RECENSIONI. La Cina, l’ispettore Chen, il porto di Shanghai (e quello di Gioia T.)

RECENSIONI. La Cina, l’ispettore Chen, il porto di Shanghai (e quello di Gioia T.)

Qiu Xiaolong

Chen Cao alzò nuovamente lo sguardo dai fogli della traduzione posati sulla scrivania: era quello il suo lavoro, nella cosiddetta sala lettura del dipartimento di polizia di Shanghai… Dopo essersi laureato alla facoltà di lingue straniere dell’Università di Pechino, a Chen avevano assegnato quel lavoro in seguito ad una concatenazione di circostanze. Avendo ottenuto il massimo dei voti…

Ma anche il dipartimento doveva affrontare un problema, perché in realtà non aveva bisogno di un uomo laureato in inglese, ma sprovvisto di una formazione tecnica specifica. Secondo l’interpretazione di Li, il segretario del Partito che era anche il dirigente politico del dipartimento di polizia, nella Cina socialista ogni cosa ha una sua ragione, ed era stato lui ad avere l’idea di affidare a Chen l’incarico di tradurre un manuale di procedura penale americano.  <Con la grande riforma lanciata dal compagno Deng Xiaoping, è necessario che la Cina si apra al mondo>.

Questo l’inizio del racconto del primo caso, a tutti gli effetti un prequel, affrontato dall’ispettore Chen: laureato in lettere ma poliziotto a Shangai.

Alla fine del racconto, il laureato in lettere dimostra invece di essere un investigatore con formidabili capacità sia di analisi che di sintesi, e i vertici del partito gliene danno atto.

Il telefono cominciò a squillare. Era il segretario del partito Li. <L’ispettore Ding mi ha parlato della sua grande passione per le indagini giudiziarie. Ho saputo che ha discusso con lui diverse volte, ha proposto anche alcune idee originali desunte da un libro> … il suo lavoro era stato decisivo.

Bisogna arrivare al decimo volume della serie dell’ispettore Chen, per conoscere il racconto della prima indagine.

Questo romanzo è diverso dagli altri undici. In vari capitoli la vita dell’autore, Qiu Xiaolong, si sovrappone a quella del personaggio Chen Cao. La disattenzione di un attimo costa cara al lettore, si trova a seguire la vita di Chen pensando che è quella di Qiu, e viceversa.

Le indagini dell’ispettore Chen portano alla vita di Shanghai, permettono di osservare il quotidiano con occhi sereni e non preoccupati dall’enfasi della stampa economica e politica occidentale che distorce mediamente i fatti cinesi, ingigantendo quelli relativi ai rapporti con gli europei e trascurando del tutto quelli con i paesi emergenti asiatici e africani.

L’autore, pur vivendo negli Stati Uniti, e quindi esterno alla Cina di oggi, riesce a raccontare il punto di vista interno, di un funzionario statale, addirittura della polizia. E questo continuo rimando che attrae nel racconto: da una parte uno scrittore cinese che ha deciso di vivere negli USA e dall’altra un poliziotto pienamente radicato a Shanghai e in Cina.

L’ispettore Chen scrive poesie, con successo, come il suo autore, ed anche questa è una contraddizione rispetto agli schemi consolidati: sia dei poliziotti occidentali, sia degli scrittori di gialli. 

E poi c’è Shanghai, protagonista dei racconti. Ancora più lontana di Ulan Bator, della Mongolia. Eppure i 10.000 chilometri e le 6 o 7 ore di differenza di fuso, si riducono di colpo pensando che Shanghai è stata la prima grande città orientale ad aprirsi agli scambi con l’Europa e l’Occidente.

Ed è vicina Shanghai con il suo gigantesco porto container, con cui l’Autorità portuale di Gioia Tauro ha firmato un accordo di gemellaggio. È da ricordare la visita del ministro Lin Bin a Gioia Tauro nel novembre 2018, e la visita della delegazione della Provincia del Guizhou, produttrice di peperoncino, in Calabria nel dicembre 2018. Tutte basi per lo sviluppo di un rapporto economico tra la Calabria, le sue produzioni, le sue competenze, la sua cultura e il Paese asiatico.

Il porto di Shanghai è oggi il primo al mondo con 42 milioni di container movimentati; a 200 chilometri c’è il porto di Ningbo-Zhoushan che è il quarto nella graduatoria mondiale.

In Cina hanno avuto il coraggio e la capacità di unificare i porti di Ningbo e di Zhoushan, che fino al 2006 lavoravano da soli, realizzando un gigante che movimenta 26 milioni di container. Mentre in Italia si è riusciti a separare Reggio Calabria e Villa San Giovanni da Gioia Tauro, contro qualunque logica aziendale e/o economica, azzerando ruolo internazionale e prospettive commerciali di Reggio e Villa in Calabria, e di Messina e Milazzo in Sicilia, togliendoli da un’autorità portuale europea “core”, costringendoli a un ruolo locale.

Shanghai, e il modo di essere di Chen, ci fanno entrare in quell’altra parte del mondo, geograficamente così distante, ma ci fanno entrare dalla porta di casa, con serenità.

Chen ci accompagna dentro la cultura millenaria cinese, dalla poesia alla cucina. E la cucina cinese è un’altra protagonista del racconto: la cucina popolare di casa, quella dei mercati, quella delle trattorie e dei ristoranti. Chen ci fa vivere la contraddizione che la stampa occidentale non riesce a risolvere: un sistema sociale differente dal capitalismo che insidia i più grandi paesi occidentali sul terreno loro più congeniale, quello della produttività e della libertà di impresa.

Tanti saggi sono oggi disponibili sulla Cina che provano a spiegare la superpotenza del XXI secolo.
Un’inchiesta di Chen, da scegliere tra i 12 romanzi, non può mancare a chi vuole provare a conoscere, dal di dentro, il come ed il perché del risveglio del gigante orientale.

*Università di Reggio Calabria