L'INTERVENTO. Il Museo del Mediterraneo di Reggio e il suo futuro

L'INTERVENTO. Il Museo del Mediterraneo di Reggio e il suo futuro

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La costruzione del futuro Museo del Mediterraneo di Reggio Calabria è stata finalmente garantita attraverso i fondi del PNRR. Ciò che manca urgentemente adesso è un piano museologico e gestionale secondo elevati criteri culturali e scientifici che possa garantire la sostenibilità economica, culturale e ambientale dell’istituzione. Allo stato attuale, tuttavia, l’impressione è che l’amministrazione comunale, detentrice del progetto, si stia muovendo senza obiettivi definiti, né con una visione di lungo termine, anche a causa della carenza in organico di competenze specifiche riguardanti la museologia e la gestione del patrimonio culturale. È fondamentale invece individuare sin da subito la missione del museo, ovvero ciò che ne costituisce l’anima, per far sì che esso sia un laboratorio scientifico-culturale vissuto e condiviso, e non l’ennesima cattedrale nel deserto.

Infatti, la progettazione culturale deve sempre precedere, o quantomeno andare di pari passo con quella architettonica, essendo quest’ultima soggetta a modifiche in base a necessità relative alla gestione delle collezioni, dei depositi e alla pianificazione di un percorso museologico che segua un filo conduttore socio-culturale innovativo e d’avanguardia. Per far ciò, secondo il modello ideato e pubblicato dal professor Maurizio Quagliuolo, messo in pratica sin dal Giubileo del 2000 attraendo oltretutto finanziamenti per diversi milioni di euro, è necessario provvedere a individuare con tempestività un comitato tecnico-scientifico di esperti sul Mediterraneo in diversi campi epistemologici che, con spirito critico e indipendenza politica, possa accompagnare la progettazione del museo. Inoltre, è essenziale istituire un comitato per la progettazione partecipata che includa attivamente le istanze dei cittadini attraverso l’uso dell’architettura open source, oltre a un comitato politico-istituzionale.

Un museo non è semplicemente un’architettura da riempire ma esso rappresenta una mediazione sociale che attraverso la cultura e la scienza deve darsi una forma materica, in modo compatibile e sostenibile con l’ambiente in cui si colloca. Infatti, il patrimonio culturale costituisce il fulcro fondamentale per un’attiva educazione civica e sociale del pubblico che vi si interfaccia.

Il Mediterraneo oggi rappresenta un concetto che non si è mai definito nello spazio e nel tempo e la sua dimensione è quella di uno spazio antropologico, naturale e culturale, più che geografico o geopolitico. La speranza è che la tolleranza e il dialogo possano espandersi globalmente al posto di guerre e conflitti attraverso la cultura e la scienza, una missione condivisa dall’ONU e dall’UNESCO. Il Museo del Mediterraneo è un progetto che riguarda non solo il rilancio della città metropolitana di Reggio Calabria ma anche dell’area metropolitana dello Stretto a livello internazionale. Questi territori sono infatti ricchi di storia e di testimonianze archeologiche ma difettano di centri di cultura contemporanei e innovativi. Dunque, la speranza dell’autore è che la concretizzazione del progetto secondo elevati criteri museologici e scientifici possa proiettare Reggio Calabria e il suo futuro Museo del Mediterraneo a livello internazionale quale centro scientifico-culturale di primo piano e grande attrattore turistico, nonché laboratorio sociale per Reggio, la Calabria, lo Stretto e il Meridione d’Italia.

*Storico dell’arte museologo dal background internazionale, formatosi presso lo University College London (UCL) e La Sapienza di Roma. Laureatosi col massimo dei voti e un percorso d’eccellenza per meriti accademici, ha discusso una tesi sperimentale in Comunicazione Museale, Tecnologia e Management del Patrimonio Culturale sul futuro Museo del Mediterraneo di Reggio Calabria, sotto la supervisione del professor Maurizio Qaugliuolo, segretario generale di HERITY International e della funzionaria storica dell’arte e direttrice della Galleria Spada, Adriana Capriotti. L’autore ha inoltre partecipato al percorso di Museologia Sperimentale Museo Futuro ideato dal Museo Madre di Napoli e curato da Jeffrey Schnapp, pioniere delle digital humanities e fondatore dello Stanford Humanities Lab e del metaLAB (at) Harvard.