In tempi difficili, come questo che stiamo vivendo con tanto disagio, scoramento e rattristamento, forse l’offerta di un orizzonte poetico solleva l’animo e ti fa sperare in una rinascita dello spirito.
Di A. Zavettieri, autore del bel volume “Itinerario amoroso”, vorrei cercare di evidenziare la poetica. Lo scritto segue quello pubblicato il 7 gennaio da Zoomsud. Non è facile trattare l’argomento scelto, perché non ci sono indicazioni metodologiche evidenti delle sue convinzioni ideologiche, che l’hanno condotto a fare certe scelte letterarie. In assenza di detti elementi di giudizio, si corre il pericolo di cadere nel soggettivismo, ma il tentativo va fatto.
Tentiamo di desumerla dall’analisi dei due libri pubblicati, il recente Itinerario amoroso e il precedente intitolato Forse. Le caratteristiche di stile e di lingua dei componimenti del Nostro evidenziano la fenomenologia dell’autore, che esterna in essi la sua complessa e variegata esperienza poetica. Un metodo di analisi potrebbe essere rappresentato dallo studio della temporalità riportata nell’indice, che dà indicazioni significative sul percorso estetico compiuto dall’autore. Dai primi tentativi si intravede una valida ispirazione, che lo incoraggia a continuare con esiti molto positivi.
Seguono nel corso degli anni perenni esercizi di miglioramento nella tensione a inseguire la perfezione. Leggendo i testi, appare evidente il rifiuto della poesia impostata sulla metrica, che al presente sembra aver esaurito la sua carica creativa per la maggior parte dei seguaci della musa Calliope. Siamo nell’ambito delle composizioni a rima libera, che permette all’autore ampia possibilità di prestare maggiore attenzione alla singola parola, che viene fatta oggetto di riflessione profonda, per rendere nel migliore dei modi il messaggio che si vuole trasmettere.
Posso testimoniare l’impegno profuso da Antonio per la ricerca del vocabolo più rispondente al pensiero. L’ispirazione, mi ha egli confessato in uno dei numerosi colloqui intrattenuti, gli sorge improvvisa, quasi un raggio di sole che penetra le nuvole. Segue un lavorio di ricerca che si ferma solo quando viene raggiunta la perfetta corrispondenza tra pensiero e scrittura. Questo della limatura è stato l’impegno più precipuo sulle orme di Orazio, che scrisse del “limae labor et mora” (Ars poet., 291). La collocazione più idonea della parola trovata concorre a creare all’interno del verso l’eufonia della poesia, che si caratterizza come armonia e mira a trasmettere una sensazione di godimento estetico e benessere generale.
Nel testo è stata curata la punteggiatura. Se però stiamo attenti al ritmo, affiora l’idea che in certo qual modo essa punteggiatura non sia indispensabile in senso assoluto. Sarebbe sufficiente una lettura o ancor di più una rilettura delle composizioni per rendersene conto. L’intonazione della voce dà il senso alla loro interpretazione autentica. Antonio non fa ragionamenti, si esprime per immagini, che bisogna sforzarsi di capire, entrando dentro, nel significato di “intuire”, “intus-ire”, per cogliere il significato vero e autentico del componimento. Antonio privilegia l’essenziale e nulla concede se non allo stretto necessario. Il verso generalmente è conciso, composto da proposizioni semplici. Non disdegna, quando è richiesto, anche la creazione di un periodare più complesso.
Sappiamo essere la poesia un riflesso della mente, che alterna intuizioni elementari e pensieri multiformi. Se posso, vorrei aggiungere un ultimo concetto. Leggendo le numerose poesie dell’amico Antonio, si nota che detta complessità ha comportato un cambiamento continuo del suo modo di scrivere. Nel corso del tempo la sua espressività ha subito delle trasformazioni, che a guardarle dall’interno si chiariscono come conseguimento di un pensiero maturo, che tende a comunicare una visione positiva della vita, la quale meriterebbe a suo giudizio di essere vissuta in pienezza e in armonia con se stesso, con gli altri e anche col creato, sulla scia dell’insegnamento di papa Francesco.