E’ morto Giancesare Flesca, il più prestigioso giornalista reggino e calabrese del Secondo Novecento

E’ morto Giancesare Flesca, il più prestigioso giornalista reggino e calabrese del Secondo Novecento

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Da Roma arriva la notizia della morte di Giancesare Flesca. Flesca, nato nel '45 a Reggio, dove studiò fino alla maturità classica (liceo Campanella) si trasferì poi a Roma per laurearsi in legge, è stato un importante giornalista italiano. Il più importante giornalista, per gli incarichi ricoperti e la caratura della sua professionalità, giornalista di origini calabresi del secondo Novecento.

Figlio della buona borghesia reggina delle professioni - il padre fu avvocato prestigiosissimo – Giancesare, nato in una famiglia di destra, si spostò giovanissimo a sinistra scegliendo la Fgs (Federazione giovanile socialista) e il Psi. A Roma, non ancora laureato, diventerà uno stretto collaboratore di Ferruccio Parri, il capo della resistenza italiana nonchè primo Presidente del Consiglio dopo la caduta del fascismo. Giancesare, subito dopo una brevissima esperienza nella redazione nazionale di un giornale giovanile di sinistra (comunisti, socialisti e cattolici della sinistra dc) passò all’Astrolabio, la prestigiosa rivista periodica diretta proprio da Parri. Qui completò il primo tragitto di una carriera che lo portò ad occupare posti via via di sempre maggior prestigio (Paese Sera, L’Espresso, Tg3).

Fu il solo giornalista europeo a trovarsi in Grecia durante le ore drammatiche del colpo di Stato dei colonelli e toccò a lui informare il mondo fin quando non venne individuato e immediatamente espulso. Intervistò Lech Walesa e sempre a lui Khomeyni rilasciò la prima intervista sui fatti dell’Iran. Caporedattore degli esteri all’Espresso diventò poi corrispondente dagli Usa e firmò reportage di grande spessore professionale, politico e culturale da tutti i punti “caldi” del mondo.

Fu all’interno di questo vortice di lavoro, tensioni e responsabilità che ebbe l’esperienza che gli avrebbe segnato una parte non secondaria della vita: l’incontro con la cocaina.

Da giornalista di razza, su questa vicenda scrisse, assieme al suo amico giornalista massimo Riva, un libro “Polvere. Una storia di cocaina”, un successo da novantamila copie, comprato e tradotto in quattordici lingue, dove raccontò, senza nulla nascondere, cosa significasse diventar vittima dell’illusione della polvere bianca. Lo fece quando ancora si sapeva molto poco cosa significasse diventarne vittima. Non per caso il libro ebbe anche un’edizione scolastica.

Grande esperto di politica mondiale e poliglotta, Giancesare condusse una trasmissione sulla terza rete in cui ogni giorno (ogni sera) leggeva e commentava alcuni tra i maggiori e più prestigiosi quotidiani del mondo. Nella parte finale della sua vita professionale fece il commentatore politico di questioni internazionali su prestigiosi giornali.

Il direttore di Zoomsud, che è stato amico di Giancesare fin da ragazzo, ricorderà sempre la sua limpida onestà intellettuale e la sua voglia di andare coraggiosamente oltre, assumendosi sempre la responsabilità diretta delle proprie scelte di lavoro e di vita.

Ciao Gianci, che la terra ti sia lieve.