e attenta al bene comune. Fino a quel momento guardiamo le immagini della catastrofe e ringraziamo chi è riuscita a farci scorgere con forza ciò che qualcuno ci aveva insegnato: cogliere la luce anche tra le macerie. Perché anche da lì, da quel girone infernale abitato da una umanità perduta che preferiamo ignorare, che si deve incominciare. Non c’è rassegnazione per la lacerazione e la violenza, c’è indignazione. Un’istantanea tra tante: dallo strappo di una rete che doveva nascondere lo scempio, si intravvede il mare. Oltre la violenza e l’abbandono c’è la vita ancora e ancora. Ridateci i luoghi violentati, copriremo le nudità di colori e pulizia, sapremo ridisegnare la dolcezza dei volti e risignificare la memoria che gli appartiene.

Ida Nucera