IL LIBRO. Pentidattilo 1686, Tania Filippone, Città del Sole ed

IL LIBRO. Pentidattilo 1686, Tania Filippone, Città del Sole ed

pentidattilo

La storia raccontata da molti e a molti nota, specialmente agli abitanti dell'area reggina e melitese, è quella di una passione amorosa che sfocia in una strage, ordita e perpetrata da un feudatario (Bernardino Abenavoli, barone di Montebello) in danno della famiglia cui apparteneva la donna che lui avrebbe voluto sposare: Antonia Alberti, marchesa di Pentidattilo.

Se la trama della storia è questa, può essere interessante il fatto che la Filippone, compie una mossa del cavallo rispetto alle altre versioni, optando per una «narrazione dei genere» e scegliendo di far raccontare in prima persona la vicenda alla protagonista della tragedia che fa da «narratrice interna».

Un passo indietro, soprattutto in ordine ai pochi pensieri che vagolano nelle loro teste, i protagonisti maschili; L'Abenavoli compare sulla scena solo quando, recata nel proprio castello la rapita che col suo assentire clandestino aveva dato la stura ai suoi disegni, la violenta e la costringe al matrimonio prima di ricoverarla in un convento e di scappare alla caccia degli sbirri spagnoli facendo vela su Malta; anche Lorenzo Alberti viene relegato nel ruolo di «cattivo»; col suo comportamento da «antieroe» che spadroneggia sui contadini della vallata e sui cittadini del borgo, cercando di imporre lo jus primae noctis persino alla sorella del suo servitore Peppino Scrufari, rappresenta la concausa  della strage.

Fu dunque la contrapposizione delle due unilateralità signorili e maschili che, non riconoscendosi reciprocamente, diedero luogo al terribile epilogo.

La scelta della «narratrice interna» è felice perché rende plausibile il travaglio interiore di Antonia Alberti, scissa tra l'obbedienza alla famiglia, che l'ha promessa sposa a un nobile spagnolo cognato del fratello Lorenzo.

 Antonia appare fragile e non priva di ambiguità: testarda nella sua volontà di autonomia dal fratello («Da oggi in poi sappiate che combatterò senza paura mio fratello, per ritrovare la mia libertà …», p. 103) ma sensibile alla corte del giovane spagnolo che gli è stato destinato come sposo dalle scelte di famiglia e che lei cerca di deviare da sé con la stessa maturità di una diplomatica: «Io ne sono invece addolorata, perché non riesco a provare per voi lo stesso sentimento. … Voi siete un giovane adorabile. Meritate una donna che ricambi i vostri sentimenti con lo stesso trasporto» (p. 119)  

È interessante anche la trama delle altre presenze femminili: dalla madre di Antonia, che si spende per il matrimonio con il nobile spagnolo dispiegando le sue «capacità manovriere», alla nutrice Marianna che fa da messaggera di Bernardino sulla sponda sinistra della fiumara che divide le due signorie degli Alberti e degli Abenavoli.

Antonia è in bilico tra queste due figure: «Mia madre, la donna che mi ha generato, mi sta vendendo per trenta denari, e Marianna, la donna che mi ha nutrito e allevato, sta soffrendo per me come se fossi davvero la sua figliola» (p. 148)

Proprio quando il matrimonio tra Antonia e Don Petrillo Cortez sta per andare in porto, pasqua 1686, Bernardino Abenavoli, aiutato da un servo infedele degli Alberti e da alcune decine di armati al suo soldo, penetra nel castello di Pentidattilo e stermina Lorenzo e tutta la sua famiglia. Se se ne salvò soltanto la sorella Teodora perché fu nascosta da una nutrice all'infierire della avversa masnada.

Interessante la scena del falco che ha nidificato negli anfratti della roccia sopra il castello e distribuisce ai suoi piccoli pezzi di una preda e il suo inquadramento «filosofico»: «Ho ancora negli occhi il becco aguzzo del falco che strappa la carne sanguinante della preda per imboccare i suoi piccoli. Un atto cruento per un gesto d'amore.» (p. 149).

La scena del falco serve alla scrittrice per descrivere l'inizio della strage: «Tutto è compiuto. Il falco assassino è entrato nel castello e ha strappato col becco adunco il cuore palpitante di Lorenzo.»

Avrà pensato Antonia Alberti che anche quello fu «un atto cruento per un gesto d'amore.»?

*Tania Filippone, Pentidattilo 1686 Il grido del falco,  Città del Sole edizioni 2022, € 15,00