Ecco perché L'Ora mi manca

Ecco perché L'Ora mi manca

SeR        di ORESTE ROMEO* - (riceviamo e pubblichiamo) Ho avuto modo, nei giorni scorsi, di esprimere riservatamente la mia sentita e convinta solidarietà ad una giornalista de L'Ora della Calabria.

Oggi, rendo manifesta la mia sincera ed autentica vicinanza alle importanti professionalità di cui il giornale dispone, ed il mio non è un esercizio allineato ad una tendenza, figlia di sterile conformismo, che sembra privilegiare l’inseguimento di fantasmi anche a costo di allontanare l’opinione pubblica dalle cause che hanno prodotto la grave situazione in cui versa l'Editoria in Italia, tanto da assumere in Calabria dimensioni allarmanti.

L’attuale dramma de L’Ora della Calabria, giornale che per quasi quattro anni è stato senz'altro in cima alle mie personali letture, non può lasciarmi affatto indifferente, soprattutto nel momento in cui a nessuno può sfuggire l’incidenza nefasta esercitata da una pesante, risalente, quasi incancrenita situazione debitoria, che purtroppo esiste, e non è riconducibile, in un rapporto causa/effetto, ad altre vicende sulle quali s’è registrato, sin troppo insistito, il martellamento degli ultimi mesi.

A scanso di (prevedibili) polemiche, nelle quali non mi farò trascinare, non ho risposta da offrire a quanti dovessero chiedersi se si stia pagando lo scotto di avere stanato cinghiali ovvero se si sia mirato a procurarsi capri espiatori, pur nella oggettiva impossibilità di negare l’esistenza, in Calabria come nel resto del Pianeta, di chi coltiva idee del tutto soggettive sul ruolo dei media.

Intendo, invece, sottolineare, anche ribadire, da affezionato lettore, il messaggio di edificante trasparenza lanciato in una situazione di palpabile, forse irreversibile difficoltà, dalla passata Direzione de L'Ora: Piero Sansonetti ha difeso ad oltranza tutti i suoi collaboratori fino a dicembre, dismettendo l’incarico solo dopo aver amaramente preso atto dell’impossibilità di ricevere le garanzie richieste a tutela della stabilità occupazionale e dunque a presidio della Libertà dell’Informazione.

Detto questo, la mia solidarietà ai giornalisti tutti è massima e senza riserva alcuna, e l'auspicio che sento di formulare è che quanto prima possibile si scrivano pagine nuove, ben diverse da quelle che capita di leggere su rotocalchi senza pretese, le cui effimere “gratificazioni” talvolta sono legate al tratteggio del ritratto di una intera Comunità con l’anello al naso.

Ma quella NON “è la Stampa, bellezza”!

Con stima e molta vicinanza alle professionalità di un Giornale che mi manca.

*avvocato