Contrariamente a quello che si ritiene, la parola omertà non deriva da “ominità” (è virile colui che non si rivolge alla giustizia ufficiale e si vendica da sé dei torti subiti) ma da “umiltà”, cioè dall’obbligo di obbedienza totale ai capi da parte degli aderenti alle sette carbonare e massoniche. Il termine in napoletano venne storpiato in “umirtà e fatto proprio dalla camorra, che nella prima metà dell’Ottocento prese appunto il nome di “Società dell’Umirtà”.
Oggi con questo vocabolo si indica la difficoltà di venire a conoscenza dei responsabili di fatti delittuosi attraverso la collaborazione dei testimoni. All’atteggiamento “omertoso” viene attribuito il successo storico delle mafie, quasi a dimostrare che se la popolazione avesse collaborato, l’Italia avrebbe già da tempo sconfitto le mafie.
Purtroppo, ci sono pregiudizi che resistono ad ogni smentita, più tenaci di ogni dimostrazione che ne accerti la non veridicità. Facciamo una scommessa: andate a rileggere le cronache di qualsiasi delitto commesso sotto il Garigliano e contate quante volte è usato il termine omertà; fate lo stesso con i delitti insoluti al Nord e controllate se trovate almeno una volta la stessa parola. Anche nel commento all’omicidio di Ferragosto dell’ex presidente del consiglio comunale di Favara (Agrigento) ne è stato fatto un uso spropositato.
Il primo a smentire, dati alla mano, l’identificazione della parola omertà con “non collaborazione” della popolazione fu Giorgio Chinnici, il quale analizzò i reati i cui autori restavano ignoti: più aumentava la percentuale di tali delitti, più alta era l’omertà. E confrontò questi dati con quelli del resto d’Italia. Cosa venne fuori? Che nel periodo 1962-1977 in Sicilia le forze dell’ordine erano venuti a capo degli autori di delitti in percentuale maggiore del resto d’Italia!
I risultati di questa ricerca sono stati confermati anche per gli anni successivi. In particolare, nel 2015 gli autori di omicidi scoperti sono stati il 37% al Nord e il 47 % nel Sud! Si può parlare tutt’al più di paura ma non di condivisione dei “valori” mafiosi.
Per capire perché le persone hanno paura di collaborare, è meglio indagare la lunga impunità storica di cui i mafiosi hanno goduto: nel distretto giudiziario di Palermo ci sono stati solo 10 ergastoli a mafiosi dal 1861 al maxiprocesso del 1986 istruito da Falcone! Se si vuole intendere bene il termine omertà, bisogna guardare in alto nella società e non a presunte caratteristiche antropologiche dei meridionali.
Oggi con questo vocabolo si indica la difficoltà di venire a conoscenza dei responsabili di fatti delittuosi attraverso la collaborazione dei testimoni. All’atteggiamento “omertoso” viene attribuito il successo storico delle mafie, quasi a dimostrare che se la popolazione avesse collaborato, l’Italia avrebbe già da tempo sconfitto le mafie.
Purtroppo, ci sono pregiudizi che resistono ad ogni smentita, più tenaci di ogni dimostrazione che ne accerti la non veridicità. Facciamo una scommessa: andate a rileggere le cronache di qualsiasi delitto commesso sotto il Garigliano e contate quante volte è usato il termine omertà; fate lo stesso con i delitti insoluti al Nord e controllate se trovate almeno una volta la stessa parola. Anche nel commento all’omicidio di Ferragosto dell’ex presidente del consiglio comunale di Favara (Agrigento) ne è stato fatto un uso spropositato.
Il primo a smentire, dati alla mano, l’identificazione della parola omertà con “non collaborazione” della popolazione fu Giorgio Chinnici, il quale analizzò i reati i cui autori restavano ignoti: più aumentava la percentuale di tali delitti, più alta era l’omertà. E confrontò questi dati con quelli del resto d’Italia. Cosa venne fuori? Che nel periodo 1962-1977 in Sicilia le forze dell’ordine erano venuti a capo degli autori di delitti in percentuale maggiore del resto d’Italia!
I risultati di questa ricerca sono stati confermati anche per gli anni successivi. In particolare, nel 2015 gli autori di omicidi scoperti sono stati il 37% al Nord e il 47 % nel Sud! Si può parlare tutt’al più di paura ma non di condivisione dei “valori” mafiosi.
Per capire perché le persone hanno paura di collaborare, è meglio indagare la lunga impunità storica di cui i mafiosi hanno goduto: nel distretto giudiziario di Palermo ci sono stati solo 10 ergastoli a mafiosi dal 1861 al maxiprocesso del 1986 istruito da Falcone! Se si vuole intendere bene il termine omertà, bisogna guardare in alto nella società e non a presunte caratteristiche antropologiche dei meridionali.
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